Sette anni d’Europa

, di Claudia Muttin

Sette anni d'Europa

L’anno dei due Papi, l’anno del Napolitano bis. Sono le 19.30 e a Roma si sta concludendo una lunga avventura parlamentare. Si chiude così una tre-giornate che per molti ha avuto del surreale, in cui l’incalzare delle notizie ha travolto attori e spettatori: un partito pesantemente sotto choc, un Movimento che sembra avere una confusa concezione della democrazia, più di mille parlamentari che, alla resa dei conti, poco sono riusciti a dare l’impressione di rappresentare quanto di meglio può esserci in questo Paese e molto sono riusciti a sembrarci inadeguati ad affrontare una crisi che non è solo italiana, ma anche europea e globale.

Con settecentotrentotto voti Giorgio Napolitano è stato eletto per la seconda volta Presidente della Repubblica. Le speranze di chi vede la politica italiana sfaldarsi di fronte all’incapacità di dare ai propri elettori risposte sensate, reali ed efficaci torneranno a rivolgersi a lui. Le speranze di chi guarda con un occhio al caos che sembra aver travolto Roma e con un occhio al resto d’Europa torneranno a rivolgersi a lui.

Speriamo che Giorgio Napolitano non si dimentichi che la crisi della politica italiana ha radici profonde certo, ma che ad amplificarla è ogni illusione di poter isolare il futuro della penisola (e ogni operato delle sue istituzioni) dalle sorti del resto del Continente. Speriamo non si dimentichi che questioni di dimensione europea (che legano tutti noi, intrecciandoci in un’unica comunità di destino) vanno affrontate con risposte di dimensione europea. Che non si dimentichi quanto la priorità di costruire un’Europa politica e democratica sia fondamentale e vada in ogni occasione promossa tra tutti i cittadini e ricordata ai loro rappresentanti.

Il Napolitano che conosciamo forse non se lo dimenticherà. Negli ultimi sette anni non ha solo ricoperto la massima carica dello Stato con integrità e intelligenza, è anche stato uno degli uomini più impegnati nella promozione del progetto contenuto nel Manifesto di Ventotene (proprio a partire da quella sua prima e simbolica tappa sull’Isola, all’inizio del suo primo mandato). Ha in più occasioni ribadito la necessità di procedere senza tentennamenti sulla strada dell’integrazione politica europea, della costruzione degli Stati Uniti d’Europa. Per citare solo una delle sue molte dichiarazioni pubbliche sul tema«Nessuno Stato può salvarsi da solo: chiusure egoistiche e concezioni anguste degli interessi nazionali sono semplicemente fuorvianti e destinate a fallire», ha dichiarato, proseguendo poi ricordando che «Uniti, i Paesi e i popoli europei possono affrontare e scongiurare il rischio dell’irrilevanza e della regressione per l’Europa. Uniti, possiamo promuovere uno sviluppo equo e sostenibile non facendo venir meno il peculiare apporto dell’Europa a una nuova fase dell’evoluzione mondiale» [1].

Tutti guardano al futuro immediato, come se lo sfascio degli ultimi tre giorni si potesse guarire con un cerotto e una nuova legge elettorale. Tutto cambi affinché nulla cambi? Sarà governo politico Letta-Alfano? Governo di larghe intese? Governo Amato? I punti dei dieci Saggi detteranno l’agenda?

E mentre questa sera Roma sembra immersa in un clima che alcuni definiscono «assurdo», il nome di Giorgio Napolitano e la sua eco, che sta raggiungendo Berlino e Bruxelles, fanno tornare a molti la voglia di avere per una volta al timone uno statista di quelli che sanno guardare alle prossime generazioni. La voglia di essere realisti ed esigere l’impossibile. Esigere che l’impegno di Napolitano, la sua caratura politica, preparazione intellettuale e storia personale lo rendono l’uomo politico che avrà la forza per dare il colpo d’ali che serve alla storia europea e a quella italiana. La forza di raccontare ai propri cittadini un sogno vero - quello di Spinelli -, di rispolverare nelle coscienze dei propri politici l’impegno per la costruzione di istituzioni democratiche sovranazionali (e l’art. 11 della nostra Costituzione), di spronare gli europei (tutti, leader compresi) ad agire con intelligenze e senza arroccarsi in ragionamenti miopi. È il primo Presidente nella storia della Repubblica ad essere eletto dai propri cittadini per un secondo mandato, potrebbe essere quello che creerà con loro e per loro gli Stati Uniti d’Europa.

Fonte immagine Commons.wikimedia

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