Un Governo democratico per l’Europa

, di Gioventù Federalista Europea

Un Governo democratico per l'Europa

Documento presentato all’evento finale della campagna I Live, I Vote! per la promozione della partecipazione giovanile alle elezioni europee. Il documento raccoglie le idee discusse a Verona nell’incontro I Think, I Vote!

1. Lo “stato dell’arte” del processo di integrazione europea

L’attuale Unione Europea (UE) funziona ancora sulla base del Trattato elaborato a Nizza nel 2000, la cui complessità e lontananza dai cittadini hanno dato il via alla convocazione della Convenzione sul Futuro dell’Europa e alla redazione del testo costituzionale. Nel frattempo, dal 2000 ad oggi molte cose sono successe: l’attacco alla Torri Gemelle e la rinnovata attenzione su terrorismo e sicurezza internazionale, i conflitti in Afghanistan, Iraq, Darfur, Libano, la bolla del petrolio, la crisi economica e finanziaria; limitando lo sguardo al Vecchio Continente, ricordiamo l’allargamento a dodici paesi dell’est Europa ed il fallimento del progetto “costituzionale” dopo i referendum negativi in Francia ed Olanda nel 2005. Oggi l’Europa, il più avanzato esperimento di integrazione sovranazionale al mondo, composto da ben 27 stati membri, continua a funzionare come la comunità per la quale era stato pensato il trattato di Nizza, ovvero un’Unione a 15; l’unanimità rispetto alle decisioni più importanti (quelle sulla politica fiscale, estera e di difesa) resta il principio cardine di un’Europa intergovernativa, incapace di procedere sulla via dell’unificazione politica immaginata dai suoi padri fondatori (Schuman, Monnet, Spinelli, Adenauer, De Gasperi) e di accettare il proprio ruolo di attore protagonista nello scenario delle relazioni internazionali. Il Trattato di Lisbona, maldestro tentativo dei Governi di portare a compimento l’avventura della “Costituzione Europea”, rimane vittima delle condizioni particolaristiche richieste da ogni singolo paese membro per tutelare la propria – fittizia – sovranità, e non può quindi rappresentare un passo significativo (anche se importante) verso gli “Stati Uniti d’Europa”, mentre la Commissione Europea – che potrebbe rappresentare il motore ideale e propositivo dell’integrazione – naviga a vista tra il compiacimento dei governi e la realizzazione dell’”Europa minima possibile”.

2. Le elezioni europee del 2009

Quando Jacques Delors – ex presidente della Commissione – paragonava l’Europa ad una bicicletta, pensava probabilmente ad un situazione simile a quella attuale: considerato che la politica ha smesso di “pedalare”, di immaginare il futuro dell’Unione, l’approdo naturale dell’integrazione sovranazionale, l’intera costruzione (la bicicletta) rischia non soltanto di fermarsi, ma addirittura di cadere. Ed è esattamente questo che è accaduto con le recenti elezioni del 6-7 giugno 2009 per il rinnovo del Parlamento Europeo. La mancanza di consapevolezza politica, la disinformazione e la distrazione creata dalle vicende interne ai singoli paesi, hanno trasformato le elezioni in un fallimento di partecipazione, nonostante gli sforzi (sia in termini di comunicazione che di risorse economiche) impiegati dalle istituzioni europee per “avvicinarsi ai cittadini”, che hanno spesso confuso il diritto all’informazione con il diritto di partecipare alle decisioni. E’ naturale che, in mancanza di un progetto politico, di una visione ideale e del coraggio per realizzarla, i cittadini non si sentano partecipi della costruzione europea. In altre parole, che senso ha andare a votare per un potere che non esiste, per un’Europa che non riesce a far sentire – unita – la sua voce e a risolvere positivamente i problemi – grandi e piccoli – che affliggono i cittadini europei al tempo della globalizzazione? Da questa tornata elettorale è comunque possibile far emergere un risultato, palesato dal successo delle forze “alternative” ai partiti tradizionali: per la prima volta entrano nel Parlamento Europeo (PE) deputati apertamente contrari all’integrazione europea, euroscettici. Ma il lato positivo della medaglia sta nel fatto che i cittadini votanti si sono schierati: il successo dei verdi o dei già citati conservatori sta a significare che la nuova linea di demarcazione fra gli europei non corre più perfettamente tra popolari (centro-destra) e socialisti/democratici (centro-sinistra), ma tra coloro che vogliono dare ai problemi globali una soluzione sovranazionale, cosmopolita o coloro i quali, invece, preferiscono restare chiusi tra i confini dello stato nazionale, e dare a quest’ultimo la priorità rispetto alle complesse ed interconnesse dinamiche e problematiche del mondo contemporaneo.

