Le responsabilità dell’Italia nella crisi europea

, di #FIRENZE11MAGGIO2013

Le responsabilità dell'Italia nella crisi europea

Eurobull condivide con i propri lettori alcuni commenti redatti in vista della manifestazione «Gli Stati Uniti d’Europa per uscire dalla crisi» che si terrà a Firenze l’11 maggio 2013.

È molto facile dare la colpa alla Germania per quanto sta accadendo all’Europa. Ma la verità dei fatti è più complicata di così. Siamo tutti pronti a individuare le colpe in chi agisce e perciò stesso corre il rischio di sbagliare: ma come la mettiamo con coloro che non agiscono o, peggio, che agiscono fregandosene delle conseguenze prevedibili delle loro azioni?

L’Italia ha enormi responsabilità nella crisi europea e nello sciagurato modo di gestirla che hanno adottato i governi nazionali (fra i quali la Germania ha un peso determinante). Fra i tre maggiori Stati dell’Eurozona, l’Italia è lo Stato più libero da retaggi di cultura “sovranista” (l’idea secondo cui la sovranità nazionale è intoccabile e sacra) e quello più debole e incentivato dai fatti a favorire il processo di unificazione europea. Eppure l’Italia brilla per assenza di responsabilità – spesso per genuina irresponsabilità – negli ultimi vent’anni di storia europea.

I problemi dell’Euro nascono dalla mancanza di un governo democratico europeo a fianco della moneta unica. Questo vizio fondante (rimediabile!) è frutto di scelte fatte e sancite mentre in Italia scricchiolava e poi finiva la prima Repubblica – il sistema politico italiano cadeva in un vuoto di potere proprio mentre si decideva il destino dell’Europa a inizio anni ’90 e l’Italia ha dovuto poi accontentarsi di rincorrere l’entrata nell’Euro così com’era e ha potuto pesare poco sulle scelte di assetto politico dell’Europa.

Dal 1999 al 2009 (i primi dieci anni della moneta unica), la moneta unica ha significato enormi risparmi annuali per le casse degli Stati europei con alto debito pubblico: miliardi di € risparmiati ogni anno grazie ai bassi tassi di interesse da pagare sul debito, dovuti alla fiducia nella moneta unica (cioè nella Germania…). Nonostante questo, dal 1999 al 2009 l’Italia ha avuto in prevalenza governi che hanno aumentato la spesa pubblica. Il Paese ne è uscito delegittimato, ma la sua classe politica ha potuto illudere comodamente i cittadini-elettori: da un lato spendeva allegramente i risparmi dovuti all’entrata nell’Euro, dall’altro rigettava su “l’Europa” la colpa di ogni misura elettoralmente dannosa.

Allo scoppio della crisi europea nel 2009, l’Italia è perciò stata da subito il vero problema nascosto: un paese troppo grande per essere salvato, con il terzo debito pubblico al mondo cresciuto persino nei dieci anni di “vacche grasse” dovute all’Euro (oltre ai bassi tassi di interesse, l’Euro ci ha protetto dal vero e proprio aumento shock del prezzo del petrolio a inizio 2000), con una classe politica smarrita e ampiamente delegittimata. Le responsabilità negative dell’Italia hanno pesato nel ritardo con cui si è intervenuti per salvare la Grecia (facendo lievitare il costo del salvataggio e rendendolo quasi impossibile). Le responsabilità negative dell’Italia pesano nella scelta di utilizzare la sola “austerità” per contrastare la crisi: l’Italia delegittimata e inaffidabile ha perso il suo ruolo di mediazione e di proposta, favorendo una gestione della crisi in balìa dei puri rapporti di forza fra Stati.

Oggi l’Italia è in grado di provocare il suicidio dell’Europa e di se stessa. Ma per ciò stesso è in grado di pesare in modo decisivo per risolvere le contraddizioni che minano l’unità monetaria. Basta recuperare dignità, coesione e lucidità attorno all’unico obiettivo realistico: dare un governo federale all’Eurozona, superare la logica intergovernativa, dire basta alla retorica dei paesi ricchi contro paesi poveri, dei paesi responsabili contro paesi irresponsabili. In Europa ci sono europei poveri ed europei ricchi, europei oppressi ed europei eccessivamente privilegiati: è a questo livello che bisogna mettere in moto meccanismi di redistribuzione e solidarietà. Il resto sono discorsi buoni per un secolo fa: 1914.

Per visitare il sito dell’iniziativa «Gli Stati Uniti d’Europa per uscire dalla crisi» clicca qui. Per visitare la pagina facebook dell’evento clicca qui.

1. Post originariamente pubblicato sulla pagina dell’iniziativa

2. Fonte immagine Flickr

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