DEMOCRACY UNDER PRESSURE – 15 anni dopo è ancora il tempo di mobilitarsi. Oggi inizia la settimana di mobilitazione della campagna della JEF Europe “Democracy under pressure”, arrivata al suo quindicesimo anniversario. Nata come Free Belarus action nel 2006 e diventata nel 2014 Democracy Under Pressure, è oggi uno strumento di mobilitazione permanente sui temi della democrazia e dello stato di diritto. I federalisti partono dalla pluralità dei tanti contesti in cui i principi democratici e di civiltà sono violati, per creare una comune resistenza e un’unica grande mobilitazione per rimettere in moto il processo di costruzione di un futuro democratico. L’obiettivo, anno dopo anno, è di accendere un faro là dove i riflettori si stanno spegnendo, tornare a far indignare e attivare i cittadini e la società civile con uno sguardo cosmopolita per fermare ogni arretramento della democrazia e riavviare il cammino nei paesi in cui si è interrotto.
Bielorussia: là dove tutto è iniziato.
Democracy Under Pressure nasce come mezzo di protesta contro il regime di Lukašėnka. E proprio nel quindicesimo anniversario, una parte della campagna si è impegnata per denunciare, ancora una volta, un contesto di repressione ormai drammaticamente consolidato. I militanti federalisti da tutta Europa si sono infatti mobilitati nel quadro della campagna già il 7 febbraio, in occasione del “solidarity day”, in supporto degli oppositori del regime che, oggi come ieri, sono impegnati nel rivendicare i più basilari diritti democratici. Abbiamo scritto lettere ai prigionieri politici, cimentandoci nell’impresa di utilizzare l’alfabeto russo e bielorusso pur non conoscendo queste lingue, sperando che quelle parole di sostegno potessero arrivare a dimostrare la nostra vicinanza. Abbiamo preso posizione insieme a tante altre organizzazioni giovanili paneuropee e abbiamo chiesto ai municipi, in alleanza con il “Council of European Municipalities and Regions”, di illuminare i propri edifici con i colori bianco e rosso dell’opposizione bielorussa.
Russia: dove le Università diventano luoghi di oppressione.
A febbraio abbiamo ribadito, insieme a Vesna e European Students Union, l’importanza del rispetto della libertà da parte delle università, che in Russia stanno diventando luoghi di nuova oppressione. Con le proteste che montano in tutto il paese dopo la condanna dell’oppositore Aleksej Naval’nyj, gli studenti e le studentesse impegnati nelle mobilitazioni sono finiti sotto il mirino di alcune Università che, tramite le espulsioni, hanno violato la libertà dei loro iscritti e il principio di autonomia da qualsiasi forza politica e governativa.
Dalla Bielorussia al mondo: uniti per un futuro democratico
Questo viaggio tra opposizioni e resistenze inizia in Bielorussia ma continua in Europa e nel mondo. L’insegnamento di Martin Luther King è chiaro: “Un’ingiustizia commessa in un solo luogo è una minaccia per la giustizia in ogni luogo”. Se volete attivarvi ed unirvi alla JEF potete consultare l’Infokit e scegliere una delle tante possibilità per fare la differenza. Potete anche consultare il documento con l’analisi dei contesti in cui permangono gravi violazioni dei principi democratici e dello stato di diritto. In più, segnalo i dibattiti che avranno luogo durante tutta la settimana organizzati dalla JEF Europe:
- 18.03 Democracy Under Pressure – evento sulla Bielorussia, con Dzjanis Kučynski, Funzionario senior per gli affari esteri e responsabile comunicazione di Svjatlana Cichanoŭskaja: https://fb.me/e/ZyuhBMdY
- 23.03 Democracy Under Pressure – evento sulla Polonia, con il giudice Igor Tuleya perseguitato dal governo Polacco per il suo criticismo sulle violazioni dello stato di diritto nel paese: https://fb.me/e/1Ea8FMQsD
- Evento conclusivo: 25.03 #democracyunderpressure – From past to future: https://fb.me/e/1bB6Lc9hk Tra gli ospiti: Renate Nikolay, Capo di gabinetto della Commissaria Věra Jourová, Tierry Reintke, Europarlamentare e Co-cordinatrice del Committee on Civil Liberties, Justice and Home Affairs, Silja Markkula, Presidente delllo European Youth Forum, Marta Lempart, fondatrice di Ogólnopolski Strajk Kobiet (All-Poland Women’s Strike).
Qualche conclusione
Smettere di dare per scontato il processo di civilizzazione nel mondo e in Europa, inizia anche da qui: trovando la forza di indignarci e di empatizzare per delle lotte che sono solo apparentemente lontane. Nei momenti di crisi, come in questa pandemia, dobbiamo essere capaci di resistere, riflettere, di batterci anche singolarmente per i nostri valori più alti: la libertà, la democrazia e la solidarietà. È questa lotta che ci definisce per ciò che siamo come persone, come federalisti e come europei. Per dirla con un’immagine di Altiero Spinelli: “Nella storia della civiltà il bene comune è stato, di volta in volta, la città-stato, l’impero, la classe, la nazione. Ci troviamo alle soglie di un’epoca in cui il bene comune può finalmente essere concepito come quello dell’umanità intera. Tocca ai federalisti tradurre queste indicazioni culturali in azione”. Diamo una speranza alle persone, ai corpi intermedi degli stati nazionali in crisi: eleviamo l’asticella dell’impegno sul piano continentale come primo passo per acquisire una consapevolezza globale. Solo così inizieremo a comprendere e a governare la globalizzazione.
Gli strumenti istituzionali a nostra disposizione sono ancora fortemente limitati. L’Unione europea non sarà in grado di realizzare la democrazia, la giustizia sociale e la pace a lungo termine se non diventerà una federazione democratica in grado di garantire i diritti e le libertà di tutti i suoi cittadini senza compromessi. L’Unione europea, se vuole essere davvero l’erede dell’Europa di Ventotene di cui ricorre l’80° anniversario quest’anno non può più ignorare le contraddizioni al suo interno, ai suoi confini e nel mondo.
Non lottiamo per un mondo utopico, ma almeno dobbiamo iniziare a batterci per il migliore dei mondi possibili.
Segui i commenti: |