Lettera a Giulio Tremonti

, di Simone Vannuccini

Lettera a Giulio Tremonti

Signor Ministro,

il suo articolo pubblicato sul Corriere della Sera, su Le Monde e sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung il 6 marzo u.s. è un rilevante contributo al dibattito sulla crisi; ritengo sia importante portare avanti la riflessione su alcune intuizioni da Lei proposte.

Prima di tutto, la crisi non è finita. Forse – grazie alle misure espansive e alle costose iniezioni di liquidità poste a sostegno e garanzia della tenuta del sistema economico mondiale – non siamo ricaduti negli errori del passato e abbiamo limitato i danni. Ma è stato sconfitto un sintomo, non la (ben più grave) malattia. Questa, purtroppo, dipende da cause strutturali di natura non soltanto macroeconomica, ma soprattutto politica: il mondo – a causa dei global imbalances – vive immerso in una perpetua asimmetria di potere e l’Europa, come Lei fa notare, non riesce ad adeguare la dimensione dello Stato e del potere pubblico a quella del Mercato: “in Europa sono rimasti i confini politici”. La situazione greca ci ricorda, giorno dopo giorno, che anche gli stati nazionali rischiano di fallire in un mondo che non è più a loro misura, e che si muove ormai sulla scia della volontà, delle azioni e dei desideri di nuovi protagonisti di dimensioni continentali.

La seconda intuizione riguarda il ruolo dell’Europa, i poteri e gli strumenti che potrebbe mettere in campo. Ormai sessant’anni fa Carbone ed Acciaio furono messi in comune sotto un’Alta Autorità, con un atto “rivoluzionario” di rinuncia alla sovranità nazionale, per garantire la Pace; lo stesso vale oggi: soltanto rinunciando a nuove e sostanziali cifre di sovranità e dotandosi di nuovi strumenti l’Unione potrà sperare di dare un contributo reale alla rimozione delle cause profonde della crisi. Ne va della tenuta della moneta unica, dell’integrazione e – soprattutto – del futuro dei cittadini europei. L’Europa deve trovare in sé la forza per uscire dalla recessione, evitando di ripiegare su soluzioni esogene (come il FMI) o temporanee e puntando alla soluzione più diretta: il completamento dell’unificazione sovranazionale. Dopo la politica monetaria, è il momento di dotarsi di una politica fiscale europea. Serve una politica economica federale; occorre, in definitiva e come Lei ha ben sottolineato, creare una “sovrastruttura politica” (la Federazione europea) che abbia la stessa dimensione della struttura economica e che sia all’altezza delle sfide della contemporaneità (dagli approvvigionamenti energetici alla difesa fino alla sicurezza internazionale), sfide che incidono non poco sulle scelte di politica economica.

Concludo questa lettera con un appello: non è sufficiente rilevare le contraddizioni del mondo in cui viviamo, è necessario agire per risolverle. E Lei, Signor Ministro, ha sia le idee che il potere per metterle in pratica. Lei può fare il primo passo, sia personalmente sia indicando al Governo Italiano l’iniziativa da assumere, dimostrando che nel Vecchio continente il coraggio politico non si è ancora estinto del tutto, che esiste ancora la capacità di pensare e avviare a realizzazione grandi visioni politiche e ideali. Non serve una crisis management, serve il governo della crisi, serve rilanciare con forza l’idea della Federazione europea, perché nel prossimo futuro o l’Europa sarà federazione, oppure non sarà.

Citando il titolo del Suo libro, i cittadini europei vogliono la speranza, non la paura: dia loro un segno concreto di speranza proponendo ai Capi di Stato e di Governo e all’Ecofin di raddoppiare il bilancio dell’Unione attraverso l’emissione di eurobonds, di realizzare in tempi brevi la riforma federale della fiscalità continentale e di impegnarsi contestualmente a porre le basi – tra i Paesi che lo vorranno – della Federazione europea. Si dice solitamente che l’Italia ha sempre un ruolo importante da giocare in Europa: i giovani federalisti Le chiedono a voce alta di dimostrarcelo.

La prego, Signor Ministro, di gradire l’espressione della mia alta considerazione,

Simone Vannuccini Segretario generale GFE

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