Dopo una lunga attesa, due settimane fa, Santiago Abascal è finalmente salito alla tribuna del Congresso per presentare la seconda mozione di censura al Governo di Pedro Sánchez. È la prima volta nella storia della democrazia spagnola che un partito dell’opposizione propone due mozioni di censura nei confronti del Governo in carica nell’arco della medesima legislatura.
La prima mozione di censura proposta da Vox, la quinta complessiva della storia politica spagnola, si era consumata tra il 20 e il 21 ottobre 2020, risultando la meno votata di sempre, avendo contato dell’appoggio dei soli deputati del partito ultranazionalista e conservatore. Dopo averla annunciata in un dibattito parlamentare estivo del 2022, Santiago Abascal ha deciso di promuovere una nuova mozione di sfiducia che ha visto il confronto delle diverse forze politiche nel Congresso tra il 21 e il 22 marzo, a qualche mese di distanza dalle elezioni amministrative - previste il 28 maggio - e nell’anno in cui si aspetta la data delle elezioni generali.
Questa volta il candidato alla presidenza proposto da Vox è Ramón Tamames, economista la cui traiettoria politica risulta particolarmente interessante da considerare. Tamames ha 89 anni, durante gli anni del franchismo partecipa alla Resistenza e nel 1956 si iscrive al PCE (Partito Comunista Spagnolo) di cui diventa uno dei principali esponenti. Prende parte ai patti della Moncloa del 1977 e offre il proprio contributo alla redazione del Testo Costituzionale. Oggi, lo stesso Tamames si ritrova a guidare la mozione di censura di un partito posizionato dell’altro lato dello spettro politico.
Alle 9:05 del 21 marzo, Abascal apre la lunghissima sessione parlamentare con le seguenti parole: "Una sciocchezza, un circo, un gioco eccentrico, uno scherzo di cattivo gusto, una farsa, una commedia, un teatro, una parata... questo è quello che voi e i vostri portavoce avete detto in questi giorni sullo strumento costituzionale della mozione di censura, e cosa state facendo tutti qui?”.
Abascal assume in questo caso e per l’intera durata del suo discorso, una strategia narrativa in cui si autorappresenta come vittima di un sistema informativo che puntualmente mina la credibilità delle sue iniziative politiche. Relativamente a questo atteggiamento, vale la pena citare un saggio del 2014 in cui Daniele Giglioli mette in luce come l’atteggiamento vittimistico - di cui tante narrazioni contemporanee sono impregnate - offra all’oratore una serie di vantaggi argomentativi. Come Giglioli suggerisce: “La vittima è l’eroe del nostro tempo. Essere vittima dà prestigio, chiede d’essere ascoltata, promette e favorisce il riconoscimento, attiva un potente generatore di identità, di diritti, di autostima. Immunizza da qualsiasi critica, garantisce l’innocenza al di là di ogni ragionevole dubbio”. Sono questi i vantaggi che cerca Abascal. Nello spiegare le ragioni che lo hanno portato a promuovere questa mozione, il leader di Vox sostiene che il Governo socialista viva una fase di “delirio autoritario” che contribuisce “al saccheggio della nazione”. Per Abascal, il Governo di Sánchez assomiglia a “un alimento scaduto, dimenticato per troppo tempo nel frigorifero”.
Subito dopo l’intervento al vetriolo del leader nazional-conservatore, a prendere la parola è Pedro Sánchez che trasforma la mozione di censura nella vetrina perfetta per ribadire tutte le conquiste della sua legislatura. In un discorso di 1 ora e 40 minuti, il premier socialista rivendica i risultati ottenuti dal suo esecutivo nella gestione dell’emergenza pandemica, nel contrasto alle povertà prodotte dalle asimmetrie del capitalismo e dallo scoppio della guerra in Ucraina. Ribadisce i risultati ottenuti in politica estera con il Recovery Fund e quelli interni relativi all’approvvigionamento di energia, ricorda gli investimenti promossi nel campo della politica medio ambientale e le leggi promosse in difesa dei diritti delle donne. Non resiste infine, alla tentazione di rispondere alla metafora alimentare proposta da Abascal: “Vox è il glutammato della destra spagnola” - dice - con un chiaro riferimento alle qualità iperboliche di esaltazione della realtà di cui il partito ultranazionalista si fa portavoce.