3. Quale Futuro per l’Europa?

A seconda di quale di queste forze prevarrà, l’Europa potrà restare un oggetto passivo della Storia mondiale o tornare ad esserne uno dei soggetti principali. Ma affinché quest’ultima possibilità accada davvero, l’Unione deve necessariamente riformarsi e dotarsi degli strumenti necessari per affrontare con successo le sfide che le si pongono di fronte: l’obbligo politico e morale di governare l’economia continentale e mondiale, riducendo le disuguaglianze e favorendo libertà individuale ed equità, l’impellenza di risolvere la questione energetica con una politica unica di approvvigionamento e l’urgenza di rispondere alla crisi ecologica con grandi investimenti comuni – quindi federali – nell’opportunità della green economy, la possibilità di intervenire negli scenari “caldi” del mondo (dall’Africa al Medio-Oriente) con delle proprie forza di pace, l’opportunità di parlare con una voce unica nelle grandi assemblee internazionali, siano esse economiche (Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale) o politiche (Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite). La soluzione politica e istituzionale a tali problemi risiede nell’evoluzione dell’Unione Europea in una vera e propria Federazione, con poteri limitati ma forti, dotata di governo democratico ed efficace legittimato dalla volontà popolare scaturita dalle urne delle Elezioni europee.

Premesso tutto quanto sopra, i giovani partecipanti all’evento I THINK, I VOTE, chiedono

 ai parlamentari europei, forti della legittimità democratica derivante dal voto dei cittadini, di esaminare attentamente le candidature alla carica di Commissario europeo, al fine di dare il proprio voto di fiducia ad un collegio che dia garanzia di impegno per un nuovo ruolo propulsivo della Commissione europea e per la ripresa del processo di unificazione federale dell’Europa;

 ai capi di stato e di governo, di riscoprire l’attualità e la forza del progetto politico europeo, e quindi di impegnarsi a fondo per rimuovere tutti gli ostacoli – in primis, l’unanimità e la miopia nazionalista - che separano l’attuale Unione da una vera comunità politica;

 ai cittadini europei, di tornare sulle strade dell’impegno civile e politico in ogni momento della loro vita, nella speranza che – tra cinque anni - le prossime elezioni europee possano rappresentare un alto momento di dibattito e democrazia;

 a tutti coloro che hanno a cuore il futuro del proprio Paese, dell’Europa e del Mondo, di chiedere con forza che l’Unione Europea diventi finalmente una Federazione, fondata su di una costituzione democratica e sovranazionale, capace di governare positivamente l’economia e la società.

I Live, I Vote è una campagna del Forum Nazionale dei Giovani

Tuoi commenti
moderato a priori

Attenzione, il tuo messaggio sarà pubblicato solo dopo essere stato controllato ed approvato.

Chi sei?

Per mostrare qui il tuo avatar, registralo prima su gravatar.com (gratis e indolore). Non dimenticare di fornire il tuo indirizzo email.

Inserisci qui il tuo commento

Questo campo accetta scorciatoie SPIP {{gras}} {italique} -*liste [texte->url] <quote> <code> ed il codice HTML <q> <del> <ins>. Per creare paragrafi lasciare semplicemente delle righe vuote.

Segui i commenti: RSS 2.0 | Atom