Una strana alleanza
Le elezioni politiche slovacche del 2006 videro la vittoria del partito di centro sinistra SMER - sociálna demokracia (Direzione – Socialdemocrazia) con una limitata maggioranza del 29.1%. Robert Fico fu nominato Primo Ministro e fu incaricato di formare il governo. Per rafforzare la maggioranza, Fico trovò un’insolita alleanza con Slovenská národná strana (Partito Nazionale Slovacco, SNS), partito nazionalista di estrema destra, e con Ľudová strana – Hnutie za demokratické Slovensko (Partito del Popolo – Movimento per una Slovacchia Democratica, HZDS), partito di destra.
SNS e il suo leader, Ján Slota, hanno iniziato quindi un’operazione di costruzione e rafforzamento dell’identità nazionale slovacca che passa soprattutto dall’imposizione di limitazioni a una minoranza tanto forte quanto scomoda: quella degli ungheresi, che in Repubblica Slovacca rappresentano il 10% circa della popolazione totale. Slota ha ottenuto una riforma sui libri di testo scolastici, che ha praticamente eliminato nomi e
...sanzioni per chi usa lingue diverse dallo slovacco...
riferimenti storici di carattere ungherese anche laddove sarebbe stato necessario; una legge che prevede aspre sanzioni per l’uso di lingue diverse da quella slovacca negli uffici pubblici, cancellando una situazione precedente di tolleranza de facto (e in certe province, anche de jure) dell’uso della lingua ungherese; e una legge, che sarebbe dovuta entrare in vigore il primo aprile del 2010, che istituirebbe la pratica di cantare l’inno nazionale slovacco nelle scuole almeno una volta a settimana. Curioso notare che lo stesso Slota, pungolato da un giornalista, ha rivelato di non conoscere esattamente tutto il testo dell’inno né il suo autore (per la cronaca, è Janko Matúška).
Grave precedente
Il precedente più grave di tutti risale però all’agosto del 2009: il giorno 20 di quel mese infatti, László Sólyom, presidente della Repubblica d’Ungheria, era stato invitato a Komarno, città slovacca ai confini con lo stato magiaro, per l’inaugurazione di una statua a Santo Stefano d’Ungheria. Rappresentanti del Governo Slovacco fecero bloccare Sólyom al confine, impedendogli di varcarlo, e costringendolo a tornare indietro. Atto gravissimo, motivato come segue: 40 anni fa, durante la Primavera di Praga, l’Ungheria appoggiò l’Armata Rossa.
...il sentimento nazionale non va creato dall’alto...
Per fortuna quei tempi sono passati e adesso sia la Repubblica Slovacca che quella d’Ungheria sono due Stati membri dell’Unione Europea. Ma attenzione, questo non pare cambiare nulla: quando Barroso si accorse delle derive nazionaliste di SNS, già qualche anno fa, liquidò il tutto come “affare interno slovacco”. Non intervenne allora e non è intervenuto neanche a difesa di Sólyom: in pratica ha concesso che nell’Europa Unita un capo di Stato venga respinto al confine (ma i confini non dovrebbero neanche più esistere, nell’UE?!) da esponenti del Governo di uno Stato limitrofo. A raccontarla sembra una barzelletta. Però non lo è, e qualche giorno dopo quel fatto, qualcuno lanciò delle molotov contro l’ambasciata slovacca a Budapest.
Il popolo conta ancora qualcosa
Torniamo alla legge sull’inno nazionale nelle scuole. Gli slovacchi non hanno gradito quest’ennesimo
...un nation-building forzato...
atto di nation-building forzato, e hanno protestato con tutte le loro forze: gruppi su internet, petizioni, proteste di piazza. Risultato, Fico ha chiesto al Presidente della Repubblica Ivan Gašparovič di porre il veto sulla legge, con lo scopo di posticipare la questione al prossimo autunno, togliendola dalla scena per le elezioni che si terranno a giugno.
Chissà se questo episodio non sia applicabile anche al contesto di una eventuale Federazione europea: il sentimento nazionale non va creato dall’alto…
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