Confronti con Tremonti

, di Massimo Contri

Confronti con Tremonti

Ieri sera ho avuto una visione. Non ci credete? Tornato da Milano alla mia amata Verona, sistemo un po’ le mie cose, accendo la televisione per farmi compagnia fintanto che svuoto la valigia e mi preparo per andare a dormire. Su Rai 2 c’è una puntata di Confronti, ospite Tremonti. Sulle prime non ci faccio molto caso, ormai è pieno di dibattiti politici in TV che danno molto poco valore aggiunto alle nostre opinioni, tuttavia lascio la TV su quel canale e ascolto distrattamente l’intervista al nostro ex Ministro dell’Economia.

“Il mondo è cambiato. Le sfide economiche ed i problemi da affrontare non sono più gli stessi ed i governi degli stati europei sono sempre più deboli per poterli affrontare. Una volta il vento della politica passava periodicamente da destra a sinistra e viceversa, oggi va in una sola direzione, contro il governo in carica. Questo perchè i governi sono deboli e non hanno gli strumenti per affrontare le sfide che hanno davanti”.

I governi europei sono di fronte ad un bivio: scegliere la strada di accentrare i poteri e raccogliere il consenso tramite promesse populistiche, oppure scegliere la via nuova di un governo all’altezza dei compiti che gli spettano, la via di un governo democratico europeo

La cosa si fa interessante. Beppe Grillo aveva sì sollevato il problema della politica, ma mi pareva che Tremonti ne stesse analizzando lucidamente le cause. E’ una visione, dico tra me e me. Tremonti non era colui che ce l’aveva con l’Euro e voleva tornare alla lira, che se l’era presa tanto con “Forcolandia” e che girava a stretto braccio con Bossi? Sì è proprio lui, però dobbiamo sempre giudicare gli uomini politici da dove vanno e non da dove vengono, quindi mi fermo un po’ ad ascoltare.

“A queste sfide nuove dobbiamo dare soluzioni nuove, dobbiamo creare un governo forte. In Germania ad esempio hanno risposto allargando la base di governo e creando una forte coalizione, in Francia hanno creato un Presidente molto potente in grado di fare scelte veloci e coraggiose. In Italia invece rispondiamo creando governi sempre più deboli, maggioranza risicate e coalizioni instabili”. Boom! Esco dalla mia visione.

E’ vero che Francia e Germania hanno tentato di formare governi più forti ma credo che questo sia un’ulteriore causa della loro debolezza. Di fronte alle sfide che abbiamo davanti, la competizione economica che mette a repentaglio il nostro modello sociale, il problema ambientale, il terrorismo internazionale, i governi europei sono di fronte ad un bivio: scegliere la strada di accentrare i poteri e raccogliere il consenso tramite promesse populistiche, cosa che mi pare abbia cominciato a delinearsi in Francia, oppure scegliere la via nuova di un governo all’altezza dei compiti che gli spettano, la via di un governo democratico europeo.

Si pensa che i problemi dell’Italia dipendano solo da essa, che essi vadano risolti prima di occuparsi delle faccende europee. Questo non è affatto vero

Gli stessi Stati Uniti hanno subito questo processo e da federazione decentrata hanno sempre più concentrato i poteri nelle mani del Presidente per poter essere efficaci e rispondere al ruolo di perno dell’equilibrio mondiale. Ogni qual volta le sfide da affrontare sono più grandi del livello politico con il quale vengono affrontate si pone la scelta tra promesse che generano consenso ma che non potranno mai essere mantenute e scelte coraggiose che rischiano di essere capite poco all’inizio ma che delineano un nuovo corso nella storia di un popolo.

Caro Tremonti, mi pare che anche Lei, come è successo a Beppe Grillo, sia inciampato ancora una volta sul gradino della politica nazionale. C’è un pensiero che ho notato essere radicato fortissimamente nelle persone: si pensa che i problemi dell’Italia dipendano solo da essa, che essi vadano risolti prima di occuparsi delle faccende europee. Questo non è affatto vero. I problemi che in Italia sono tragici, sono gli stessi che stanno vivendo in maniera più o meno accentuata anche gli altri stati europei, e non hanno una soluzione che può nascere dall’interno degli stati. Occuparci di fare l’Europa è oggi il miglior modo per occuparci dell’Italia.

