Guerra e pace tra Mosca e Bruxelles

, di Matteo Minchio

Guerra e pace tra Mosca e Bruxelles

“I rapporti NATO- Russia non saranno più Business as usual”, così affermava lo scorso agosto il Segretario Generale della NATO Jaap de Hoop Scheffer a seguito all’invasione russa della Georgia. Certamente una dichiarazione dura, netta,

... i rapporti NATO- Russia non saranno più Business as usual ...

forse preludio ad una nuova guerra fredda, l’inizio di una nuova fase di scontro tra Occidente e Russia. Da allora non sono passati che quattro mesi e secondo quanto deciso all’ultimo vertice di Bucarest, per il momento la Georgia e l’Ucraina non entreranno nella NATO e forse non ci entreranno mai, contrariamente a quello affermato sinora dai vertici europei. Una vittoria per la Russia da sempre contraria ad una tale ipotesi. Una sconfitta per gli Stati Uniti, costretti a mollare la presa sul Caucaso. L’ennesima scelta di compromesso dell’Unione europea, o almeno così appare. È davvero così?

Una svolta mancata.

La scontro militare tra Russia e Georgia dello scorso agosto nacque dal tentativo georgiano di ottenere il pieno controllo del paese con l’appoggio americano. L’obiettivo non era stato mai raggiunto dal piccolo stato caucasico sin dalla nascita nel 1991 a causa della presenza costante di truppe russe nel paese. Mosca infatti ha sempre considerato i territori di Ossezia del Sud e Abkazia, nell’ottica di una politica di potenza, come propri protettorati. Incoraggiare la loro secessione da Tbilisi e difenderli dalla reazione georgiana è un’azione perfettamente coerente con la logica russa delle zone di influenza. Per questo si

... un’UE che con Sarkozy ha dato prova di grande dinamismo ...

è rivelata sin da subito al mondo come un’azione imperialista. Nell’occasione, l’Unione europea sotto Presidenza Sarkozy aveva dato prova di grande dinamismo, quantomeno in rapporto all’immobilismo americano dell’Amministrazione Bush. Gli Stati Uniti avevano fomentato il nazionalismo georgiano del Presidente Sakashvili per poi abbandonare il proprio alleato allorché le sue pretese avevano incontrato la ferma opposizione del Cremlino. Tutti gli stati europei, fermamente opposti al conflitto, avevano tentato una conciliazione con Mosca. Un clima di tensione tra il Cremlino e l’Occidente non era infatti di alcun interesse né per l’Europa né probabilmente per gli Stati Uniti. Ciononostante la Georgia era stata rassicurata dalla prospettiva di una futura adesione alla NATO accettata finalmente anche dai più refrattari, come la Germania. Alla luce dei fatti che seguirono, tale promessa appare ora come una strategia diversiva. Se allora, nel pieno della crisi, la Russia appariva una rediviva minaccia pronta a costruirsi un impero fondato sui petrolrubli, ora la situazione internazionale appare cambiata e il conflitto può tornare ad essere congelato.

Ragioni di una ritirata (tattica)

Per meglio comprendere le piroette diplomatiche delle cancellerie europee di fronte alla presunta minaccia russa è necessario ripercorrere le novità degli scorsi mesi. In primo luogo il contesto economico è mutato. La recessione che ha travolto le economie di tutto il mondo ha rallentato la produzione e diminuito gli investimenti, raffreddando l’impazzita corsa dei prezzi delle materie prime. Il gigante russo ancora una volta si rivela con i piedi d’argilla. Il Cremlino ha previsto per gli anni a venire un consistente aumento delle spese militari che sarà però difficilmente realizzabile qualora il prezzo del petrolio, una delle principali fonti di reddito del paese, continuasse a scendere. Malgrado ciò, il petrolio russo resta una risorsa fondamentale per l’economia europea nella prospettiva di un suo futuro rilancio. È per questo motivo che le capitali europee vedono Mosca come un partner più che come un rivale. In secondo luogo, negli Stati Uniti è intercorsa una profonda revisione strategica. La depressione ha incoraggiato la riduzione degli sprechi e la concentrazione degli

