L’Islanda verso l’UE?

, di Jacopo Barbati

L'Islanda verso l'UE?

Alle elezioni del 26 aprile, netta vittoria della coalizione di centro-sinistra formata dai partiti Samfylkingin (“Alleanza socialdemocratica”) e Vinstrihreyfingin - grænt framboð (“Sinistra – movimento verde”). Il primo, guidato dal nuovo Primo Ministro Jóhanna Sigurðardóttir, intende proporre ai cittadini islandesi un referendum sull’entrata della Repubblica d’Islanda nell’Unione Europea. Ma non sarà un’operazione scontata.

Riconferma

In realtà, le elezioni hanno solamente riconfermato l’assetto politico che si era venuto a creare nel febbraio del 2009, a seguito di un mese di gennaio movimentato dalle proteste popolari contro il Governo di allora (formato dagli esponenti del Sjálfstæðisflokkurinn – il “Partito indipendentista”), responsabile di una politica economica che ha portato la Nazione a contrarre molti debiti. Con la crisi economica, ciò ha causato il fallimento di molte banche e il crollo della fino ad allora florida economia islandese, l’aumento dell’inflazione fino a livelli del 15% e una diminuzione del PIL stimata attorno al 10%. Ah, e una richiesta di aiuti al Fondo Monetario Internazionale per 10 miliardi di Euro. Il Governo del Sjálfstæðisflokkurinn ebbe il buon senso di dimettersi e così, il primo febbraio, il Presidente della Repubblica Ólafur Ragnar Grímsson, dopo le dovute consultazioni, diede al Samfylkingin il compito di guidare il Paese fino alle elezioni anticipate; e Jóhanna Sigurðardóttir fu il nuovo Primo Ministro pro-tempore. Adesso è il Primo Ministro legittimo. Il Samfylkingin ha ricevuto il 29,8% dei consensi (che equivalgono a 20 seggi su 63 nell’Alþing, il Parlamento islandese) mentre il suo alleato di coalizione, il Vinstrihreyfingin - grænt framboð, il 21,7% (14 seggi).

Aria di rinnovamento

La vittoria del Samfylkingin e del Vinstrihreyfingin - grænt framboð è storica, in quanto l’Islanda non conosceva un Governo di centro-sinistra dal 1994. Tra le proposte più audaci del Samfylkingin e del nuovo Primo Ministro, vi è sicuramente la volontà di chiedere al popolo islandese, tramite referendum, un’opinione sull’eventuale

... gli unici a credere nell’entrata nell’Unione sono quelli del Samfylkingin, partito di risicata maggioranza ...

Già nei mesi scorsi si erano ventilate viarie ipotesi sul comportamento islandese nei confronti dell’UE. C’era chi ipotizzava addirittura un’adesione islandese all’unione monetaria pur non entrando in quella politica, soluzione che senza dubbio avrebbe giovato all’instabile economia islandese. In realtà, un rapporto tra la ridente isoletta nordica e l’Unione esiste già, ed è negli Accordi di Schengen. Ma perché i politici islandesi non sono mai andati oltre? Qual è il problema? Il merluzzo. Sì, perché l’Islanda ha nella pesca (e nei suoi sconfinati confini delle acque territoriali, di gran lunga superiori a quelli stabiliti dai trattati internazionali), uno dei punti forti della sua economia. Le varie politiche sulla pesca della UE diminuirebbero, e di molto, il volume della pesca al merluzzo dei pescherecci islandesi. E questo, per gli scandinavi, costituirebbe un grave problema.

Gravissimo. Questo problema è ancora attuale, sentito soprattutto dai partiti di centro-destra. Ma non è che nell’attuale coalizione di Governo il sentimento sia propriamente molto più europeista: anche il Vinstrihreyfingin - grænt framboð nutre diffidenza nei confronti di una eventuale adesione all’UE. A conti fatti, gli unici che credono che l’entrata nell’Unione possa portare dei benefici all’Islanda sono quelli del Samfylkingin, i quali, nonostante tutto, rappresentano il partito di (risicata) maggioranza.

Basterà per avviare un dibattito politico serio che possa culminare in una consultazione pubblica?

Non sta a noi saperlo, ma quello che si può dire è che se una nazione in crisi come l’Islanda inizia, per la prima volta in assoluto, a parlare di un’eventuale adesione all’UE come soluzione per uscire dai problemi economici che l’attanagliano attualmente, significa che non tutto è perduto.

Fonte dell’immagine: World Wide Web

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Tuoi commenti
  • su 28 aprile 2009 a 06:07, di marco In risposta a: L’Islanda verso l’UE?

