Il 2024 ci è stato dipinto come il “Super Bowl” delle elezioni. In 366 giorni, i cittadini di 76 Stati, corrispondenti a più del 51% della popolazione mondiale dovrebbero recarsi alle urne e avere la possibilità di scegliere i propri rappresentanti politici.
Dovrebbero, perché la democrazia non può essere data per scontata. Lo testimoniano le elezioni in Bielorussia del 25 febbraio e quelle in Russia del 15-17 marzo, in cui non è stato possibile presentare una candidatura alternativa ai de facto dittatori Lukashenka e Putin e dalle quali sono arrivate immagini spaventose, come il video del soldato in mimetica a Mosca che, armato di kalashnikov, entra ed esce dalle cabine elettorali di un seggio mentre il voto è in corso.
Ogni anno, la nostra campagna Democracy Under Pressure sensibilizza l’opinione pubblica sulle minacce alla democrazia e allo Stato di diritto, denuncia tutte le forme di autoritarismo e mostra solidarietà ai sostenitori della libertà in tutta Europa.
Nata nel 2006 con il nome di Free Belarus Action per protestare contro il regime di Lukashenka, la campagna si è concentrata, nel corso degli anni, sulla denuncia di tutte quelle dittature e di quegli Stati illiberali che opprimono cittadini e cittadine e mettono in discussione i principi democratici, i diritti umani e lo Stato di diritto.
Pensiamo alle migliaia di attivisti, giornalisti e persone comuni che hanno subito persecuzioni, arresti o esilio in Bielorussia e in Russia per il semplice atto di esprimere dissenso nei confronti del regime. L’ultimo caso noto, l’assassinio di Alexei Navalny, è stato l’ennesimo avvertimento del Cremlino: in Russia non è tollerato che l’opposizione esista.
Noi continuiamo a supportare i movimenti di resistenza, in Bielorussia come in Russia e in tutti gli altri Paesi in cui i valori democratici sono sotto attacco, convinti del fatto che la pacificazione dei popoli attraverso un sistema federale sia possibile solo laddove vi sia una democrazia pienamente realizzata, il rispetto delle libertà, dei diritti civili e politici, dello Stato di diritto e la tutela di tutte le minoranze.
Nell’ottica delle elezioni per il prossimo Parlamento europeo di giugno, la speranza deve essere al centro del nostro orizzonte politico. La speranza in un futuro migliore. Un futuro senza dittature, repressioni e guerre, ma con democrazia, libertà e pace. Per questo chiediamo ai futuri membri del Parlamento europeo di difendere lo Stato di diritto e di premere per sanzioni più severe contro coloro che lo minacciano.
Urge quanto prima una riforma dell’articolo 7 del Trattato sull’Unione europea che superi la logica intergovernativa dell’unanimità e che tolga la possibilità, per gli Stati membri che violano i valori europei, di continuare a minare i diritti politici e civili dei propri cittadini e delle proprie cittadine. Il prossimo Consiglio europeo del 21-22 marzo si presenta come un momento cruciale per avviare la procedura di revisione dei Trattati, già richiesta dal Parlamento europeo. Tale revisione deve comprendere riforme profonde atte a garantire un’autentica radicazione del rispetto dei valori europei nell’Unione.
Come Gioventù Federalista Europea nella settimana di mobilitazione organizzeremo eventi nelle Università per dibattere sullo Stato di diritto in Italia e in Europa, ma anche sulla situazione delle carceri europee, a partire dal caso Ilaria Salis. Faremo flash-mob in piazza, mobilitazioni e diffonderemo informazioni sulla situazione in Italia e in Europa attraverso i nostri canali social.
Non possiamo più tacere, è il momento di parlare per coloro che non possono farlo. Speak up for those who are silenced.
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