... la Russia resta una potenza capace di comprendere il linguaccio della Realpolitik e accettare le regole del diritto internazionale ...

sforzi. Il taglio di spese inutili e ingiustificate, come quelle sostenute con la guerra in Iraq secondo quanto annunciato dalla nuova amministrazione Obama rientra in quest’ottica, così come il rafforzamento dell’azione in Afghanistan. Tra le alture centro-asiatiche infatti, dove la minaccia è reale e i risultati sono sinora fallimentari (i Talebani nel frattempo hanno recuperato il 72 % del territorio afgano) è necessario l’appoggio di tutti, compreso quello logistico di Mosca, al fine di rifornire le truppe stanziate nel paese. Sebbene l’oligarchia bicefala di Putin e Medvedev sia lontana dai modelli europeo e americano di democrazia, essa resta comunque una potenza capace di comprendere il linguaggio della Realpolitik e accettare le regole del diritto internazionale. Definire regole del gioco chiare con Mosca è interesse di tutti. Se una lezione può essere appresa dall’epoca Bush è che la NATO sia un mezzo efficace nell’esportare sicurezza e stabilità, ma non altrettanto come strumento per affermare la democrazia. La questione georgiana e la guerra in Iraq dimostrano che la retorica della democrazia proclamata da Bush sia spesso risultata velleitaria senza un sostegno dell’intera alleanza. È logico perciò attendersi un rilancio del metodo multilaterale, anche nel dialogo con Mosca.

Arrendersi alla Russia imperiale?

Le conclusioni del vertice NATO suggerirebbero una resa delle armi del fronte occidentale davanti all’arroganza russa. In realtà non è così. Allo stesso tempo infatti, l’Unione europea ha elaborato una nuova strategia di partenariato con l’Europa orientale che prevede 760 milioni di Euro in due anni stanziati per la cooperazione internazionale e una semplificazione della politica dei visti. Il gruppo riunisce i tre paesi caucasici, la Moldova, l’Ucraina e, a sorpresa, la Bielorussia di Lukashenko. È possibile intravedere dietro questa scelta l’opportunità di legare all’Europa questi paesi, a prescindere dal loro grado di democrazia, al fine di sottrarli all’orbita russa. Il rischio è reale, visto ad esempio il comportamento ambiguo del blocco di Julia Timoshenko in Ucraina.

La volontà di questi paesi di dialogare con i propri vicini ed avere un atteggiamento costruttivo è sincera, o almeno così appare per quanto riguarda la Bielorussia, per la prima volta dissidente da Mosca sulla questione georgiana. Una strategia di cooperazione e distensione, che si pone in alternativa all’allargamento della NATO, che potrebbe apparire agli occhi di Mosca molto più conveniente e sicuramente meno pericolosa. Prevedere gli sviluppi futuri della relazione tra Europa e Russia appare ancora una volta piuttosto difficile, sia a causa dell’instabile situazione economica e sia per la situazione transitoria alla Presidenza degli Stati Uniti. Oltre a ciò esiste un altro elemento poco ponderabile per quanto concerne gli equilibri dell’Unione Europea.

... euro-scetticismi che rischiano di cadere in una seconda guerra fredda ...

Tra meno di un mese infatti, terminerà la fiammeggiante presidenza francese e inizierà la presidenza ceca che si preannuncia piuttosto tiepida, se non glaciale nei rapporti con Mosca. Praga infatti aveva seguito Varsavia nella scelta di posizionamento di missili balistici sul proprio territorio con l’evidente scopo di provocare la corte di Putin. Il rischio che l’euro-scettico Vaclav Klaus faccia nuovamente ripiombare i rapporti con Mosca in una seconda guerra fredda sembra una prospettiva reale. Sta agli stati membri dell’Unione europea il compito di controllare l’operato della prossima presidenza di turno.

Fonte dell’immagine: World Wide Web

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