    Mi auguro vivamente che l’islanda entri nell’UE. Io sono per l’estensione maggiore possibile dell’Unione (quindi anche a turchia, croazia, albania ecc fino a georgia e armenia). Parto dal presupposto che un’area di libero scambio cosi’ ampia supportata da un coordinamento politico che auspico sempre maggiore, puo’ soltanto giovare alle economie locali dei singoli paesi..siano essi Cipro o la Gran Bretagna. Detto cio’, non avallo i timori islandesi sulla pesca poiche’ la condivisione e’ un concetto bi o multilaterale...quindi immagino che l’islanda potra’ teoricamente venire a pescare nel mediterraneo o nel golfo di Guascogna..il che forse..e qui tiro le orecchie ai verdi islandesi...potrebbe significare una pesca piu’ diversificata e meno dipendente dal merluzzo...la cui carenza, ricordiamolo, sta decimando i leoni marini di tutto il mondo. Al di la’ poi degli accordi bilaterali...vedasi shengen, direi che un’integrazione economico-politica gioverebbe molto anche al turismo locale..altra occasione per (ri)assorbire posti di lavoro. Posso dire una sciocchezza su tutte ? Quante persone rinunciano ancora alle ferie all’estero per la sola scocciatura della valuta diversa e dell’incapacita’ di capirne il valore ? credete siano tanto pochi ? Concludo con una considerazione etico-politica : sarebbe il caso...durante le procedure di ammissione..che si verificasse anche un minimo di Coscienza Europea...perche’ costruire l’Europa su contingenze economiche come questa rappresenta un rischio per nuove spinte disgreganti una volta che l’economia si riprendera’. Anche nel Regno Unito si parla di adesione all’euro solo perche’ la crisi ha messo in ginocchio la sterlina...e quando non ci sara’ piu’ crisi ? ricordo che il trattato di lisbona..in via di approvazione (irlandesi permettendo) consente la fuoriuscita dall’Unione. Spero non diventeremo la balia di economie occidentali egoiste pronte solo a cogliere l’attimo...perche’ in questo caso...meglio la macedonia e l’albania nell’Ue anziche’ Gran Bretagna e Islanda.

    p.s. giacche’ mi ritengo tutt’altro che infallibile...mi piacerebbe ricevere commenti (anche negativi) sulla mia opinione..

    Marco

  • su 7 maggio 2009 a 16:11, di Jacopo S. Barbati In risposta a: L’Islanda verso l’UE?

    Ciao Marco,
    ti ringrazio per il commento. Anche io sono a favore di un allargamento massiccio, anche perché sono dell’idea che se venissimo a creare delle federazioni continentali prima ancora di quella mondiale, si profilerebbe una situazione molto pericolosa all’orizzonte (discorso personale e puramente teorico).
    Per quel che riguarda la pesca: il problema, per gli islandesi, non sarebbe tanto nei limiti territoriali ma quanto nei limiti di massa del pescato: l’Islanda pesca molti più pesci di quel che le regole dell’UE le consentirebbero. Se il merluzzo sta sparendo dai mari del Nord, è anche per via di questi comportamenti (da parte anche della Norvegia).
    Questo aspetto per loro è talmente importante da offuscare gli eventuali vantaggi turistici (dei quali tu giustamente parlavi): anche eliminando il fattore-valuta, l’isola rimarrebbe comunque lontona e costosa da raggiungere.
    Per quel che riguarda la considerazione «etica»: non potrei essere più d’accordo, l’UE dovrebbe rappresentare qualcosa di più che una unione politica ed economica ma è evidente che per molti non è cosi.

    Spero di aver risposto,
    Jacopo

  • su 9 maggio 2009 a 21:17, di marco In risposta a: L’Islanda verso l’UE?

    ciao Jacopo. Credo di aver intuito quali siano le tue preoccupazioni sulla formazione di maxiblocchi continentali....la faccio molto semplice..poi mi dirai tu se ci ho azzeccato...Nei tuoi incubi peggiori vedi anche tu una super UE che si prende a sprangate (si...sto parlando di guerra) con usa, Cina e Russia ? Si...fantapolitica...ma credo che non siamo solo noi a vedere il seme del disastro sparso qua e la’...speriamo non germini mai. Non intendo deragliare dalla traccia di quest’articolo sull’islanda ma saro’ felice se mi risponderai riguardo questa appendice.

    Invece..per tornare a monte, grazie dell’informazione sul dettaglio della pesca islandese. Mi era sfuggito che le limitazioni europee riguardassero la quantita’ del pescato..beh e’ logico e potevo anche arrivarci da solo a dire la verita’. Comunque come ambientalista (ma ti prego non considerarmi uno di quelli che boicotta le pelliccerie...mi sento alfiere di un’ecologia meno pacchiana) dico che limitare la pesca per far sopravvivere la pesca dovrebbe essere uno degli obiettivi principali del governo di un’isola che di questo vive (visto che...con le banche e la politica liberale si va avanti poco ultimamente). Aspetto con ansia il secondo referendum irlandese. Spero che sia il capolinea dell’era dei compromessi nei compromessi..ossia di regole superannacquate e che il trattato di Lisbona (quanto sto male a non poterlo chiamare costituzione europea...) imponga una politica ambientale non tanto migliore nei contenuti..in cui l’Unione e’ gia’ leader mondiale, quanto nella velocita’ e risolutezza nell’applicare questi contenuti.

    Esprimo un piccolo desiderio : trovo questo sito davvero interessante e i vostri articoli ben fatti. Mi piacerebbe quindi avere piu’ notizie sui passi avanti (o indietro) del caucaso verso l’UE. grazie

    Marco

  • su 8 ottobre 2009 a 17:06, di Luca Schiano In risposta a: L’Islanda verso l’UE?

    L’Europa ha sofferto di divisioni e di beceri particolarismi che -uniti ai nazionalismi ciechi e distruttivi - l’hanno portata più volte sulla soglia dell’abisso. Ben venga l’Unione Eropea che dirime le controversie internazionali e ci rende tutti più partecipi di un destino comune alla luce della giustizia tra i popoli e della concordia comune.

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