Profeti inascoltati

Più Europa per salvare l’euro

, di Giorgio Anselmi

Profeti inascoltati

Avevamo detto e scritto che una moneta unica senza un bilancio adeguato per aiutare gli Stati più in difficoltà non può sopravvivere. Avevamo detto e scritto che bisognava unificare l’emissione del debito sovrano per evitare la concorrenza tra gli Stati. Avevamo detto e scritto che il Patto di stabilità era il surrogato di un governo europeo, destinato ad essere travolto alla prima seria crisi. Insomma, avevamo detto e scritto che un’unione monetaria senza un’unione politica non può reggere a lungo. Profeti inascoltati.

Ora che la crisi è scoppiata, tutti scoprono quelle amare verità. Certo, la speculazione internazionale, come ha detto il premier Papandreu, ha fatto la sua parte. Altrettanto vero è che la finanza anglosassone, le cui banche hanno aiutato il governo greco ad occultare l’enorme buco di bilancio con gli artifici contabili di cui sono maestre, attacca l’euro perché la Banca centrale europea è l’unico vero ostacolo ad una politica inflazionistica. Quell’inflazione che farebbe sommo comodo a tutti i debitori, a cominciare dagli Stati Uniti, i cui debiti pubblici e privati, se sommati, ammontano al 400 % del PIL.

Non resta però meno vero che gli attacchi della speculazione si dirigono dove sperano di poter rompere le dighe. La forza di una catena, si diceva nella vecchia Bundesbank, si misura dalla resistenza del suo anello più debole. Col rifiuto di ricorrere al Fondo monetario internazionale per salvare la Grecia, l’Unione europea ha dato una prima prova di volontà. Devono seguirne altre: emissione di Union bonds, aumento del bilancio europeo, seggio unico di Eurolandia nel FMI. Talvolta si muore d’infarto perché sono mancati segni premonitori, ma si può anche morire perché si decide di trascurare quei segnali. Per l’Europa il campanello d’allarme è suonato alto e forte. Se si ignora, potrebbe essere la catastrofe.

Fonte immagine : Flickr

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