Gli sviluppi ai quali stiamo assistendo indicano con chiarezza lampante la necessità vitale di avviare subito la costruzione dello Stato federale europeo partendo dall’eurozona.
Il problema cruciale rimane la precarietà dell’euro. Abbiamo avuto la decisione della Banca Centrale Europea del 6 settembre per acquisti illimitati, ma condizionati alla sottoscrizione di ulteriori impegni di austerità, di titoli di debito sovrani degli Stati che chiederanno un aiuto in collegamento con il Meccanismo europeo di stabilità. E c’è stata il 12 settembre la sentenza della Corte costituzionale tedesca che, sbloccando la ratifica da parte della Germania del Fiscal Compact e del Meccanismo europeo di stabilità, ha rafforzato il passo compiuto dalla BCE. Va d’altra parte notato che questa sentenza ha confermato i limiti istituzionali dell’attuale sistema di salvataggio dell’euro e degli Stati in difficoltà. La corte di Karlsruhe sostiene infatti che nell’attuale sistema intergovernativo il Parlamento tedesco deve mantenere un diritto di veto permanente sul fondo salvastati ed è escluso qualsiasi trasferimento sostanziale di responsabilità alla Commissione europea. La Corte tedesca mette dunque in evidenza la vera alternativa di fronte alla quale si trovano i paesi dell’eurozona: accettare il diritto di veto permanente del Parlamento tedesco (come è avvenuto negli ultimi due anni), oppure realizzare un nuovo sistema democratico a livello europeo riformando in senso federale le istituzioni dell’Unione europea.
Le decisioni suddette, se danno un po’ di respiro, non mettono comunque in sicurezza l’euro, come ben dimostra l’andamento dei mercati. È chiaro che l’irreversibilità dell’unione monetaria e, quindi, dell’unificazione europea si potrà raggiungere solo con la creazione di un vero governo economico europeo, il che implica un trasferimento di sovranità nel campo fiscale e macroeconomico a organi federali e democraticamente legittimati. Per questo ci vuole un trattato costituzionale fra i paesi dell’eurozona (e quelli che vogliono seriamente entrarvi), che deve essere realizzato entro il periodo di respiro che le misure tampone ci lasciano, ma la cui costruzione deve essere avviata subito, essendo chiaro che il fatto stesso di avviarla creerà aspettative atte a migliorare immediatamente e nettamente le prospettive dell’unificazione europea.
Sul fronte dell’opinione pubblica vediamo una crescita consistente e continua delle tendenze populiste (in questo ambito si collocano anche le spinte separatiste) ed euroscettiche che di fatto sono convergenti. C’è stato, in occasione delle elezioni generali nei Paesi Bassi, un risultato favorevole ai partiti pro-europei che ci fa tirare un sospiro di sollievo. Ma il trend è estremamente preoccupante se si guarda ai sondaggi che indicano una crescente sfiducia nei confronti dell’Unione europea e alle grandi manifestazioni in Grecia, Spagna e anche in Francia, nelle quali la giusta protesta contro la mancanza di equità caratterizzante le manovre di risanamento si intreccia con posizioni di rifiuto verso l’avanzamento dell’unificazione europea. Anche in Italia, i cui cittadini sono stati sempre all’avanguardia nel sostenere l’avanzamento dell’unificazione europea, non solo si fanno avanti, nel Movimento Cinque Stelle e nella Lega Nord, critiche all’unione monetaria europea che, non indicando la necessità del suo completamento con l’unione economica e politica, favoriscono di fatto le spinte alla dissoluzione dell’euro. Lo stesso ex capo del governo Silvio Berlusconi, che è il leader di una forza politica che intende candidarsi alla guida del paese, contribuisce a rafforzare il trend euroscettico (facendo la sua parte nel favorire l’instabilità dei mercati finanziari) con dichiarazioni irresponsabili fra cui quella secondo cui la Germania dovrebbe uscire dall’euro.
In questo contesto è emerso l’annuncio da parte del premier Monti di un Vertice europeo in Italia all’inizio del 2013 diretto a contrastare i fenomeni crescenti di populismo antieuropeo. Ottima idea, purché si sia consapevoli che c’è un solo modo per contrastare seriamente questi fenomeni, che hanno chiaramente la loro radice nel fatto che l’Unione europea, con i suoi attuali deficit di democrazia e di efficienza, non è strutturalmente in grado di dare risposte alle fondamentali preoccupazioni dei cittadini per la loro sicurezza economica e sociale. Occorre dunque avviare subito e realizzare rapidamente la federazione europea, partendo dall’eurozona, come strumento insostituibile per mettere in sicurezza l’euro e rilanciare una crescita che sia socialmente ed ecologicamente sostenibile. Pertanto l’annunciato vertice europeo di Roma sarà una cosa seria se sarà l’occasione per annunciare solennemente, con una nuova Dichiarazione Schuman (quella che il 9 maggio 1950 ha dato avvio alla costruzione del sistema delle Comunità europee), la decisione da parte dei governi più europeisti di avviare concretamente la costruzione della Federazione europea.
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