La presenza Cinese in Africa - Per decenni, la Cina è sempre stata in prima linea per espandere il proprio Soft Power nel continente africano attraverso una serie di megaprogetti (come ferrovie, porti, dighe, ecc.) portati avanti nell’ambito della Belt and Road Initiative (BRI), anche conosciuta come la Nuova Via della Seta cinese. In breve, la BRI è una nota iniziativa promossa dal Presidente della Repubblica Popolare Cinese (RPC), Xi Jinping, nel 2013 e introdotta nella Costituzione del Partito Comunista Cinese (PCC) nel 2015. Lo scopo principale dell’iniziativa è quello di aumentare gli investimenti esteri cinesi, creare e/o mantenere rapporti commerciali attivi con i paesi coinvolti e promuovere la cooperazione economica, rafforzando peraltro il ruolo del RMB (valuta nazionale Cinese) internazionalmente.
Gli US e il continente africano - Al contrario, la presenza degli Stati Uniti (US) in Africa è da sempre stata relativamente marginale, ma sembra che ultimamente Washington abbia deciso di cambiare approccio. Infatti, gli US hanno stanziato un miliardo di dollari per ristrutturare la Lobito Atlantic Railway (da qui in avanti “Corridoio di Lobito” ), il primo vero progetto statunitense di grande portata nel continente africano, che, passando per lo Zambia e la Repubblica Democratica del Congo (RDC), andrà a creare un vero e proprio corridoio lungo circa 1.300km verso il Porto atlantico di Lobito in Angola. Non solo, l’obiettivo statunitense è anche quello di sviluppare una nuova linea ferroviaria che possa collegare direttamente lo Zambia e l’Angola.
UE e US uniscono le forze - Durante l’evento del Partenariato per le Infrastrutture e gli Investimenti Globali (PGII) del G20 svoltosi in India il 09 settembre dello scorso anno, US e Unione Europea (UE) hanno pubblicato una Dichiarazione Congiunta nella quale è stato dichiarato che non solo entrambi accolgono con favore e sostengono attivamente l’impegno di Angola, Zambia e RDC per sviluppare il corridoio transafricano, ma sono anche in prima linea per sostenere lo sviluppo di una nuova linea ferroviaria greenfield tra lo Zambia e l’Angola. Inoltre, il 26 ottobre, l’UE, gli US, la Banca Africana di Sviluppo e l’Africa Finance Corporation (AFC) hanno firmato un Memorandum of Understanding (MoU) per delineare al meglio le intenzioni dei firmatari sui progetti e i settori sulla quale dovranno collaborare per realizzare appieno il potenziale delle nuove infrastrutture.
E la Cina? – Nonostante le interferenze americane (ed europee), non si può di certo dire che l’influenza economica della Cina in paesi come l’Angola stia diminuendo, anzi. Proprio la RPC è stata la principale finanziatrice della ricostruzione del paese dopo una guerra civile durata decenni e conclusasi nel 2002. Da allora l’Angola ha ricevuto 45 miliardi di dollari dai finanziatori cinesi (più di un quarto dei prestiti totali della Cina ai paesi africani tra il 2000 e il 2022). Riguardo alla somiglianza tra i progetti statunitensi e la BRI cinese, Cameron Hudson, un ex funzionario, ha affermato che gli US sembrano copiare l’iniziativa cinese. In un suo tweet ha infatti riportato quanto segue:
“Pechino dovrebbe sentirsi lusingato. Come si dice, l’imitazione è la più alta forma di adulazione e il Corridoio di Lobito prende spunto dal programma cinese [BRI].”
Certamente, non solo l’Angola, ma tutto il continente africano è estremamente importante sia per Pechino che per Washington, non solo per la presenza di minerali critici e per il suo potenziale di investimento, ma anche per il ruolo preminente che lo stesso continente avrà certamente in futuro.
