Aria di crisi per la geo- politica europea

, di Franco Praussello

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Aria di crisi per la geo- politica europea

Nei giorni scorsi due notizie provenienti della Gran Bretagna e dalla Finlandia hanno sottolineato le difficoltà in cui si dibattono i paesi europei, dove spira un’aria di crisi che rischia di rimettere in discussione il quadro dell’intera situazione geo-politica dell’Europa.

Da una parte il trionfo registrato in Scozia dallo Scottish National Party, con la conquista della maggioranza nel Parlamento scozzese e un prossimo referendum sull’indipendenza; dall’altra la minaccia dei “Veri finlandesi”, ormai diventati il terzo partito della Finlandia, di non accettare la proposta del piano di salvataggio europeo a favore del Portogallo, travolto dal disastro del debito sovrano.

Per chi è in grado di rivolgere lo sguardo agli avvenimenti nel medio-lungo periodo si tratta di due tessere di un mosaico più vasto, in cui si inseriscono non solo l’influenza crescente delle forze populiste in Belgio, Paesi Bassi, Austria, Repubblica ceca e Ungheria, ma anche fenomeni maturati nel Sud dell’Europa. Questo con il favore da cui è circondata Marine Le Pen, la candidata di estrema destra alle prossime elezioni presidenziali in Francia, o la sempiterna querelle che in casa nostra caratterizza le posizioni della Lega e in generale del nostro governo euroscettico nei confronti dell’Unione europea.

… Dove sono gli uomini politici dell’Europa del XXI secolo in grado di far fronte a questi pericoli e di rilanciare il progetto europeo?...

La prima potrebbe portare al ballottaggio i candidati più accreditati alle elezioni dell’anno prossimo, Sarkozy per la destra e, probabilmente, Strauss-Kahn per il partito socialista e, se eletta, minaccia di uscire dalla zona euro, provocando il crollo dell’unione monetaria. La seconda rischia di rendere sempre più difficile la convivenza dell’Italia con gli altri partner europei; al punto che si sta facendo strada l’ipotesi che qualcuno, basandosi sulle norme cogenti del trattato di Lisbona in materia di libertà civili, presto o tardi possa chiedere l’espulsione dell’Italia dalla UE. Sullo sfondo di questo quadro troviamo la tragedia della Jugoslavia, in cui il virus del nazionalismo ha portato anni fa alla guerra civile e alla distruzione della federazione.

Quello a cui stiamo assistendo è un moltiplicarsi dei segni di cedimento della più alta realizzazione che la storia d’Europa è stata in grado di esprimere da sessant’anni a questa parte: la creazione con la costruzione europea di un grande spazio comune di democrazia, di liberta, di prosperità e di pace, che avrebbe dovuto relegare nei vecchi libri di storia le chiusure, le tensioni e le guerre fra paesi europei.

Il micro-nazionalismo e l’euroscetticismo stanno oggi attaccando alle sue radici questa costruzione, mirando in maniera diretta o indiretta alla nascita di stati regionali su base etnica, la cui legittimità è del tutto inventata o, nella

… micron- nazionalismo ed euroscetticismo stanno attaccando alle sue radici la costruzione europea …

migliore delle ipotesi, da dimostrare. I suoi propugnatori si comportano come apprendisti stregoni, che sperano di poter ottenere, con la secessione, più autonomia e più ricchezza, ma non si rendono conto che i loro micro-stati verranno travolti dal maelstrom della globalizzazione, rispetto alla quale il loro potere contrattuale sarebbe prossimo allo zero. Nel frattempo l’Unione non vede il pericolo e continua a funzionare a basso regime, senza slanci ed entusiasmo per un progetto d’assieme. I meccanismi dell’Unione hanno prodotto degli avanzamenti: ad esempio il cosiddetto “semestre europeo”, in cui le scelte di bilancio dei paesi membri dovrebbero essere coordinate in anticipo, prima che le singole leggi finanziare nazionali vengano approvate. Ma i governi non si rendono conto che, muovendosi con la politica dei piccoli passi, anche l’unione monetaria con l’euro corre il rischio di saltare per aria.

Dove sono gli uomini politici dell’Europa del XXI secolo in grado di far fronte a questi pericoli e di rilanciare il progetto europeo?

L’articolo è comparso sul giornale «Il secolo XIX»

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