Tulipani gialli e altri fiori dal mondo (II)

Storia di una straordinaria avventura

, di Claudia Muttin

Tulipani gialli e altri fiori dal mondo (II)

CAPITOLO SECONDO - Com’erano belli, com’erano lontani

Sulla strada del ritorno ci eravamo fermati un paio di giorni dagli zii della mamma a Nancy e quando finalmente eravamo tornati a casa avevo trovato una sorpresa davvero bella ad aspettarmi: una lettera di Valentijn.

Beste Samuele,

per prestare fede al PDTG (Patto dei Tulipani Gialli, ndr) appena sei partito ho pensato di scriverti. Chissà, magari arriverà prima in Italia la mia lettera di te! Nella busta ho messo una cosa preziosa, che Augustyn mi faceva sempre vedere. Hai visto? È una foto dei nostri nonni da giovani. Com’erano belli! Tu sai come si erano conosciuti? A me Augustyn aveva raccontato qualcosa, ma ogni volta che cominciava a parlare della sua giovinezza finiva con il preoccuparsi della mia e con l’impartirmi qualche lezione di italiano. Ora so perché e spero proprio che un giorno anche noi ci scatteremo una foto come quella!

Un abbraccio. Kus, Valentijn

Dopo averla letta corsi subito nell’appartamento dei nonni. Stavano disfacendo le valigie sul letto e io mi tuffai accanto a loro.

“Valentijn mi ha scritto! Mi ha già scritto!”

“Buone persone i Van Zucht… Augustyn ha fatto davvero un buon lavoro”

“Guarda cosa c’era nella busta!”

Gli mostrai la foto ed il nonno, mescolando gioia e nostalgia, cominciò a raccontare… Lui e la nonna erano molto giovani quando, carichi di sogni e speranze, avevano deciso di emigrare in cerca della fortuna che la vita gli aveva promesso. A quel tempo, in molti avevano lasciato l’Italia per le patate della Germania e il carbone del Belgio; quando anche loro avevano deciso di andarsene era autunno: la stagione della semina dei tulipani. Avevano dovuto attraversare tre frontiere, risalire tutta la Francia e il Belgio e quando finalmente dopo ben due settimane avevano raggiunto l’Olanda, non vi avevano trovato nulla che si sforzasse di assomigliare ad una casa.

Dopo un mese da emigranti non avevano ancora conosciuto un olandese ma avevano trovato lavoro entrambi. La nonna era tata assunta da una zout-thuis, una “casa del sale” dove per 10 ore al giorno era impegnata nella salatura delle aringhe del Mare del Nord e il nonno, come previsto, lavorava nelle piantagioni dei tulipani. Avevano imparato solo quattro parole di olandese: tulp (tulipano), zeebanket (aringhe), bodem (terra) e zout (sale); ed in compenso avevano imparato a comprendere benissimo gran parte dei dialetti italiani parlati dagli altri emigrati.

Non erano riusciti a farsi nuovi amici e la possibilità di integrarsi nella comunità italiana non faceva per loro: avevano lasciato Roma per farsi una nuova vita, non per vivere di ricordi e chiudersi in se stessi. A detta del nonno, comunque, le loro speranze non avrebbero tardato a farsi strada tra i tulipani gialli…

Mentre nonno Paride e nonna Elena cercavano il loro coraggio in un piatto di zuppa bollente, stanchi del sale quanto della terra, degli uomini puri e forti, sparsi in tutto il mondo, condividevano il loro sogno. Quello di creare una nuova patria, degna dei sogni dei suoi cittadini e dimentica dell’odio della Guerre Mondiali: quello di veder nascere un’Europa senza più estranei e nemici.

E mentre io preparavo con cura la busta che avrebbe attraversato quella stessa Europa, l’effige di uno di quei sognatori, Altiero Spinelli, mi osservava orgoglioso dal “suo” nuovissimo francobollo. Mi sentii in dovere di ricambiare il suo sguardo con un sorriso di gratitudine e corsi a casa, impaziente di ricevere notizie dall’Olanda di Valentijn.

Beste Samuele,

ho provato anch’io ad indagare sull’amicizia di Augustyn e Paride ma la nonna è stata piuttosto misteriosa. Mi ha detto solo che “è stata la terra a farli conoscere”… io ci ho pensato un po’ e la risposta non può essere che una: i tulipani gialli! Forse lavoravano tutti e due nelle piantagioni che sarebbero diventate della mia famiglia! Continuo a sorridere pensando a questa cosa: la terra l’aveva capito prima degli uomini! Insomma, non avevano niente in comune e avevano più ragioni per considerarsi estranei, per spaventarsi a vicenda, per sentirsi figli di mondi diversi, che buoni motivi per conoscersi. Penso che la terra invece sapesse già cosa li aspettava. Semplicemente perché vedeva in loro lo stesso uomo, lo stesso sogno, la stessa patria.

A prestissimo. Kus, Valentijn

Fonte dell’immagine: Flickr.com - Giorgio Violino

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