Fonte immagine: Flickr

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Tuoi commenti
  • su 10 ottobre 2007 a 13:01, di Benoît In risposta a: Confronti con Tremonti

    Ciao Massimo, ti volevo dire che la tua visione sulla Francia è esatta. Abbiamo voluto accentrare i poteri per poter decidere tranquillamente, ma questa scelta si rivela, secondo me, una scelta sbagliata. Infatti, durante la campagna presidenziale, il populismo è andato avanti senza nessuna vergogna. Oggi, quello che ne ha fatto uso di più è eletto e nella politica nazionale vediamo già le limiti. Certo, Sarkozy ha voluto aprire il governo del suo Premier Ministre, ma oggi, sentiamo le tensioni nel governo Fillon. I ministri della cosiddetta «aperura» si fanno sentire contro i progetti avviati da Sarkozy. Questo è l’unico contropotere che abbiamo in Francia davvanti alla debolezza del Parlamento francese. Ma invece di sostenere queste voci dissidenti, la sinistra chiede a questi ministri di dimettersi. Quindi la sinistra già indebolita dal processo di apertura vorrebbe che la destra prendesse ancora più poteri che ne ha già. Significa che la forza di opposizione francese è ridotta a niente. Non so come la maggioranza degli Italiani ha vissuto i cinque anni di Berlusconi con i suoi eccessi mediatici ed il suo populismo, ma qui, in Francia, so che i Francesi ne hanno abbastanza della presenza del Presidente nei mediae. Ciò che appareva solo come un modo di rubare gli elettori dell’estrema destra francese, è purtroppo una politica voluta. Prendere il DNA dei candidati all’imigrazione in Francia nel quadro del raggruppamento famigliale deciso dal nuovo Ministero dell’imigrazione e dell’identità nazionale fa un rumore terribile in Francia. A questo soggetto, la Segreteria di stato alla politica delle Città, Fadela Amara, si è posta contro il progetto del Governo qualificandolo di istrumentalizzazione dell’imigrazione trattata come una politica di quota e non come una politica umana, un’istrumentalizzazione schifosa. Un ministro di apertura può rimanere ministro criticando direttamente la politica del suo governo? lei potrebbe lasciare il suo posto alla prossima onda populista del ministro dell’identità nazionale Brice Hortefeux. Allora, la forza del Presidente francese potrebbe essere negativa se usa dei suoi poteri senza prendere in conto l’apertura del suo proprio governo. L’unico candidato della campagna che poteva usare correttamente dell’apertura è secondo me il centrista Bayrou. E non vi parlo della politica internazionale di Sarkozy che è secondo me una serie di sbagli, cominciando con il trattato europeo rinegoziato verso il minimo, continuando con l’atlantismo visibilissimo e finendo con l’amicizia con Putin... FORZA EUROPA !! I poteri nazionali non sono più in grado di mandare le cose avanti.

  • su 10 ottobre 2007 a 18:14, di Matteo, «pensatore di traverso» In risposta a: Confronti con Tremonti

    Caro Benoit, condivido solo in parte la tua analisi. Sono d’accordo che Bayrou avrebbe potuto gestire meglio la politica di apertura a sinistra e condivido il fatto che le scelte di Sarkozy sono perlopiù dettate dalla sua ambizione personale che da una convinzione profonda. Tuttavia apprezzo che in questi mesi la Francia si sia messa in moto. Si potrà anche criticare Sarkozy sulla politica interna, ma tra lui e Berlusconi c’é un abisso in politica estera. Non solo perché Francia e Italia hanno un peso specifico diverso (Berlusconi era irrilevante perché non si può fare le nozze con i fichi secchi...é l’Italia che conta poco!), ma anche perché Berlusconi non faceva mai corrispondere le parole ai fatti. Scrivo da Bruxelles dopo che «il ciclone Sarkozy» si é fatto sentire e ha avuto effetti anche positivi. L’Euro non é davvero troppo forte? La BCE non è politicamente irresponsabile? L’Europa mediterranea non è veramente sotto-rappresentata? L’adesione turca sarebbe accettata facilmente dai 27 paesi? Il pragmatismo non è davvero la via maestra per cambiare lo cose? Sarkò sarà duro e dice cose che non si vogliono sentire, ma su certi temi bisogna fermarsi a pensare...altrimenti ce ne pentiremo poi! Il trattato di riforma é diverso nella forma, ma non tanto nei contenuti dalla Costituzione (che peraltro non era di prima qualità). Per riformare i trattati serve ancora l’unanimità e, che ci piaccia o no, bisogna fare i conti con i diabolici gemelli polacchi. Tutti li detestano, ma ce li dobbiamo tenere sin quando i polacchi stessi non li cacciano (forza LID!) Caro Massimo, due parole sull’Italia di oggi. Sono orgoglioso di un governo europeista, ma sarebbe meglio che fosse meno «duro e puro» e accettasse anche l’idea della sua debolezza. La CDU tedesca aveva l’orticaria a parlare alla SPD, ma ora la Merkel ha un governo apprezzato. Sul governo democratico europeo ho due obiezioni: 1. il federalismo ha una doppia faccia, ricordiamolo sempre. va verso l’alto, ma anche verso il basso. L’importante é fare l’interesse dei cittadini. 2. non sarebbe meglio partire con UN partito europeo che faccia di questa questione la sua ragion d’essere?

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