Il Federalismo Iberico

, di Jacopo Barbati

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Il Federalismo Iberico

Non è una idea mia o di una persona qualunque, ma nientemeno di José de Sousa Saramago, scrittore portoghese vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 1998.

«Non sono un profeta, ma il Portogallo finirà per integrarsi con la Spagna». È questo il titolo dell’intervista che Saramago ha rilasciato il 15 luglio 2007 al giornale «Diário de Noticias», durante uno dei suoi ritorni in Portogallo nel periodo di «esilio» nell’isola spagnola di Lanzarote. E chi meglio di lui, portoghese in Spagna, può immaginare un futuro unitario per i due Paesi?

Il passo sarebbe breve

Saramago dipinge, sollecitato dalle domande del giornalista, un’integrazione tra Spagna e Portogallo semplicissima (a parole): fa notare che la Spagna è già una federazione, composta da «comunità autonome»: la Catalogna, la Galizia, i Paesi Baschi, l’Andalusia, l’Estremadura, la Murcia, le Baleari, la Comunità Valenziana, l’Aragona, la Navarra, la Castiglia e León, la Castiglia e la Mancia, la Rioja, la

... un passo breve da Spagna e Portogallo ...

Cantabria, le Asturie, le Canarie, Madrid; che hanno un proprio Parlamento, una propria bandiera, una propria lingua, e le proprie tradizioni. Il Portogallo diventerebbe quindi la 18esima comunità autonoma, preservando la propria lingua e cultura, mantenendo il proprio Parlamento, ma pagando tasse e mandando delegati a un Governo Centrale di una nuova nazione che non si chiamerebbe più Spagna (per non offendere l’orgoglio lusitano), bensì «Iberia». I dieci milioni di portoghesi avrebbero tutto da guadagnarci e nulla da perdere: l’identità sarebbe salva, e il Paese più forte.

E gli indipendentisti? E i nazionalisti?

Che già esistono in Spagna, chiaro il riferimento. Saramago ritiene che gli unici, in Spagna, a pensare all’indipendenza, siano i Baschi, piuttosto che i Catalani. E non vede nei primi una grossa minaccia. D’altronde, a solo due anni di distanza da queste dichiarazioni, alcuni sondaggi rivelano che il 40% dei portoghesi e il 30% degli spagnoli sarebbero favorevoli alla soluzione immaginata dal «profeta» Saramago. E, considerando che questi numeri sono in aumento, si può perlomeno dire che l’argomento ha fatto presa sull’opinione pubblica iberica. Non dimenticandosi,

... a Iberia Unita ...

poi, che le elezioni politiche spagnole del marzo 2008 hanno visto il declino dei partiti indipendentisti e nazionalisti. Come dire, in Spagna (o, perché no?, in Iberia), sono soddisfatti del modello federalista. Inutile dire che sarebbe auspicabile che questo entusiasmo si trasmettesse in tutta Europa. Considerando anche che la Spagna è stata tra le nazioni europee che ha conosciuto il maggior sviluppo, negli ultimi anni. Ecco perché Saramago ha visto nella Spagna la possibilità di sviluppo del Portogallo. Ed egli non è mica un opinionista qualunque.

Fonte dell’immagine: World Wide Web

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  • su 18 settembre 2009 a 14:51, di Chiara In risposta a: federalismo o nazionalismo?

    Il confine tra federalismo regionale e nuovi micronazionalismi è veramente labile. Basta leggere il commento di Quatremer (http://bruxelles.blogs.liberation.fr/coulisses/2009/09/le-socialisme-ib%C3%A9rique-soluble-dans-le-nationalisme.html) sul voto dei socialisti spagnoli e portoghesi per il presidente (popolare) Barroso per capire che in Europa è ancora più forte il sentimento nazionale esclusivo che un sentimento europeo inclusivo, sia della propria appartenenza all’Unione che al proprio Stato o regione. Il nazionalismo portato in sede europea è quanto di più aberrante per la costruzione comunitaria ed è ancora vivo e vegeto dopo oltre 50 anni di integrazione. Le vicende iberiche (e ringrazio Jacopo per avercele fatte scoprire), così come la situazione belga o irlandese avranno un punto di arrivo pacifico, condiviso, inclusivo e collaborativo solo se inseriti nel quadro di una Federazione Europea. In caso contrario continueranno ad essere declinazioni di un unico istinto primordiale chiamato nazionalismo.

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