Se l’Europa affonda a Cipro

, di Valeria Nanni

Se l'Europa affonda a Cipro

Continua quella che molti hanno definito la “Via Crucis europea”.

Fa tappa a Cipro, la quinta stazione, il quinto Paese europeo salvato da Bruxelles e Fondo Monetario Internazionale (dopo Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna). Qui la gente scende in piazza a manifestare contro l’austerity, contro lo spettro tedesco che si aggira per il nostro continente, contro il fronte rigorista del Nord. Qui, per la prima volta dall’inizio della crisi che ha colpito il continente europeo, il costo del salvataggio di uno Stato ricade con una pesantezza inusitata direttamente sulle spalle –o meglio, nelle tasche- dei cittadini.

È questa la decisione, definita dal neopremier cipriota Nicos Anastasiades, “dolorosa ma necessaria”, che giovedì 14 e venerdì 15 marzo è stata presa dall’Eurogruppo, riunitosi a Bruxelles, dopo undici estenuanti (ma, evidentemente, non sufficienti) ore di negoziato che ha visto per l’ennesima volta contrapposti il fronte del Nord e quello del Centro-Sud.

È questo l’ennesimo tassello di una miope gestione della crisi da parte delle istituzioni europee.

Istituzioni che decidono che la ricapitalizzazione delle banche cipriote passerà per metà attraverso i depositanti. In che modo? Molto semplicemente attraverso un prelievo una tantum straordinario del 6,7% sui conti correnti fino a 100.000 euro e del 9,9% su quelli oltre i 100.000.

Questo è il pedaggio imposto dall’Eurozona per concedere a Cipro un prestito da 10 miliardi (prestito che, ad onor del vero, era stato richiesto per 17,5 miliardi, pari quasi all’intero ammontare del debito pubblico cipriota) che dovrebbe salvare l’economia disastrata dell’isola del Mediterraneo. Con questa inedita scelta si rompe così in Europa il tabù di tassare i soldi dai depositi e si consuma l’ennesimo compromesso al ribasso nel tentativo di conciliare rigore di bilancio e misure per la crescita.

Ma di fronte al rischio di degenerare nell’illegalità e di violare le loro stesse leggi (la direttiva sui risparmi del 2008 garantisce infatti tutti i risparmiatori fino a 100.000 euro), oggi arriva una vaga retromarcia delle istituzioni europee che, riunite in una sessione straordinaria, affermano che i piccoli depositi devono essere trattati diversamente dai grandi depositi e provano così ad indurre una maggiore progressività della tassa forzosa, fermo restando chiaramente il tetto degli introiti stabiliti. Dalla misura ci si aspetta infatti di ricavare 5,8 miliardi di euro.

La decisione comunque rimane. Alla fine la Germania ed i leader dell’Eurogruppo hanno scelto questa strada finora impraticata, che mette terribilmente in luce l’esistenza di un’Europa “con due pesi e due misure”; strada intrapresa nella convinzione che Cipro sia un Paese troppo piccolo e irrilevante dal punto di vista economico (il suo PIL è circa lo 0,16% di quello europeo) e dunque che una manovra di questo tipo non sarebbe stata in grado di causare contagi nell’Eurozona. Naturalmente i mercati non la pensano allo stesso modo. Pare ovvio infatti che nel giro di qualche settimana sarà a tutti molto chiaro che, una volta infranto il tabù, i depostiti delle banche europee non potranno più definirsi al sicuro dalle decisioni dell’Eurogruppo.

Stupisce sempre più quindi come il ricatto sia sostituendo la solidarietà, come l’Europa di oggi stia agendo con pressoché totale miopia, rischiando di incrinare ulteriormente –come affermano alcuni dirigenti del Partito Democratico- il rapporto di fiducia con i cittadini europei.

Stupisce notare come l’Europa di oggi abbia molto poco a che vedere con il sogno di un Europa unita, solidale, democratica, sociale e federale dei suoi padri fondatori.

Quello che il Financial Times definisce “un altro salvataggio pasticciato” ci pone davanti quindi ad un’Europa che decide di affondare e di non salvare ciò che resta dell’economia cipriota.

Di fronte ad una decisione che segna un passaggio triste della storia europea, dovremmo cominciare a chiederci: “Quanto costa la non-Europa?”.

1. L’articolo è stato inizialmente pubblicato sul sito dei Giovani Democratici - Toscana

2. Fonte immagine Flickr

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