Dopo la presentazione della candidatura per entrare nell’Unione europea nel Dicembre 2009 e dopo aver estradato tutti i criminali di guerra all’inizio di quest’anno, provando la piena cooperazione con il tribunale internazionale sui crimini di guerra de L’Aia, ci si sarebbe aspettato che la Serbia ottenesse lo status di paese candidato. Tuttavia, il 9 dicembre il Consiglio europeo ha rimandato la richiesta serba al prossimo marzo a causa di violenze recentemente scoppiate nel nord del Kosovo.
Venerdì [il 9 dicembre], il Consiglio europeo ha discusso della capacità della Serbia di mettere in atto quei passi necessari per l’accessione del paese all’Unione europea. Alla fine però nessuna decisione è stata adottata. Inoltre, i ministri degli Esteri europei hanno deciso di rimandare la richiesta della Serbia a causa dell’escalation di violenza che sta avvenendo in Kosovo. Alla Serbia verrà riconosciuto lo status di paese candidato per l’adesione all’Unione europea nel marzo 2012, quando la Serbia dovrà provare che possiede le carte in regola e sta progredendo nell’implementazione di un accordo sulla normalizzazione delle relazioni con il Kosovo.
Tuttavia, la bozza di dichiarazione adottata venerdì non è stata interamente critica verso la Serbia. Si lodava il paese per avere compiuto “considerevoli progressi nella realizzazione dei criteri politici ed economici per l’adesione all’UE.” Ciononostante, i funzionari europei hanno evidenziato che non è necessario per la Serbia riconoscere il Kosovo per sottoporre la propria candidatura all’UE. D’altro canto l’UE insiste sui colloqui tecnici riguardanti questioni pratiche che avrebbero l’obiettivo di attenuare l’escalation di violenza e tensioni attualmente in corso tra i due stati.
Le truppe serbe furono allontanate dal Kosovo nel 1999 dopo la campagna di bombardamento NATO, che aveva l’obiettivo di fermare la violenta repressione nella provincia albanese, in cui abitano circa il 90% dei 2 milioni di cittadini. Molti stati europei e gli Stati Uniti hanno già riconosciuto l’indipendenza del Kosovo. Nel luglio 2011 la Corte Internazionale di Giustizia ha decretato che la dichiarazione di indipendenza del Kosovo è conforme al diritto internazionale.
Prossime valutazioni previste per febbraio
Il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy durante la conferenza stampa a Bruxelles ha detto che prossime valutazioni sulla candidatura della Serbia avverranno il 12 febbraio e che la decisione finale del Consiglio avverrà il mese seguente. Ha anche aggiunto che fino ad allora le valutazioni sui successi compiuti dalla Serbia e la sua situazione continueranno.
Van Rompuy ha enfatizzato che l’UE rimane impegnata nell’integrazione della regione dei Balcani occidentali e ha lodato la Serbia per i considerevoli progressi compiuti nella cooperazione con il tribunale per i crimini di guerra de L’Aia arrestando i criminali latitanti.
L’UE è divisa sulla decisione di riconoscere alla Serbia lo status di paese candidato
La decisione di rimandare la richiesta della Serbia è arrivata diversi giorni dopo che la Serbia aveva raggiunto un accordo sui confini con il Kosovo. La Serbia sperava che questo accordo avrebbe rafforzato la posizione del paese, poiché avrebbe dimostrato l’impegno della Serbia al dialogo, dissipando obiezioni alla propria candidatura. Nonostante ciò, l’UE si è presentata divisa se garantire alla Serbia lo status di paese candidato. Il Cancelliere tedesco Angela Merkel, in particolare, ha messo in guardia che i recenti scontri tra militanti serbi e i peacekeepers della NATO, in cui 50 militari NATO sono stati feriti, provano che la Serbia non ha ancora raggiunto le necessarie condizioni.
Il disappunto serbo
A seguito della decisione, il presidente serbo Boris Tadic non è riuscito a nascondere il proprio disappunto. Al termine dell’incontro Tadic ha affermato che “la Serbia non può né vuole rinunciare al suo futuro europeo.” e ha aggiunto che “Qualsiasi altra decisione avrebbe conseguenze a lungo termine per i cittadini serbi. Noi apparteniamo all’Europa.”
Inoltre, il ministro serbo all’integrazione europea Bozidar Djelic, che ha consegnato le proprie dimissioni dopo la decisione dell’Unione europea, ha definito il ritardo “deplorevole”.
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