La Danimarca al voto

, di Nives Costa

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La Danimarca al voto

Il primo ministro danese Anders Fogh Rasmussen ha indetto elezioni anticipate da tenersi il 13 novembre, una mossa che era attesa da molti osservatori fin dall’estate. I sondaggi danno in testa la coalizione di centro-destra guidata da Rasmussen, ma i recenti cambiamenti della politica danese potrebbe far spostare l’ago della bilancia. Al momento, Rasmussen è a testa di una maggioranza composta dal suo Partito Liberale e dai Conservatori, sostenuto dall’appoggio esterno del Partito del Popolo Danese.

Il Partito del Popolo Danese è stato al centro di numerose polemiche: è un partito di estrema destra, anti-europeista e che spesso oltrepassa i limiti della xenofobia. Alcune delle misure più controverse prese dal governo Rasmussen sono state direttamente volute e sostenute dal Partito del Popolo Danese. E’ ben nota la cosiddetta “regola dei 24 anni”, che limita il ricongiungimento familiare per le coppie miste fino a che entrambi i coniugi non abbiano compiuto i 24 anni, e richiede loro di provare un “attaccamento” alla Danimarca superiore di quello al paese di origine. Una regola palesemente in violazione di un diritto fondamentale, quello alla riunificazione familiare, che in fatti ha attirato le critiche di organizzazioni umanitarie e anche di organizzazioni internazionali quale la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Il Partito del Popolo Danese si è anche distinto per le sue dichiarazioni altamente provocatorie nel

... timori di una ulteriore deriva nazionalista del paese ...

corso della crisi delle vignette di Maometto, una crisi gestita con sorprendente leggerezza, e che ha fatto sorgere preoccupazioni per una ulteriore deriva nazionalista nel paese.

Proprio dalla vicenda delle vignette di Maometto è emersa una nuova stella della politica danese, Naser Khader. Khader, di origine siriana naturalizzato danese, si è distinto come rappresentate dell’islam moderato del corso della crisi, e ha in seguito fondato un nuovo partito, Ny Alliance (la Nuova Allenza), che si è collocato al centro con una spiccata attitudine liberale e liberista, e l’esplicito obiettivo di contrapporsi al Partito del Popolo. Ny Alliance è la novità di questa campagna elettorale e della politica danese degli ultimi mesi. Le elezioni del 13 novembre sanciranno il battesimo delle urne per Ny Alliance, che sembra più propensa a entrare in una coalizione con la destra di Rasmussen che coi social-democratici guidati da Helle Thorning-Schmidt.

Il colore del prossimo governo danese potrebbe quindi dipendere dal risultato elettorale del Partito del Popolo Danese rispetto a quello di Ny Alliance. Fino a questo momento, la campagna elettorale

... unico tema europeo l’eventuale referendum sul Trattato di Riforma...

è stata giocata su temi prettamente nazionali – tasse, riforma del welfare, qualità dei servizi pubblici - e la politica estera è passata in secondo piano. L’unico tema di respiro europeo che è stato portato al centro dell’attenzione riguarda il dibattito su un eventuale referendum sul nuovo Trattato.

Il Trattato dovrebbe essere ratificato già entro la fine dell’anno, ma né il premier né l’opposizione social-democratica vorrebbero andare al referendum. La Danimarca ha alle spalle un passato non incoraggiante per quel che riguarda l’Europa e le consultazioni referendarie: basti ricordare la bocciatura del Trattato di Maastricht nel 1992, e il fallimento del referendum del 2000 per l’adesione all’euro. Il paradosso è che, anche se la quasi maggioranza delle forze politiche presenti in parlamento sostengono ormai posizioni pro-europeiste, le consultazioni popolari, obbligatorie per ogni cessione di sovranità nazionale, sono sempre sul filo del rasoio. Per questo, prima della firma del recente Trattato, gli esperti legali danesi avevano minuziosamente esaminato il documento prima di richiedere, ed ottenere, le modifiche necessarie a evitare il temuto referendum. Se la necessità legale del referendum sembra quindi superata, quella politica è tutt’altro che conclusa. I Danesi sono abituati ad essere consultati per ogni modifica della loro sovranità nazionale, e a quanto pare hanno accettato malvolentieri quello che ritengono essere un escamotage per evitare la consultazione popolare. Alcuni commentatori ritengono che uno dei motivi che abbiano spinto Rasmussen alla convocazione delle elezioni anticipate sia stato proprio il desiderio di evitare un imbarazzante dibattito parlamentare sul tema, e di spostare l’attenzione sul tema del welfare e delle tasse.

Cosa bisogna dunque aspettarsi dalle elezioni del 13 novembre? È probabile che i Danesi si sveglieranno la mattina del 14 senza un radicale cambiamento nella politica del loro paese. Bisogna ricordare che la politica danese tende molto meno a contrapposizioni estreme rispetto

... sperando che le elezioni siano un primo passo per il riavvicinamento della Danimarca all’Europa ...

a quella italiana, e ne è un esempio il supporto trasversale di cui gode il famoso sistema di welfare del paese. Ma in una situazione in cui un cittadino su tre è ancora incerto sul suo voto ed il centro-destra è dato in vantaggio, molti si domandano se le forze moderate di centro raccoglieranno un successo sufficiente ad allontanare il Partito del Popolo dalla coalizione di governo. L’indebolimento politico di questo partito anti-europeista, nazionalista e reazionario sarebbe la notizia migliore che tutti noi potremmo ricevere la mattina del 14 novembre, sperando che si tratti di un primo passo per il riavvicinamento della Danimarca all’Europa.

Fonte delle immagini: elaborazione di Nives Costa di sue foto e di foto di Flickr

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