Ce lo chiede l’Europa

, di Simone Caroli

Ce lo chiede l'Europa

Nel 1088 in Italia avvenne una piccola rivoluzione che cambiò prima l’Europa e poi il mondo intero. A Bologna alcuni giovani desiderosi di studiare il diritto (la cupida legum iuventus) fondarono la prima Università occidentale moderna. Ne nacque un’organizzazione laica e aperta, finanziata da giovani studenti per altri studenti e da subito con un’impronta internazionale: già nel XII secolo a Bologna studiavano studenti provenienti da 14 diverse “nazionalità” italiane e 17 fuori dalla penisola.

All’epoca, l’Italia non esisteva ancora e nemmeno l’Unione europea, ma noi, studenti e giovani Europei, esistevamo già. Dove ora abbiamo blog e forum su Internet, una volta vi erano i circoli universitari. Ora l’inglese, all’epoca il latino.

Non abbiamo inventato noi, quindi, il bisogno di un’Europa più unita, più democratica, più nazione: è nella nostra storia e nella nostra genetica, ma è soprattutto in un momento così delicato per la gioventù di tutta l’Unione e del resto del continente che sentiamo la necessità di ritrovare quello spirito di fratellanza che permise ai giovani del 1088 di far partire la loro piccola grande rivoluzione.

Guardiamo ai numeri: secondo l’Eurostat in Europa i giovani disoccupati sono quasi un quarto (22,8%) del totale. I NEET, giovani neither in employment, education or training, cioè né studenti, né occupati, né in tirocinio (quindi totalmente esclusi dal mercato del lavoro) sono altri sette milioni e mezzo. Queste cifre, oltre a rappresentare una macchia sul bilancio economico europeo, fanno pensare che si stia formando una lost generation, una generazione “persa” di persone che non conosceranno mai il benessere sperimentato dalla generazione precedente.

I singoli Stati, in questa preoccupante situazione, hanno reagito in maniera diversa: chi cercando di facilitare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro tramite contratti meno gravosi ed impegnativi per i datori, chi rafforzando il legame tra istruzione e aziende e chi invece proteggendo i posti di lavoro. Anche la Commissione Europea aveva detto la sua, pubblicando nel 2007 il Libro Verde “Modernizzare il diritto del lavoro per rispondere alle sfide del XXI secolo [1]”, in cui venivano suggerite agli Stati membri le linee guida della flexicurity: la politica di diritto del lavoro secondo la quale la rinuncia al cosiddetto “posto fisso” (oneroso per i datori) sarebbe stata compensata da politiche di sostegno alla disoccupazione, corsi di formazione continua e flessibilità in entrata, per consentire di passare con sicurezza da un posto di lavoro ad un altro.

Nessuno aveva previsto l’arrivo di una crisi economica delle dimensioni di quella che stiamo vivendo attualmente. Così il modello che si era rivelato vincente ad esempio in Danimarca, aveva portato, alla lunga, alla distruzione dei diritti dei giovani lavoratori nei paesi dell’Europa del Sud, tra cui il nostro.

Da dove ripartire allora?

Ci sono paesi in cui la crisi non ha toccato l’occupazione giovanile e paesi in cui il modello della flexicurity è stato solo marginalmente applicato: l’Austria e, soprattutto, la Germania.

In questi paesi i giovani studenti non sono abbandonati dalle istituzioni di fronte al mercato del lavoro, ma, anzi, è il mercato stesso che in qualche modo viene loro incontro. Il loro modello di double apprenticeship permette infatti alle imprese di dialogare con università ed istituti tecnici, affiancando all’insegnamento in aula quello sul campo, dando quindi quell’esperienza e quella conoscenza pratica che i datori del lavoro chiedono e le nostre istituzioni non danno.

Il vantaggio di questo sistema è evidente: la Germania è l’unico paese in cui, durante questi ultimi critici anni, il tasso di disoccupazione giovanile non è aumentato ed è anzi sceso sotto i livelli pre-crisi.

La Commissione Europea, non indifferente a questa problematica, ha così lanciato l’iniziativa «Opportunità per i giovani» [2] (Youth Opportunities Initiative - YOI), che promuove interventi della UE e degli Stati membri tesi a migliorare l’occupazione giovanile. Sia il Consiglio europeo [3] che il Parlamento europeo [4] hanno ribadito anche l’importanza cruciale e l’urgenza di iniziative tese a dare garanzie ai giovani, soprattutto attraverso la riqualificazione di tirocini. La Commissione inoltre ha recentemente adottato il pacchetto “Ripensare l’istruzione [5], consigliando agli Stati membri di mettere da parte i programmi di flexicurity ed investire sulla qualità della formazione dei giovani per portare in ogni paese il modello vincente tedesco.

Sono passati due anni dalla presentazione della Youth Opportunities Initiative ed oggi più che mai il bisogno che questa iniziativa europea arrivi anche da noi è davvero sentito. Sentiamo anche il bisogno di essere più rappresentati, più ascoltati, più «concittadini dei nostri funzionari europei», sentiamo il bisogno di essere una federazione.

«Ce lo chiede l’Europa»

Una frase che alcuni politici hanno usato per giustificare misure impopolari e di dubbia efficacia, oggi va pronunciata da noi a loro, noi che siamo Europa da prima che l’Europa e l’Italia stessa nascessero.

Quasi mille anni fa, per un giovane studente europeo, il massimo privilegio a cui poter aspirare era studiare in un’università italiana. Ora che lo studio all’estero è alla portata di molti, vogliamo che si vada oltre, vogliamo che l’istruzione più qualificante sia alla portata di tutti. Vogliamo un’Europa in cui realizzarsi fin da giovani, avere un lavoro che dia dignità e non preoccupazioni, vogliamo che trovare il proprio posto ed il proprio equilibrio non sia un privilegio di chi se lo può permettere, ma la condizione naturale di ogni cittadino degli Stati Uniti d’Europa.

Fonte immagine Flickr

Note

[1Il documento è consultabile integralmente all’indirizzo http://eurlex.europa.eu/LexUriServ/site/it/com/2006/com2006_0708it01.pdf, url consultato il 20.01.2013

[2Comunicazione COM(2011) 933 del 20 dicembre 2011.

[3Conclusioni del Consiglio europeo, EUCO76/12 del 29 giugno 2012 ed EUCO 156/12 del 19 ottobre 2012.

[4Risoluzione del Parlamento europeo sull’iniziativa “Opportunità per i giovani” (2012/2617(RSP)) del 24 maggio 2012.

[5COM(2012) 669 del 20 novembre 2012. Anche le conclusioni del Consiglio sulla cooperazione europea in materia di istruzione e formazione (‘ET 2020’) (2009/C119/02 del 28 maggio 2009) e la strategia della UE per la gioventù (COM(2009) 200 del 27 aprile 2009) prevedono sforzi europei concertati nell’istruzione, nella formazione e nell’occupazione giovanile.

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