Silvio Berlusconi: anti-europeista per costituzione

Cartellino rosso ad Antonio Tajani

, di Nicola Vallinoto

Silvio Berlusconi: anti-europeista per costituzione

La dichiarazione di Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea, rilasciata al Giornale nell’articolo «Il Pdl? Non è populista. Il Cav odia la burocrazia ma è il primo europeista» [1] non può che lasciar stupefatti e far inorridire tutti coloro che credono nell’ideale spinelliano di un’Europa libera e unita ed hanno fatto della battaglia federalista l’obiettivo prioritario del proprio impegno politico.

Procediamo subito a smentire tre argomenti palesemente falsi di cui si è fatto portavoce il forzaitaliota Antonio Tajani.

 «Il Pdl e prima Forza Italia sono sempre stati forti sostenitori del progetto europeo. Mai un voto contro l’integrazione né nelle istituzioni europee né in Italia».

I Governi guidati da Silvio Berlusconi si sono caratterizzati con posizioni di netta rottura rispetto alla tradizionale politica europeista dell’Italia. Molte decisioni e molti episodi testimoniano questa inversione di rotta. L’abbandono del profilo europeista si è palesato con la gestione quanto meno «disattenta» del passaggio all’Euro e il ripetutamente dichiarato euroscetticismo di diversi membri dell’esecutivo, che hanno portato alle dimissioni del Ministro degli esteri Renato Ruggiero e al conseguente «interim» degli Esteri al Presidente del consiglio, per la bellezza di 11 mesi.

La scarsa sensibilità europeista si è riscontrata anche nell’applicazione delle politiche dell’UE: molte direttive non attuate, il più alto numero di procedimenti d’infrazione da parte di Organismi comunitari, l’applicazione della «finanza creativa» alla stesura del bilancio dello Stato, per aggirare le condizioni di Maastricht, l’opposizione ai programmi europei di lotta alla criminalità (dal mandato d’arresto europeo all’istituzione di uffici come l’Olaf ed Eurojust), fino all’approvazione di leggi (come sul falso in bilancio) in netta controtendenza rispetto agli indirizzi comunitari. Abbandonato il ruolo di sostenitore dell’integrazione europea, l’esecutivo scarica a più riprese sulle conseguenze dell’allargamento e dell’introduzione della moneta unica la colpa della crisi economica interna.

 «Berlusconi ha ribadito concetti [..] che richiamano il pensiero di Altiero Spinelli».

Questa è la menzogna più grande e merita una risposta circonstanziata che parte dagli atti compiuti da Silvio Berlusconi in qualità di Presidente del Consiglio ovvero di massimo rappresentante dell’Italia nei consessi europei ed internazionali. Si segnalano,in particolare, due ambiti in cui l’azione dei governi italiani (guidati da Silvio Berlusconi) sono stati particolarmente anti-federalisti: nei lavori della Convenzione europea e nelle discussioni sulla revisione del Patto di stabilità.

La stesura della Costituzione rappresentava, infatti, un’occasione straordinaria per far compiere all’Unione quel salto federale e sovranazionale senza di cui il nostro continente è condannato all’impotenza e alla marginalità. Ai tempi della CED e del Trattato Spinelli l’Italia ha saputo giocare un importante ruolo di avanguardia. Questa volta invece il nostro Paese ha recitato una parte secondaria ed anzi ha spesso osteggiato le proposte più ambiziose emerse in seno alla Convenzione [2] .

In particolare, a parte qualche formale e generica dichiarazione, il Governo italiano si è ben guardato dal condurre una battaglia contro il diritto di veto in settori cruciali come la politica estera ed il bilancio. Ha proposto la cancellazione della prospettiva federale nell’articolo 1 della Costituzione europea. Inoltre si è battuto con decisione contro l’inserimento del diritto alla pace e del ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali nell’articolo 1. Non a caso, negli stessi mesi il Presidente del Consiglio ed i suoi ministri si accodavano nella vicenda irachena alle decisioni dell’Amministrazione americana, arrivando a vantare come un successo la rottura della solidarietà europea.

Durante il semestre di presidenza italiana, il nostro Governo ha tentato ancora una volta di annacquare le parti più innovative della Costituzione, finendo per accettare tutti i paletti posti dalla Gran Bretagna contro un rafforzamento delle istituzioni europee.

Non meno grave risulta il comportamento dell’Esecutivo berlusconiano nella revisione del Patto di stabilità. Dopo aver appoggiato durante il semestre di presidenza le pretese di Francia e Germania contro la lettera e lo spirito dei Trattati, l’Italia si è fatta capofila dei Paesi che volevano allentare gli impegni liberamente assunti prima dell’adozione dell’euro. Molte dichiarazioni del Premier e di importanti ministri hanno anzi accreditato l’idea che tutti i guai dell’economia italiana derivino dall’adozione della moneta unica, trascurando le proprie notevoli colpe nel passaggio dalla lira all’euro. Un partito di governo, la Lega Nord, è giunta addirittura a chiedere il ritorno alla vecchia divisa nazionale. Il risultato è evidente: insofferente e recalcitrante verso i vincoli europei, il Governo Berlusconi ha gettato il Paese in una crisi che da economica e finanziaria si è poi trasformata anche in morale e politica.

 «La sua (del Presidente del PE Schulz, ndr) decisione di intervenire in una vicenda interna italiana è inopportuna proprio perché è Presidente del Parlamento europeo».

Silvio Berlusconi ha sempre considerato l’Unione europea un inutile orpello ed ha cercato, in ogni circostanza, di dileggiare le sue istituzioni ree di porre un argine ai comportamenti sovversivi del cavaliere nostrano. A puro titolo di esempio di come sono state considerate le istituzioni europee vale la pena ricordare uno dei passaggi più vergognosi del governo Berlusconi. Si tratta della presentazione del semestre italiano di presidenza del Consiglio europeo all’Europarlamento. Durante l’audizione del 2 luglio 2003 il Presidente del Consiglio europeo allora in carica, Silvio Berlusconi, ha insultato i membri dell’Assemblea di Strasburgo [3] definendoli «turisti della democrazia» e ha soprannominato «kapo’» il deputato tedesco Martin Schulz. In seguito a questo intervento l’allora presidente del Parlamento europeo Pat Cox ha dovuto chiedere scusa a Schulz a nome di tutti i parlamentari.

In conclusione non possiamo che restituire al mittente le false dichiarazioni di europeismo, condite con salsa spinelliana, ed affermare che Silvio Berlusconi rappresenta, in modo netto e inequivocabile, il primo degli anti-europeisti.

Fonte immagie Flickr

Note

[1«Il Pdl? Non è populista Il Cav odia la burocrazia ma è il primo europeista» http://www.ilgiornale.it/news/interni/pdl-non-populista-cav-odia-burocrazia-primo-europeista-864536.html

[2Per non dimenticare: i disastri in politica estera del governo Berlusconi http://www.peacelink.it/europace/a/25680.html

[3L’intervento di Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, e le repliche durante la presentazione del semestre europeo al Parlamento europeo, 2 luglio 2003.
 http://www.youtube.com/v/IyeUl3zEJtU&hl=en
 http://www.youtube.com/v/iIEQcfhAov4&hl=en
 http://www.youtube.com/v/aJhCzT3aYUQ&hl=en

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