Europa leader del processo della globalizzazione del diritto

L’azione globale verso la costituzionalizzazione della giustizia internazionale

, di Michele Gruberio

Europa leader del processo della globalizzazione del diritto

Pochi giorni fa l’Ansa lancia la notizia. Il giudice Baltazar Garzon si dichiara competente per il genocidio dei saharwi da parte del Marocco. I fatti risalgono al 1975, all’epoca dell’occupazione marocchina del Sahara occidentale. Da allora le popolazioni saharwi versano tra i soprusi, le violenze, le torture, le sparizioni tattiche, portate meticolosamente a cura dai generali marocchini che da allora occupano il territorio.

Certamente si ricorderà il mandato di cattura internazionale che il giudice più famoso della magistratura spagnola aveva emesso nei confronti dell’ex dittatore cileno Augusto Pinochet, che si trovava a Londra per cure mediche. L’ex dittatore era stato alla fine estradato, ma restò in Gran Bretagna per continuare a sottoporsi alle cure mediche, grazie alla procedura sull’espatrio dell’Unione europea. Ora Augusto Pinochet è morto, come i suoi desaparecidos, senza che il mondo abbia riconosciuto la sua colpevolezza. Ma allora la comunità internazionale l’aveva accusato, schernendo il ritenendo che la presenza in Cile di cittadini spagnoli all’epoca dei fatti non rendesse tale provvedimento come fondato reali basi giuridiche, di voler solo accrescere la sua fama personale, ma questa volta potrebbe essere differente, visto che all’epoca dei fatti il Sahara Occidentale era sotto la giurisdizione spagnola.

Diciamo però bene le cose come stanno. Non è vero che il mandato di cattura per Pinochet era solo pubblicità a Garzon. L’ex dittatore cileno era ospite a Londra per sottoporsi a cure mediche, e sarebbe atto di profonda cecità negare il ruolo che ebbe il governo inglese nella questione cilena, nel putsch che portò la giunta militare al potere, nei primi anni 70, facendo fuori il presidente Allende, con il mirato aiuto degli States e dei suoi servizi segreti. Il mandato di cattura potrebbe essere stato allora un atto prettamente mediatico, ma le resistenze che alcuni attori della comunità internazionale ebbero allora non furono mediatiche, ma segno di una profonda responsabilità nei fatti che sconvolsero il Cile dagli anni 70, legati all’industria del rame, al tentativo di Allende di disancorare il Sud America, iniziando dal suo amato Cile, dal dominio economico-politico degli Stati Uniti d’America.

Ma gli avvenimenti di oggi stanno continuando lungo un solco già segnato da alcuni fatti di un passato non troppo lontano, non ultimo l’entrata in funzione dell’International Criminal Court il 1 luglio 2002, con giurisdizione però solo sui crimini internazionali commessi dopo la sua entrata in vigore. Si ricordi a tal proposito che gli States pur avendo firmato l’accordo nel 2000 sotto la presidenza Clinton non avrebbero mai fatto parte del trattato e non si sentivano in alcun modo vincolati alla firma fatta apposta (questo è quanto emerge da una missiva inviata al segretario ONU nel 2002, ovvero sotto la successiva presidenza Bush). A tutt’oggi un cittadino degli stati uniti non può essere processato dalla Corte Penale Internazionale.

Ai più attenti non sarà sfuggita l’assegnazione della medaglia d’oro al Dalai Lama da parte del Congresso USA, la condanna della Cina per le violenze e l’impedimento all’autodeterminazione dei popoli verso il popolo Tibetano di cui il Dalai Lama è leader carismatico, religioso e politico. Non ultima la condanna del Congresso USA alla Turchia per il genocidio degli Armeni, che il governo di Ankara non ha ancora riconosciuto, dopo oltre un secolo di vergognoso silenzio. Ma anche gli USA, detentori formali del monopolio mondiale della forza politica, sono sottoposti alla legge che regola la formazione della comunità internazionale: gli stati che la formano sono enti che “non riconoscono superiori”, sono enti originari, e come tali agiscono. Tale norma del diritto internazionale consuetudinario è recepita anche dalla Carta delle Nazioni Unite: è vietata l’ingerenza politica negli affari interni di un altro stato sovrano. Queste norme sono contenute nel preambolo della Carta delle Nazioni Unite, ma pur esistendo come il titolo di Soft Law (non giuridicamente vincolanti, ma solo politicamente) sono state usate per minacciare gli States alla vigilia del conferimento della medaglia d’oro al Dalai Lama. La Cina avrebbe tutto il diritto di procedere contro gli Stati Uniti, fatto salvo il fatto che, sedendo entrambi al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, la minaccia avrebbe ripercussioni su tutti altri piani avendo entrambi il diritto di bloccare ogni azione che potrebbe scaturire da questi due colossi economico-politici, l’uno ai danni dell’altro.

... il Tribunale Internazionale Penale per l’Ex- Jugoslavia, dove Milosevic è stato perseguito e processato, fu grande successo per le vittime delle violazioni dei diritti umani, ma era solo un tribunale ad hoc ...

La storia è segnata da lungo tempo. Il Tribunale Internazionale Penale per l’Ex- Jugoslavia, dove Milosevic è stato perseguito e processato, rappresentava già un grande successo per le vittime delle violazioni dei diritti umani. Ma era solo un tribunale ad hoc. Il procedimento per rendere operativa una corte individuale è troppo lento e macchinoso per rendere giustizia in tutte quelle situazioni al mondo che lo renderebbero necessario. Ed è assolutamente vero. Molti, troppi, sono i tribunali ad hoc, come quello per il Rwanda, che ha effetto però solo ed esclusivamente per i crimini commessi dal 1° gennaio ’93 al 1° gennaio ’94, relegando a 365 giorni l’arco di tempo in cui ricercare per punire i responsabili di quell’atroce sterminio. Il tribunale lavora tuttora, ma la sua competenza temporale limitata sottolinea la sua mansione ad hoc, mentre l’intera comunità delle Organizzazioni della società civile, dei movimenti popolari, invoca un organo che possa rendere giustizia senza vincoli di tempo. L’omicidio non va in prescrizione.

