Prima tappa verso Lisbona

, di Stefano Rossi

Prima tappa verso Lisbona

Nel gran lavoro che sta portando avanti il Governo italiano, tra decreti sicurezza e problemi di “monnezza”, tra leggi ad personam e leggi ad aziendam, spunta l’approvazione del disegno di legge per la ratifica del Trattato di Lisbona.

L’esecutivo di Berlusconi, nel tempo record di poche settimane, ha fatto parlare molto di sé, in Italia e all’estero, ma non si può certo negargli di essersi dato da fare: la linea intrapresa è caratterizzata da grande fermezza e determinazione, almeno per quanto riguarda quei temi che, in una tiepida campagna elettorale ancora molto vicina, hanno scaldato gli animi, specialmente a destra.

... un esecutivo che ha fatto molto parlare di sè in Italia e all’estero ...

Il decisionismo che viene ostentato, legittimamente, dal Presidente del Consiglio, è probabilmente ciò che ha fatto vincere le elezioni a lui e ai suoi alleati, ma restano temi importanti sui quali incombe un’ambiguità che desta alcune preoccupazioni. Neanche a dirlo, da un lato lo slancio energico della nuova squadra di governo spinge verso soluzioni che dovrebbero essere ragionate e discusse, mentre dall’altro non mancano incertezze e distinguo su fatti per i quali la politica, tutta, dovrebbe adottare un’unica linea.

L’attualità europea si inserisce decisamente in questo secondo contesto, portando tra la mani del Governo problemi relegati ai margini del dibattito politico quotidiano. Il risultato è che proprio sul decreto legge riguardante l’attuazione degli obblighi comunitari, il Governo è “andato sotto”. L’episodio è stato fortuito, ci tengono a precisare gli esponenti della maggioranza, che non sono stati risparmiati da una sonora tirata d’orecchie da Berlusconi; non si possono quindi trarre valutazioni politiche, ma resta che l’attenzione del pubblico pagante è stata dirottata sulla questione di come l’Italia rispetti gli obblighi europei. La permanenza di una televisione di proprietà dell’attuale Presidente del Consiglio su frequenze abusivamente sottratte ad un’altra emittente, non è soltanto un fatto indecoroso che il bel paese si porta dietro, almeno fino alla prossima legge sul conflitto di interessi, ma costituisce la violazione di uno degli obblighi che l’Italia si è assunta in Europa: quello del rispetto delle sentenze della Corte di giustizia di Lussemburgo.

Se poi il premier a pochi giorni dalla sua elezione è arrivato, dice lui, a “minacciare” l’UE di statalizzare l’Alitalia, e se la Commissione europea bacchetta l’Italia proprio in tema di sicurezza, allora il caso si complica.

L’Europa sarà la spina nel fianco del nuovo governo? A questo interrogativo è forse ancora troppo presto cercare di rispondere, ma fin qui possiamo dire che i presupporti ci sono tutti. D’altra parte, non è un segreto che la seconda forza della maggioranza guardi con sfavore l’integrazione dei popoli e rivendichi l’indipendenza della Nazione padana; è proprio la Lega Nord, infatti, che ha alzato la mano ieri al Consiglio dei ministri per dissentire, finora solo a parole, sul disegno di legge che porterà all’entrata in vigore del Trattato di Lisbona. L’idea dei seguaci del “senatur” è quella del referendum abrogativo sulla legge di ratifica che verrà approvata in Parlamento; i toni che usa la Lega per fare politica, si sa, sono sempre esagerati, e la speranza è che questa uscita sia solo un pretesto per far sentire il proprio peso elettorale. Ma se così non fosse, se l’intenzione di Bossi è effettivamente quella di andare avanti per questa strada, ci si troverebbe nell’ennesima, e ben più grave delle precedenti, situazione di imbarazzo; imbarazzo nei confronti delle istituzioni europee, dei popoli europei e di quello italiano.

... la prossima tappa sul percorso dell’integrazione è di primaria importanza ...

Il condizionale è d’obbligo, anche in considerazione delle dichiarazioni che giungono da vari esponenti della maggioranza: Frattini sostiene che “non ci sono divisioni nel governo”, Bocchino dice che “il rapporto con le istituzioni europee non deve sempre essere messo in discussione attraverso percorsi referendari che rispondono a logiche di pancia più che istituzionali”. Parole rassicuranti, che non cancellano però lo scetticismo della forza padana, alla quale basterà raccogliere mezzo milione di firme per mettere in atto il suo progetto.

Staremo a vedere, con la consapevolezza che la prossima tappa sul percorso dell’integrazione europea è di primaria importanza, e sarebbe un peccato se venisse gettata nel tritacarne della strumentalizzazione politica.

Fonte dell’immagine: Flickr.com - Simone Ramella

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