Commissione Ue, troppi doppioni e ambiguità: si rischia l’Eurokaos

, di Pier Virgilio Dastoli

Commissione Ue, troppi doppioni e ambiguità: si rischia l'Eurokaos

Madre di sette figli, Ursula von der Leyen ha partorito una struttura della Commissione che prefigura un inestricabile Eurokaos di fronte a cui la pur confusa gestione interna dell’Esecutivo Juncker appare, con i suoi cluster (gruppi di commissari), un disegno degno di Cartesio.

Ad onor del vero e a sua discolpa, dobbiamo premettere che l’esercizio della ripartizione dei “portafogli” fra ventisei commissari, quattro famiglie politiche e un difficile equilibrismo Nord/Sud, Est/Ovest, Europeisti/Sovranisti, Miltoniani/Keynesiani è cosa da far tremare le vene ai polsi a chi non è abituato alle alchimie europee come lo era la vecchia volpe lussemburghese Juncker.

Con poco più di venti direzioni generali operative e altrettante competenze esclusive e concorrenti il numero dei commissari è andato crescendo con l’aumento dei paesi membri prescindendo dall’efficienza del lavoro politico. Si era detto al tempo del big bang (l’allargamento nel 2004 a dieci nuovi paesi) che sarebbe stato opportuno avere un esecutivo più snello, politicamente più coeso e indipendente dagli Stati membri. Per questa ragione la Costituzione europea e poi il Trattato di Lisbona avevano previsto un numero di commissari (i “ministri europei”) pari a due terzi degli Stati membri con una rotazione che avrebbe garantito nel tempo un perfetto equilibrio geografico.

La ripartizione dei portafogli.

Cedendo al ricatto irlandese, il Consiglio ha deciso di violare il Trattato di Lisbona mantenendo inalterato a tempo indeterminato il numero di commissari pari a quello degli Stati membri cosicché la ripartizione dei portafogli richiede una incomprensibile frammentazione delle competenze fra commissari e frequenti incursioni di campo nelle direzioni generali.

Nella futura Commissione von der Leyen, la società digitale è condivisa fra la danese Vestager e la francese Goulard, l’ambiente fra l’olandese Timmermans e la lituana Sinkevicius, il rispetto dei valori e la democrazia fra la ceca Jourova, il greco Schinas (che si dovrà occupare di proteggere lo “European Way of Life” dei cittadini europei), la croata Suica (che si occuperà anche di demografia), il belga Reynders (che oltre allo stato di diritto sarà il “ministro della giustizia”) e infine il vicepresidente Sefcovic (che insieme alla relazioni istituzionali si occuperà di non meglio specificate “previsioni”).

Di chi sono le competenze?

Nonostante il gran numero di commissari sono tuttavia e apparentemente scomparse dal radar europeo alcune politiche e competenze che pure appaiono nei trattati addirittura come esclusive dell’Unione: chi si occuperà delle risorse biologiche del mare (di cui la pesca) fra la commissaria Sinkevicius responsabile degli oceani (ma non dei mari interni) o il polacco Wojciechowski (agricoltura)? chi della ricerca e chi della cultura? Dove sono finiti gli affari marittimi e la protezione dei consumatori? Chi si occuperà degli aiuti umanitari fra la finlandese Urpilainen (partenariati internazionali) e lo sloveno Lenarcic (crisis mamagement)?

Quando sarà chiarito questo Eurokaos davanti alle commissioni parlamentari resteranno tre macigni politici che potrebbero pesare in modo letale sul futuro della Commissione von der Leyen.

I tre macigni politici:

1. Il tema degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile è trasversale per quasi tutte le competenze della Commissione e dell’Unione e va ben al dà della lotta al cambiamento climatico, dello European Green Deal e dell’Ambiente. Si tratta di una competenza che si nasconde dietro i compiti di coordinamento di Frans Timmermans o è un’autoattribuzione della Presidente?

2. Il tema dell’immigrazione sembrava essere stato attribuito inizialmente all’austriaco Hahn insieme agli affari interni, poi al greco Schinas insieme alla sicurezza e ora non si sa se fa parte inopinatamente della protezione dello European Way of Life o degli Affari interni, due scelte entrambe assurde e sbagliate?

3. Chi si occupa infine della crescita economica? Il “falco” lettone Dombrovskis (che ha riconquistato a sorpresa l’incarico di vicepresidente “esecutivo”), il nostro Gentiloni o l’insieme di tutti i numerosi commissari che si occupano di crescita?

Articolo pubblicato sul blog «Strisciarossa» curato dall’autore.

Fonte immagine: Wikipedia.

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