La goccia che ha fatto traboccare il vaso

La Grecia, l’Europa, la nuova disobbedienza civile

, di Jacopo Barbati

La goccia che ha fatto traboccare il vaso

Si potrebbe fare un parallelo apparentemente senza senso tra alcune storie lontane nel tempo e nello spazio, ma che in realtà hanno manifestato dinamiche sociali simili.

Gavrilo Princip, Carlo Giuliani e Luigi Spaccarotella

Il 28 giugno 1914, a Sarajevo, un tale Gavrilo Princip, rivoluzionario bosniaco, assassina l’erede al trono austroungarico Francesco Ferdinando. Come reazione, il regno d’Austria-Ungheria dichiara guerra al Regno di Serbia. Risultato finale: lo scoppio della I Guerra Mondiale.

87 anni dopo, il 20 luglio 2001, a Genova, durante la riunione del G8 che si è tenuta nel capoluogo ligure, capita che una camionetta dei Carabinieri, con solo 3 militari a bordo, venga accerchiata da un numero imprecisato di manifestanti “no-global” armati di sassi, bastoni, estintori e ogni sorta di oggetti contundenti. Mario Placanica, carabiniere ventunenne, si sente minacciato, estrae la pistola e spara due colpi. Uno di questi ferisce a morte un manifestante, Carlo Giuliani. Il fatto suscita clamore e acuisce il già forte risentimento di anarchici, no-global e black block vari nei confronti della Polizia, delle Istituzioni, dello Stato.

Sei anni dopo, l’11 novembre 2007, Gabriele Sandri, tifoso della S.S. Lazio che si sta recando in automobile da Roma a Milano per seguire una gara in trasferta della sua squadra del cuore, si ferma con alcuni suoi amici in una stazione di servizio autostradale nei pressi di Arezzo. Lì incontrano dei sostenitori della Juventus F.C. che da Torino stavano andando a Parma. Tra i due gruppi di tifosi nasce un battibecco, vola qualche insulto, ma poi tutto torna alla normalità. Non la pensa così Luigi Spaccarotella, un agente della polizia stradale che vede la scena dalla stazione di servizio che si trova sulla carreggiata opposta. Spara qualche colpo di avvertimento con la pistola d’ordinanza, ma qualcosa va storto e uno di quei proiettili raggiunge Gabriele Sandri, uccidendolo. Il fatto suscita clamore e acuisce il già forte risentimento di tifosi e ultras vari nei confronti della Polizia, delle Istituzioni, dello Stato.

Accidenti, ho scritto la stessa frase di qualche riga fa.

Alexandros Grigoropoulos

Arriviamo al sodo. Tutto quello che è accaduto/sta accadendo/accadrà in Grecia dal 6 dicembre 2008 in poi segue la trama di un film, anzi tre (quelli di cui sopra), che abbiamo già visto. Il 6 dicembre 2008 Alexandros Grigoropoulos, quindicenne attivista politico greco, partecipa al lancio di bombe incendiarie (secondo le prime notizie), o a uno scambio di insulti (secondo notizie successive) contro un gruppo di poliziotti. Un agente, Epaminonda Karconea, si sente minacciato, estrae la pistola e spara. Uno dei colpi ferisce a morte Grigoropoulos. Accidenti, ho scritto ancora la stessa frase di qualche riga fa.

E da lì è successo il finimondo: settimane di guerriglia urbana ad Atene e in altre città greche tra sedicenti anarchici mossi dal comune grido “Polizia assassina!” e la Polizia stessa; occupazione di emittenti radiofoniche al fine di manifestare in onde medie il malcontento verso la polizia; assalti a mezzo di bottiglie incendiarie verso Università, banche, scuole di polizia, etc; occupazione di centinaia di atenei universitari; azioni di protesta simili, compiute “per solidarietà” da parte di gruppi studenteschi in altre nazioni; Jorgos Papandreou, capo del principale partito di opposizione greco, ha chiesto le dimissioni del Primo Ministro Kostas Karamanlis, il quale, assieme al suo partito, perde fiducia tra i greci, delusi dalla gestione di questa situazione. O perlomeno così dicono i sondaggi. Un vero e proprio pandemonio.

Causato solo dall’episodio del 6 dicembre? No di certo. Grigoropoulos è, con le dovute proporzioni, il Francesco Ferdinando greco del nuovo millennio. Il suo omicidio è stato solo la miccia, il pretesto, la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E il vaso greco era già colmo, specialmente a causa dello scandalo immobiliare che ha coinvolto il Monastero di Vatopedi, lo scandalo a sfondo sessuale con annesso tentato suicido che ha coinvolto l’ex-segretario generale del Ministero della Cultura Christos Zachopoulos, ma soprattutto a causa delle inefficienti contromisure sulla crisi economica, che hanno visto il Governo greco elargire fondi per 22 milioni di euro alle banche anziché avviare delle iniziative rivolte alla fasce più sofferenti della popolazione.

Domande

Ciò che appare poco chiaro, in tutte queste storie di recente follia, è il rifiuto da parte di una certa parte dei giovani, dell’autorità della Polizia. Il poliziotto è visto come un nemico, non come un difensore; come espressione della potenza dello Stato, delle Istituzioni, delle Autorità. Potenza corrotta, ecco il problema.

È questo il sentimento che ha mosso i manifestanti violenti di Genova, i tifosi che reagirono nelle prime ore dopo la morte di Gabriele Sandri, i riottosi greci di questi giorni e coloro che greci non sono, ma sono giovani, europei e vivono lo stesso disagio, e che per “solidarietà” hanno manifestato in Francia, Spagna, Germania, Italia.

Ma esiste la solidarietà nella violenza? La Polizia, o meglio, i poliziotti, rappresentano veramente la corruzione dello Stato? Placanica, che era giovanissimo, ha sparato a Genova perché era corrotto, si sentiva uno sceriffo, o perché era in effetti spaventato dai sassi e dagli estintori che stavano piovendo contro di lui?

I poliziotti sono umani, e spesso sono ragazzi tali e quali ai presunti anarchici. Basta una divisa a cambiare tutto questo? Basta una divisa a trasformare degli amici in nemici?

E siccome sono umani, possono sbagliare. Spaccarotella ha sbagliato. Karconea ha probabilmente sbagliato. Ma questo non giustifica una guerra contro chi ci garantisce la sicurezza.

Se sono le Istituzioni, la Politica, lo Stato a essere corrotti, bisognerebbe agire contro di loro. O meglio, far in modo che essi agiscano su se stessi. Il fatto che il sentimento “anarchico” sia diffuso in molti Stati d’Europa, che in linea teorica sono a regime democratico, è un segnale grave. Significa che i cittadini non si sentono al sicuro, sentono di far parte di una colossale presa in giro nella quale loro sono le uniche vittime che non hanno altro mezzo di rivalsa se non la ribellione violenta.

Per fortuna i tempi delle grandi Rivoluzioni sanguinolente sembrano essere lontani. Fermiamoci prima di ripercorrere nuovamente quella strada.

Fonte imagine: Flickr

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