Donne e lavoro: cronaca di una discriminazione

, di Stefania Coco

Donne e lavoro: cronaca di una discriminazione

È inutile dire come molto spesso, troppo spesso ormai, l’Italia sia bersaglio di severe critiche da parte di testate straniere ed ancora una volta, ed è quello che più ci innervosisce, non a torto.

L’oggetto della questione è adesso il sovraffollamento di corpi femminili nei nostri programmi televisivi e nelle nostre pubblicità e, da qui, del ruolo della donna stessa nella nostra società. Il Financial Times ha dedicato una delle sue ultime copertine proprio a questo: in Italia insomma se si è donna e si vuole attrarre l’attenzione non si può non farlo se non ammiccando in costume da bagno.

Ma quello che più mi ha colpito è che a dare man forte a questa incresciosa situazione siano anche, seppur in modo indiretto, politici italiani, come chi, in una recente intervista al Corriere della Sera, ha riattizzato la questione lanciando la proposta di una pensione per le casalinghe. Quello che forse non si tiene in considerazione, quando si fanno proposte del genere, è che una tra le più grandi piaghe dell’economia italiana è la scarsa produttività, conseguenza anche della quasi totale assenza di donne occupate.

La proposta, insomma, non farebbe altro che incancrenire questa defaillance di mercato della nostra economia, senza peraltro considerare che una proposta come questa sia tanto attraente quanto poco realizzabile. In un paese dove sono a rischio le pensioni di lavoratori con anni di carriera alle spalle, è quantomeno ovvio che un progetto di pensione alle casalinghe susciterebbe, alla meglio, ilarità.

L’Italia non è tuttavia l’unico tra i paesi europei al quale tirare le orecchie. In realtà la questione del lavoro femminile è molto più complessa e radicata di quanto ci si possa immaginare. Secondo un comunicato diffuso da Bruxelles, sul fronte del divario tra occupazione femminile e maschile, l’Italia è al terzultimo posto, con 24 punti di distacco tra i due sessi .

Più maschiliste sono solo Malta (40 punti) e Grecia (27 punti). I più virtuosi sono la Finlandia (solo 4 punti), e Lituania e Svezia (entrambe 5 punti). Come è prevedibile, l’Italia è al penultimo posto nella classifica Eurostatper l’occupazione femminile. Appena il 46,3%, contro una media dei 27 pari a 57,2% e dell’Eurozona pari a 56,7%. Dopo c’è solo Malta, che registra un tasso di occupazione femminile pari a 34,9%.

le donne in Europa guadagnano il 15 per cento meno degli uomini

Ma le discriminazioni non si riducono solo al fronte occupazione: le donne in Europa guadagnano il 15 per cento meno degli uomini. È la situazione definita «assurda» dal commissario per l’Occupazione, gli affari sociali e le pari opportunità Vladimir Spidla. La Commissione ha pubblicato una relazione che indica in che modi l’Unione europea può colmare questo scarto. Le differenze in busta paga cambiano a seconda di diversi fattori: l’età, o il livello salariale, o ancora gli anni di servizio. Ma a pesare più di tutto è la maternità. Lo scarto aumenta per le donne che decidono di avere dei figli. Perché molte si vedono costrette a rinunciare alla carriera, o a chiedere un part time.

Quello che realmente dovrebbe essere fatto, allora, è promuovere una politica di aiuto alle famiglie che si concretizzi in maggiore presenza di asili nido e di una più incisiva politica di assistenza agli anziani. Ciò che è, ad esempio, accaduto qualche mese fa in Spagna dove una proposta di legge simile è stata avanzata dal governo Zapatero ed approvata dal Parlamento spagnolo.

Ma a permettere una soluzione al problema dovranno essere gli uomini. E non mi riferisco a quei pregiudizi che ancora possono esistere in realtà omocentriche e che impediscono l’accesso o l’ascesa delle donne ai vertici delle carriere, quanto, più concretamente, alla divisione dei compiti domestici. Oggi, un uomo che lavora a tempo pieno dedica in media sette ore alla settimana alle faccende domestiche e alla cura dei bambini, contro le 24 ore settimanali di una donna nelle stesse condizioni.

Solo in virtù di una cooperazione reciproca e di un sostanziale ripensamento delle politiche occupazionali, nonché dei sistemi di welfare dei paesi europei, questo profondo gap potrà essere colmato.

Fonte immagine: Flickr

Tuoi commenti
  • su 28 novembre 2007 a 12:09, di ? In risposta a: Donne e lavoro: cronaca di una discriminazione

    Ormai sono anni che si leggono statistiche sul gap degli stipendi, sulla percentuale di occupate, ultimamente su una recrudescenza della violenza sulle donne da parte dei propri partner/mariti/padri. Le isituzioni non fanno granchè, se appunto si continua parlare di bonus in euro per neonati o part time:tutte politiche volte ad allontanare le donne dal mondo del lavoro nella speranza forse di poter ricreare un sistema familiare e patriarcale che ormai sta scomparendo dal resto del mondo occidentale. Le istituzioni italiane non guardano quello che succede nel resto dell’Europa, le istituzioni europee guardano l’Italia da troppo lontano.Le questioni a mio avviso sono due: la prima è che mancando una linea politica effetiva e incisiva europea nell’ambito delle politiche del lavoro e delle pari opportunità, in Italia non riusciamo ad emanciparci da una cultura maschilista e sessista. La seconda è che manca la volontà da parte delle isituzioni italiane ad adeguarsi a un modello europeo che va in tutt’altra direzione. Questo in tutti i settori:dalla politica al lavoro alla scuola. Mi sembra in sostanza che ci siano delle buone intenzioni e tante belle parole ma poi pochi, pochissimi fatti.

  • su 30 novembre 2007 a 11:31, di Stefania Coco In risposta a: Donne e lavoro: cronaca di una discriminazione

    Sono pienamente d’accordo con te..non a caso in questo articolo elenco i dati affinchè non restino fini a se stessi ma possano mostrare statisticamente la portata del disagio...

  • su 14 dicembre 2007 a 13:39, di Daniele In risposta a: Donne e lavoro: cronaca di una discriminazione

    E’ purtroppo degradante dover leggere ancora nel 21 secolo situazioni di questo tipo. In Italia, la figura della donna è vista prevelentemente come una persona dedita alla famiglia e ai figli, visione di una cultura vecchia che purtroppo molte mamme continuano ad insegnare alle proprie figlie. Da uomo sono pienamente consapevole della difficile situazione che vive la donna nel nostro paese e nei paesi mediterranei in genere, anche la proposta delle quote rosa ritengo sia solo un paliativo: le quote solitamente vengono riservate a persone con handiccap non in grado di competere ad armi pari nel mondo del lavoro e della politica, pertanto il voler riservare delle quote al mondo femminile è un ammissione di inferiorità. Solo un paese più evoluto, aperto e in grado di sfruttare in pieno le potenzialità di tutti cittadini, uomini e donne, può vincere le sfide del futuro.

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