Berlushenko

, di Stefano Rossi

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Berlushenko

Dopo gli incontri con Putin e Gheddafi, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si reca in visita nella Bielorussia di Lukashenko, ultimo dittatore dell’Europa.

La situazione della Bielorussia in Europa è sempre stata delicata: ex repubblica sovietica smaccatamente filorussa, che ha fatto guadagnare al paese l’appellativo di “avamposto di tirannia” (Condoleeza Rice, 2005), incarna l’autarchia del nuovo millennio. Forte di una posizione strategica per la presenza dei gasdotti che collegano la Russia all’Europa, ha svolto dopo la caduta del muro un ruolo preponderante nello scenario geopolitico dell’Europa orientale.

Alexander Lukashenko, ininterrottamente al governo dal 1994, ha coniugato una politica estera imprevedibile e spregiudicata con un controllo capillare dell’opinione pubblica e una repressione severa dell’opposizione politica. Attualmente la libertà di stampa è sostanzialmente sospesa, così come quella di riunione e associazione.

Tutte le elezioni degli ultimi anni hanno avuto esiti plebiscitari, con picchi del 90%: la regolarità di queste percentuali è stata più volte messa in discussione da da organismi internazionali e associazioni umanitarie. L’OCSE ha ritenuto le elezioni del 2006 non conformi agli standard democratici, così come il Parlamento europeo si era detto favorevole ad adottare sanzioni contro il regime di Lukashenko, a seguito del referendum del 2004, che ne permetteva la terza rielezione, e delle successive consultazioni politiche del 2006. Con gli oppositori politici in prigione, le manifestazioni vietate e il clima di paura instillato dalle istituzioni, che hanno peraltro agito attivamente durante il voto per garantire la vittoria a Lukashenko, pare difficile fugare i dubbi sulla legittimità del risultato.

Non si deve poi dimenticare che il rispetto dei diritti umani è in Bielorussia ancora fortemente osteggiato. Si tratta infatti dell’unico paese europeo che non aderisce al Consiglio d’Europa (e dunque alla Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo) e nel quale è ancora prevista ed eseguita la pena di morte.

Molte sono state le campagne di associazioni e organizzazioni internazionali per fermare la dittatura di Lukashenko. Tra le tante, la JEF (Young European Federalists) con la Belarus Action, sin dal 2007, ha protestato contro la repressione della libertà di espressione e di libero accesso all’informazione in Bielorussia simbolicamente imbavagliando le statue più celebri di oltre 100 città europee.

Il Presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, il 30 novembre si è recato in visita a Minsk, per un incontro bilaterale con Lukashenko. Viene da chiedersi che cosa ci faccia in visita ufficiale in Bielorussia un Primo ministro europeo, dopo 15 anni di isolamento diplomatico, a ben vedere più che giustificato. Il semplice fatto di condividere l’affettuoso soprannome assegnato loro dai rispettivi sostenitori (“papi” per Silvio, “bat’ka”, padre per Alexander) non sembra avere un peso tale da giustificare questo comportamento. Né possiamo ammettere che Berlusconi stia visitando le capitali dei regimi meno democratici del circondario (i rapporti amichevoli con Putin e Gheddafi sono noti) per ammirarne lo stile architettonico.

Ma anche a voler condividere la realpolitik italiana impersonata dall’attuale governo, che non si è fatta scrupoli a contrattare con la Libia sulla vita dei migranti, o a parlare con Putin mentre i giornalisti in Russia vengono uccisi per la libertà di informazione, Berlusconi avrebbe potuto almeno evitare certe battute.

Quello che resta dallo scambio di convenevoli e informazioni segrete del KGB, è una politica europea che paga la sua frammentazione, a poche ore dall’entrata in carica del primo Alto Rappresentante, previsto dal Trattato di Lisbona. Il suo ruolo sarà decisivo per evitare che simili scempii si ripetano; la politica estera europea come l’abbiamo vista e vissuta fino ad oggi potrebbe (finalmente) segnare una svolta. L’auspicio è che Catherine Ashton sappia destreggiarsi con autorità tra le resistenze degli Stati e garantire all’Europa un peso politico adatto ad affrontare le sfide del futuro senza cadere in episodi imbarazzanti ed ingiusti come quello a cui abbiamo assistito.