Restiamo in Europa per poi richiudere il cerchio a Madrid. Risale al ’93 la legge belga sulla giurisdizione universale, per cui il Belgio si arrogava il diritto di applicare, secondo legge da lui votata, la giurisdizione internazionale per crimini contro l’umanità. La legge fu effettivamente applicata, e con il caso dell’arresto di Abdulaye Yerodia Ndombasi, Ministro per gli affari esteri della Repubblica democratica del Congo (ex Congo Belga), per essere tra i mandanti

... la legge belga sulla giurisdizione internazionale per crimini contro l’umanità ...

dei crimini in Rwanda. Ma la Corte Internazionale di Giustizia denunciò l’atto commesso dal Belgio, in quanto il Ministro degli esteri godeva dell’immunità diplomatica assoluta, in quanto ministro in carica, e lo lasciarono andare. Nessuno stato può essere messo al banco degli imputati senza il suo esplicito consenso. È la dura legge del “superiorem non recognoscens”. grube L’azione del Belgio non si è limitata a questo, mettendo sotto accusa Ariel Sharon per il massacro di Sabra e Shatila, e molti altri (Bush padre e seguaci per il bombardamento di Baghdad, e simili…) ma il fiorire incontrollato di denuncie ha costretto il Belgio a restringere la sua azione a casi in cui il Belgio fosse direttamente chiamato in causa per avere così un peso maggiore sul piano internazionale. Grazie al consenso della corte del Senegal la sua prima vittoria fu la reclusione agli arresti domiciliari di Hissène Habré, il cosiddetto dittatore del Chad, che al momento dell’arresto si trovava in Senegal. Importante è sapere che, come il Belgio, anche la Germania ha una legge di giurisdizione universale, non altrettanto efficace ma che le arroga la possibilità di mettere sotto accusa per crimini contro il diritto internazionale. Si riserva la discrezione di agire se il reato non è commesso da un tedesco o se il reo non è presente sul suolo tedesco. Torniamo in Spagna. È proprio grazie ad una sentenza della Corte spagnola che accoglie la giurisdizione universale, vale a dire che i giudici spagnoli possono istruire casi contro persone fisiche per crimini di genocidio e contro l’umanità commessi fuori del paese anche se non includono vittime spagnole, che è stato possibile per Garzon aprire questo processo. Tale sentenza ha consentito peraltro l’apertura nel giugno dello scorso anno di un procedimento per genocidio in Tibet durante gli anni Ottanta e Novanta contro l’ex presidente cinese Jang Zemin ed altri dirigenti comunisti.

I paesi che fino ad oggi hanno messo in pratica nei loro tribunali la giurisdizione universale sui crimini contro l’umanità sono tutti europei. Infatti il problema della giurisdizione universale è che se viene applicata solo da uno stato, il Belgio, questo viene sommerso da denunce provenienti da tutti gli angoli del globo, come infatti è successo.

... i paesi che fino ad oggi hanno messo in pratica nei loro tribunali la giurisdizione universale sui crimini contro l’umanità sono tutti europei ...

Il fatto che il Belgio sia stato imitato da altri due paesi europei fa ben sperare che si tratti di una nuova battaglia per la civiltà che ancora una volta prende avvio nella vecchia Europa.

Nel giugno dell’anno passato Aminatou Haidar, attivista del Fronte Polisario, mentre era in Sud Africa ad incontrare le alte cariche governative aveva ricevuto il pieno appoggio del Presidente della commissione sud-africana per i Diritti Umani che aveva ribadito il suo profondo sostegno alla lotta legittima del popolo saharwi. Aminatou, che era appena stata in Europa si era rivolta anche a Borrell, chiedendo il suo aiuto come Presidente del Parlamento europeo, invocando gli ideali condivisi di Democrazia, Giustizia e Libertà. Citiamo con una punta d’orgoglio la moratoria che l’Italia sta portando avanti all’ONU sulla pena di morte, giunta ormai a 71 ratifiche.

Infrangere la prassi dei trattati internazionali, le basi consuetudinarie della parità tra gli attori della comunità internazionale, incidere nella storia, rompere dall’interno un equilibrio che rischia di diventare insostenibile per l’umanità, è un grande obiettivo. Se la vita e la dignità umana non sono meno

... incidere nella storia è una missione che spetta agli uomini di coraggio, agli idealisti ...

“Human Heritage” di quanto lo siano i monumenti storici che ogni stato sovrano si arroga il diritto di preservare sul proprio territorio, il coraggio di quegli stati che cercano di arrivare là dove la comunità internazionale non arriva, perseguendo gli ideali di giustizia e libertà è mirabile. Incidere nella storia è una missione che spetta agli uomini di coraggio, agli idealisti.

Il sogno europeo si sta sempre più realizzando. “Insieme dal 1957” è lo slogan del cinquantesimo anniversario dei Trattati di Roma, che celebra il più innovativo esperimento di democrazia sovranazionale. Forse con una punta troppo forte, ma che non guasta mai, di europeismo possiamo dire che il processo per la costituzionalizzazione delle relazioni internazionali, la globalizzazione della giustizia, dopo tanti fallimenti, dopo tante pene, dopo tante sconfitte, ma con rinnovato vigore, riparte nuovamente dall’Europa.

Fonte dell’immagine: Salamancablog.com

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