Caos post-elettorale in Montenegro

, di Jacopo Barbati

Caos post-elettorale in Montenegro

La vittoria, di misura, proclamata in favore del Presidente uscente Filip Vujanović mette in seria difficoltà il Primo Ministro Milo Đukanović, che si trova a dover gestire le reazioni dei suoi alleati di Governo.

Incostituzionale

L’attuale Governo del Montenegro è retto da una ampia e traballante coalizione tra il partito di Đukanović – il Partito Democratico dei Socialisti del Montenegro (Demokratska Partija Socijalista Crne Gore, DPS) –, il Partito Socialdemocratico del Montenegro (Socijaldemokratska Partija Crne Gore, SDP), l’Iniziativa Civica Croata (Hrvatska Građanska Inicijativa, HGI), il Partito Liberale del Montenegro (Liberalna Partija Crne Gore, LPCG) e il Partito Bosgnacco (Bošnjačka Stranka, BS). I problemi sorgono dal fatto che Ranko Krivokapić, leader del secondo principale partito di Governo, il SDP, non ha appoggiato la candidatura di Vujanović, definendola “incostituzionale”: in caso di elezione, il Presidente uscente avrebbe esercitato il suo terzo mandato consecutivo, con la Costituzione montenegrina che ne fissa un massimo di due. Grane in vista per il premier Đukanović, quindi, pressoché unico alleato di Vujanić.

Risultato contestato

E, alle presidenziali del 7 aprile 2013, è stato proprio Vujanović a vincere, seppur per un pugno di voti (51,2%) contro il suo unico sfidante, il candidato unico di tutta la (frammentata) opposizione montenegrina: l’ex diplomatico Miodrag Lekić. I sostenitori politici di Lekić hanno, domenica sera, rivendicato la vittoria per sé, richiedendo un informale riconteggio delle schede annullate, però il risultato è stato confermato dalla Commissione Elettorale nella serata del lunedì. Il risultato evidenzia che Paese, avvolto dalle spire della crisi economica, è indubbiamente spaccato e quasi equamente diviso tra il programma di Vujanić (massimo impegno per l’ingresso del Montenegro nell’UE e nella NATO) e quello di Lekić (massimo impegno nella lotta alla criminalità legalizzata e alla corruzione, identificate come prime fonti di problemi). Lo stesso Đukanović (con alle spalle un processo – a Napoli – per corruzione; processo lasciato decadere nel 2009), a questo punto, non può permettersi di difendere troppo il suo alleato: è a rischio la governabilità del Paese e non è detto che le nuove elezioni possano arridere a lui e al DPS.

Situazione già vista

Il problema vero è che questi tira e molla politici finiscano, come purtroppo di consueto, a danneggiare la popolazione montenegrina: il Fronte Democratico (Demokratski Front, DF), partito guidato da Lekić, ha già iniziato il suo boicottaggio alle istituzioni. Considerando fondati i dubbi di quest’ultimo, dato che una riforma della magistratura e un maggior impegno nella lotta contro criminalità organizzata e corruzione sono richieste anche dall’UE, la paralisi delle istituzioni difficilmente potrà risolvere i problemi reali del Paese: crescita economica modesta (la Banca Mondiale stima un +0,8% per il 2013), disoccupazione attorno al 20%, salari inadatti: una crisi politica, economica e sociale potrebbe essere dietro l’angolo. Anche per questo, il gran risultato dell’outsider Lekić non stupisce più di tanto: la coppia Vujanović-Đukanović (7 volte Premier) ha dominato la scena politica montenegrina nell’ultimo quarto di secolo. Evidentemente il popolo ha iniziato a trovare dei colpevoli.

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1. Questo articolo è stato redatto il 14 aprile 2013 2. Fonte immagine Fotopedia

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