Immagine: Belarus action 2008, organizzata dalla JEF Europe. Fonte: Flickr

PR GFE Bielorussia
La Press Release della GFE sulla visita di Berlusconi in Bielorussia
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Tuoi commenti
  • su 2 dicembre 2009 a 12:21, di Fabien Cazenave In risposta a: Berlushenko

    Fratello d’Italia, I’m agrea with you, it’s a shame for our European Union !

  • su 2 dicembre 2009 a 14:35, di Benoît C. In risposta a: Berlushenko

    Anch’io sono d’accordo con Fabien. L’Europa ha davvero fretta di finire con i buffoni dell’Europa che sono Berlusconi e Sarkozy. Speriamo che Ashton e Van Rompuy possano alzare il livello della politica estera europea.

  • su 2 dicembre 2009 a 17:40, di erik In risposta a: Berlushenko

    Sicuramente Berlusconi ha avuto gioco facile nell’agire in un momento in cui il ruolo della Ashton è ancora piuttosto teorico e i toni della visita ben rispecchiano la sua nota cialtroneria. D’altro canto si deve ricordare che questa missione ben si allinea con la politica filorussa (in campo anche energetico) che il suo governo ha sempre sostenuto, in sostanza il tenore di questo evento non mi stupisce affatto e non mi pare troppo differente dall’imbarazzante silenzio dei leader europei sulla repressione della stampa in Russia e il genocidio in atto in Cecenia. Avrei visto ben diversamente una visita in Bielorussia della Ashton stessa: creare un primo vincolo tra le istituzioni europee e questo paese potrebbe metterci in mano qualche strumento di pressione perché finché dura l’isolamento attuale, Lukashenko dovrà dipendere solo dalla Russia di Putin&Medvedev ai quali l’attuale autocrazia bielorussa fa molto comodo.

  • su 7 dicembre 2009 a 13:00, di Filippo In risposta a: Berlushenko

    Che interesse aveva Berlusconi ha visitare il dittatore bielorusso? I contratti? No, non credo proprio. Molto probabilemnte deve trattarsi di un favore che l’amico Putin ha chiesto a SB («c’ho l’amico a Minsk solo ed annoiato. Per favore vammelo a visitare e cerca di sdoganarmelo, in cambio di daró un pó del mio gas»). Berlusconi è passato per Minsk per ottenere e garantire concessioni sul gas russo. Politica pragmatica. Cosí pragmatica da passare sui cadaveri dei dissidenti come se nulla fosse. Non è questo quello che pretendo ná dal mio governo né da un qualsiasi governo europeo.

    L’obiettivo del governo italiano puo`essere condivisibile (gas russo)ma non la maniera (diritti umani come optional). Tessere gli elogi di personaggi cosí, rompere con la politica europea. No, non ci siamo proprio. Io condivido la linea della Bonino.

    @Erik: inutile farsi false speranze, siamo sinceri la Ashton vale come il due di picche, appunto per quello l’hanno piazzata lí. Nel corso del suo mandato forse dirá cose carine e giuste, ma insomma la cose non cambieranno molto dall’epoca Solana. Insomma spenderá qualche parolina giusta e buona per diritti umani ma la politica estera europea non avrà luogo. E mettere un inglese, oltretutto sconosciuto e senza carisma, né era la condizione sine qua non.

  • su 14 dicembre 2009 a 11:21, di Stefano (l’autore) In risposta a: Berlushenko

    Credo anch’io che le ragioni che hanno spinto Berlusconi a Minsk siano quelle che hai esposto. Ma siamo sicuri che la strada del servilismo verso Mosca porterà a buoni risultati? Anche se non ci fosse in mezzo il discorso dei diritti umani (che, ben inteso, per me è fondamentale sul punto) la politica estera italiana resterebbe semplicemente inefficace. Crediamo davvero che la Russia voglia e possa garantirci più gas? E se così fosse, a scapito del resto dell’Europa? L’unica politica seria ed efficace di approvvigionamenti energetici da paesi terzi è quella europea. Finché non decollerà, scordiamoci i diritti umani.

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