Dopo l’intervento del candidato Ramon Tamames che ribadisce la sua biografia e le ragioni che lo hanno portato a capeggiare questa iniziativa politica, a prendere la parola è la Vicepresidente del Governo e Ministra del lavoro, Yolanda Díaz. La Ministra, numeri alla mano, rivendica i risultati del suo operato, l’approvazione del salario minimo interprofessionale, la crescita dei contratti a tempo indeterminato, la lotta alla precarietà lavorativa, ringrazia ciascuno dei Ministri e delle Ministre, difende il lavoro di ciascuno di loro, l’operato del Governo. Non difende ma rivendica, contrattacca e sono in molti a vedere nelle sue parole, l’anticipazione della sua prossima candidatura per le elezioni generali. Candidatura che viene annunciata una settimana più tardi in un gremitissimo meeting madrileno. È lo stesso Tamames, evidentemente stanco dopo la lunga mattinata di dibattito, a sottolineare come tra le parole della Ministra si nasconda l’ambizione di guidare la coalizione di partiti e movimenti a sinistra del PSOE che negli scorsi mesi ha preso il nome di “Sumar”. Nel chiudere il suo intervento, mettendo in chiaro la distanza che pare esserci fra Governo e opposizione, Yolanda Díaz dice: “Señor Tamames, le doy la bienvenida a la España del 2023, a la España de las mujeres” assestando il colpo di grazia ad un dibattito che fino a quel momento sembra avere un solo vincitore: il Governo di coalizione.
Il grande assente nel dibattito legato alla mozione di censura è il leader dell’opposizione e del PP, Alberto Núñez Feijoó, impegnato, come ci tiene a ricordare dal suo account Twitter, in un incontro con gli ambasciatori spagnoli nell’Unione europea. Dopo aver annunciato la decisione da parte del suo gruppo di astenersi dal voto alla mozione presentata da Vox, Feijoó punta ad assumere una posizione di candidato pragmatico che non si perde nello sterile gioco di contrapposizione dialettica e che piuttosto preferisce incontrare diplomatici e discutere di politiche e fondi europei.
In conclusione, in attesa che i sondaggi delle prossime settimane confermino le impressioni avute dopo i diversi interventi, il sospetto è che nel tentativo di riguadagnare attenzioni nella pubblica opinione, Vox abbia offerto su un vassoio d’argento a Sánchez la chance di rivendicare il proprio operato e proiettarsi come affidabile legislatore anche per la prossima tornata. A confermare questa tesi sono le prime pagine dei quotidiani del 22 marzo. Il quotidiano conservatore ABC titola: “Sánchez aprovecha el regalo de Vox” sottolineando come, anche in termini numerici, gli interventi del premier e della sua Vicepresidente siano durati 100 minuti in piú rispetto a quelli di Tamames e Abascal. Lo stesso giorno, l’altro quotidiano della destra, El Mundo, titola: “Sánchez y Díaz lanzan su ticket electoral en una moción inútil".
Il 23 maggio, dopo la votazione, il risultato della mozione di censura consegna a Vox l’amara consapevolezza di aver commesso un errore di lettura. Sono solo 53 i voti a favore della mozione, 201 i contrari, 91 gli astenuti.
Se è difficile pensare che questa iniziativa possa avere conseguenze negative per la sinistra di Governo, sarà interessante guardare come l’elettorato della destra valuterà i due approcci: la radicalità di Vox o la pragmaticità del PP, la perseveranza di Abascal o la misura di Feijoó? Ai sondaggi prima, alle urne poi, l’ardua sentenza.
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