Elezioni italiane: meccanismi di voto

, di Olivier La Rocca

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Elezioni italiane: meccanismi di voto

In Italia il nostro meccanismo di voto è definito “porcellum”, termine latino ripreso dall’esclamazione di Calderoli, ex-Ministro leghista, che dichiarò il sistema elettorale vigente una porcata. Effettivamente, anche se sarebbe sempre preferibile utilizzare termini più adeguati, il nostro sistema elettorale ha tale morbo.

Il presente articolo intende chiarire cosa potrà accadere dopo la presente tornata elettorale, e che se il prossimo governo avrà la medesima instabilità in Senato, questo deriva proprio da tale sistema; scrivo questo per preparare anche gli osservatori stranieri al fatto che se l’Italia ritornerà all’immobilismo come il passato governo Prodi non dipenderà, solamente, delle inefficienze dei politici o dalle loro precipue incompetenze.

Se il prossimo governo avrà la medesima instabilità in Senato, questo deriva dal sistema elettorale

Mentre per la Camera è in vigore il cosiddetto premio di maggioranza, e quindi chi vincerà nelle percentuali avrà un numero di deputati che permetteranno al vincitore di legiferare, per ciò che riguarda il Senato, le liste passeranno in base alle quote percentuali. Nel Senato le liste singole devono superare la soglia regionale dell’8%, mentre quelle in coalizione la soglia del 3% a condizione che la coalizione superi la soglia del 20%; inoltre esiste il premio regionale.

Come ben risaputo, per via del nostro bicameralismo perfetto (e ridondante), un governo deve avere la fiducia in entrambi i rami del Parlamento: appare allora naturale pensare al ruolo decisivo che potrebbero avere alcuni partiti medio-piccoli negli equilibri del futuro esecutivo. Molte forze politiche verranno presumibilmente escluse in quanto al di sotto dell’8% dei voti regionali, mentre la Sinistra Arcobaleno e l’UDC saranno certamente in grado di conquistare seggi a Palazzo Madama.

Fondamentale si rivelerà la consistenza del margine di maggioranza del vincitore: da un lato il PDL potrebbe dipendere dalla stampella del centro cattolico, dall’altro il PD potrebbe avere la necessità di rivedere il suo rapporto con la Sinistra Arcobaleno oppure avere la necessità di avvicinarsi alla stessa UDC. In particolare, se i democristiani dovessero eleggere molti rappresentanti, il tavolo delle trattative per loro si farebbe molto interessante, poiché potrebbero trattare un accordo alla loro destra o alla loro sinistra, o addirittura con entrambi in caso di sostanziale pareggio fra i due principali contendenti, con la conseguente necessità di dare vita a un governo delle larghe intese.

Così, Casini probabilmente punta proprio a diventare il mediatore dell’asse PD-PDL, in veste d’intermediario per l’intesa fra i due partiti maggiori. L’ultimo elemento da non trascurare riguarda la Lega Nord: alleata al PDL, non avrà problemi nel superare le soglie di sbarramento e potrebbe anzi calamitare molti voti di protesta contro gli sprechi e l’inefficienza della “politica romana”.

Il ruolo decisivo delle regioni in bilico

Le regioni che risultano maggiormente in bilico sono: Abruzzo – Calabria – Liguria – Sardegna e dove risultano esserci delle battaglie tra tutti i contendenti, al fine di chiarire maggiormente l’analisi propongo due simulazioni in base ai dati del Centro Italiano Studi Elettorali.

Dalla simulazione effettuata dal CISE sui 299 seggi in palio il PDL potrebbe ottenerne 167, che garantiscono la governabilità (si ricorda che la maggioranza è fissata a 158 seggi); ma se prendiamo in analisi la Regione Liguria e la Regione Lombardia con cambiamenti di preferenze gli equilibri possono notevolmente cambiare.

In Liguria il distacco tra PD e PDL è inferiore ai due punti percentuali, quindi l’eventuale perdita di questa regione da parte di Berlusconi risulterebbe particolarmente costosa poiché significherebbe perdere tre seggi (premio regionale); lasciando invariati gli altri esiti, solo questo risultato farebbe scendere la sua maggioranza da 167 seggi a 164 e quindi maggiori tensioni all’interno della lista e soprattutto maggiori responsabilità individuali dei senatori, che possono dipendere da sollecitazioni esogene e da interessi individuali per le singole votazioni.