I tour di Blinken e Wang Yi in Africa – A sottolineare l’importanza del continente africano per gli US quanto per la RPC, a gennaio il Segretario di Stato americano, Anthony Blinken, e il Ministro degli Affari Esteri cinese, Wang Yi, hanno entrambi portato a termine un tour in Africa. Blinken si è trattenuto nel continente per circa una settimana (dal 22 al 26 gennaio) e ha visitato l’Angola, Capo Verde, la Costa d’Avorio e la Nigeria. Il viaggio non ha avuto il solo scopo di parlare di commercio, sicurezza e promozione della democrazia, ma è stato anche un modo per rilanciare l’immagine del Presidente Biden, il quale non è riuscito a visitare l’Africa nel 2023 come aveva promesso. Per quanto riguarda Wang Yi, il Ministro degli Esteri cinese ha visitato il continente per un totale di 6 giorni (dal 13 al 18 gennaio) e si è recato in Egitto, Tunisia, Togo e Costa d’Avorio. L’obiettivo cinese non è diverso da quello statunitense, anche se, essendo il 2024 l’anno in cui Pechino ospiterà il nono Forum sulla Cooperazione Cina-Africa (FOCAC), è sorprendente che la RPC si sia focalizzata solo su un gigante economico regionale africano (l’Egitto). Il focus cinese sulla parte occidentale africana potrebbe indicare che la Cina stia prestando più attenzione ai conflitti e problemi di sicurezza in quella parte geografica del continente.
L’India-Middle East-Europe Economic Corridor (IMEC) – In ultima analisi, anche l’IMEC merita di essere menzionato nell’ambito dei corridoi che fanno eco alla BRI. Per gli US ed i suoi partner aderenti (UE, Arabia Saudita, India, EAU, Francia, Germania e Italia), l’obiettivo dell’IMEC è quello di collegare l’India, il Golfo Arabico e l’Europa tramite nuove linee di navigazione e ferrovie; non solo, oltre ai collegamenti commerciali, il Corridoio mira a disporre di tubazioni per il trasporto d’idrogeno e di infrastrutture elettriche e digitali. Inoltre, durante il Summit del G20 tenutosi a New Delhi il 09 settembre è stato firmato un ulteriore MoU tra i paesi partecipanti all’iniziativa IMEC ed è stato confermato che il progetto sarà composto da due corridoi separati: un corridoio orientale che collegherà l’India al Golfo Persico e un corridoio occidentale che collegherà il Golfo Persico all’Europa.
Conclusioni – È chiaro che gli US (e l’UE in parte) stiano cercando di elevarsi al pari della RPC per quanto riguarda la propria influenza e presenza nei paesi africani. Dal Covid-19, la BRI ha sicuramente perso influenza sul piano globale (basti solo pensare all’abbandono dell’Italia a dicembre 2023, la quale era stata il primo paese del G7 ad aderire nel 2019) e il Presidente Xi sta lavorando attivamente per riportarla in auge, ma è anche bene sottolineare che l’impatto di questa iniziativa rimane ancora oggi senza precedenti e difficile da contrastare o emulare. Gli US stanno provando ad intraprendere questa strada, soprattutto tramite il Corridoio di Lobito e più recentemente con l’IMEC, ma non è ancora chiaro se queste iniziative vedranno effettivamente la luce. Sicuramente non possono essere ignorate le motivazioni geopolitiche dietro queste iniziative. La stessa Ursula von der Leyen ha osservato che l’IMEC potrebbe essere considerato un modo per rispondere all’inclinazione positiva di Arabia Saudita e EAU verso la Cina, mentre il Corridoio di Lobito servirà ad aumentare la produzione e il commercio di minerali critici e a diminuire la dipendenza dalla RPC nel continente Africano. Al momento, a sostegno di queste iniziative vi sono solo buone intenzioni e la firma dei due MoU (che non hanno, però, nessuna efficacia giuridica). Solo il tempo e l’impegno reciproco dei partner coinvolti potrà mostrare se questi Corridoi hanno davvero le carte in regola per porsi alla pari dell’iniziativa cinese.
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