Ma anche analizzando una regione come la Lombardia, dove vi sarà sicuramente una vittoria schiacciante del PDL, potrebbe accadere che se la Sinistra Arcobaleno o l’UDC o tutti e due superassero la soglia minima si garantirebbero un seggio, questo farebbe perdere seggi al PDL sia a livello regionale che, evidentemente, nazionale abbassando la maggioranza. Casi simili si potrebbero evidenziare nel Lazio, dove la Destra ha un buon bacino di voti, e così in altre regioni.

Tale sistema di voto ha creato dei meccanismi perversi nella gestioni dell’elettorato

Ecco perché i leaders delle due maggiori liste hanno, più o meno visibilmente, consigliato di non disperdere voti a partiti che forse non raggiungeranno le soglie minime; inoltre tale sistema ha creato dei meccanismi perversi nella gestione dell’elettorato. Infatti informalmente molti partiti stanno consigliando gli elettorati locali di votare altre liste che sono invise ufficialmente ma sicuramente meno invise di altre più forti. Proprio ieri sera, un professore universitario molto vicino al PD, mi spiegava che se lui fosse un elettore in Lombardia non voterebbe PD, che non vincerà mai, ma voterebbe Sinistra Arcobaleno per farle superare lo sbarramento dell’8% ed erodere seggi al PDL e che, anche se le posizioni sono alquanto diverse, preferirebbe colloquiare su temi contingenti con uno della SA che in alcune tematiche il voto lo può dare al PD piuttosto che non colloquiare con uno del PDL.

Per questo, se le elezioni non daranno una vittoria importante anche in Senato, l’Europa vedrà nuovamente senatori che saranno l’ago della bilancia e quindi ulteriori teatrini che anche noi italiani siamo oramai stanchi e delusi di vedere; almeno, però, anche voi saprete chiaramente cosa ha portato a tale situazione.

Fonte immagine: Flickr

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Tuoi commenti
  • su 17 aprile 2008 a 16:45, di Viviana Rospetti In risposta a: Elezioni italiane: meccanismi di voto

    egregio Sig. Olivier La Rocca, navigando per il Web mi sono imbattuta nelle sue profezie Ne avesse indovinata una!!!! La Legge che Lei tanto denigra ha consentito, per la prima volta in Italia, il verificarsi di un vero sistema maggioritario e non solo... Garantisce altresì la governabilità e la stabilità. I partiti medio piccoli non decideranno un bel niente perchè sono pressochè scomparsi. La stampella del Grande Centro non occorre a nessuno!!! (per la cronaca l’UDC ha preso 3 miseri seggi al Senato e la Sinistra Arcobaleno nemmeno 1). Casini potrà fare il mediatore nel suo condominio. E’ evidente che gli elettori erano stanchi quanto Lei dei soliti teatrini. Con ossequio Viviana R.

  • su 17 aprile 2008 a 21:38, di Federico Brunelli In risposta a: Elezioni italiane: meccanismi di voto

    Non dimentichiamo la storia recente: questa legge elettorale è la stessa che ha assegnato nel 2006 una maggiornaza risicatissima al Senato al Governo Prodi. Dov’erano in quel caso la governabilità e la stabilità?

    Non si può attribuire in modo principale alla legge elettorale il merito del fatto che PDL più Lega hanno ottenuto una buona maggioranza di seggi in entrambe le camere. Semplicemente, PDL più Lega hanno conquistato una forte maggioranza di voti e hanno vinto in molte più regioni rispetto al PD, superando così le complicazioni derivanti dall’attribuzione, per il Senato, di premi di maggioranza su base regionale.

    Stiamo attenti a dare un giudizio positivo su una legge elettorale che non permette al cittadino di scegliere, all’interno dello schieramento preferito, quale/quali candidati votare e dà alle segreterie di partito il potere di decidere gran parte della composizione del parlamento.

    Non dobbiamo abituarci alla mancanza di democrazia, nemmeno se è una mancanza parziale, come in questo caso.

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