Penso di conoscere più di altri l’universo dell’impegno giovanile. Una meravigliosa palestra di vita per i ragazzi e le ragazze, indipendentemente dalle idee politiche che sceglieranno di difendere e promuovere. Confesso che difficilmente riuscirò a non provare un moto di simpatia anche per coloro che scenderanno in piazza contro le politiche del nostro governo. Mi torneranno inevitabilmente alla memoria le mille manifestazioni a cui ho partecipato con tanta passione. Senza mai prendere ordini da alcuno. Al famoso ’Siate folli, siate affamati’, di Steve Jobs, io vorrei aggiungere ’siate liberi’. Perché è nel libero arbitrio la grandezza dell’essere umano - Discorso di Giorgia Meloni alla Camera dei Deputati, Roma 25 ottobre 2022
Giorgia Meloni pronuncia queste parole nel suo discorso alla Camera dei Deputati per la fiducia al suo Governo nella mattinata di martedì 25 ottobre. Nello stesso momento, fuori la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Roma La Sapienza, studentesse e studenti vengono presi violentemente a manganellate dalla polizia in assetto antisommossa. Il motivo? La manifestazione del proprio dissenso per la conferenza sul “Capitalismo Buono”, organizzata dall’associazione Azione Universitaria Sapienza che vede invitati il giornalista Daniele Capezzone (editorialista de La Verità) e Fabio Roscani (deputato di Fratelli d’Italia e presidente di Gioventù Nazionale).
C’è uno striscione che alcuni studenti espongono, sopra è scritto “Fuori i fascisti da La Sapienza”. L’intento è quello di attaccarlo all’ingresso della Facoltà di Scienze politiche, ingresso tra l’altro chiuso perché, a quanto pare, dal rettorato arrivano disposizioni per serrare i cancelli dell’edificio, quasi si tema una Presa della Bastiglia 2.0. È proprio quando le studentesse e gli studenti avanzano con lo striscione da appendere che aumentano le tensioni, fino a sfociare in cariche della polizia.
Ieri mattina ci sono anche io in quel cortile. Il cortile della mia facoltà da ormai 5 anni. A quante manifestazioni abbiamo preso parte noi studenti de La Sapienza, a quanti sit-in abbiamo partecipato. Ma mai, in tutto questo tempo, si era vista una cosa simile all’interno dell’Ateneo.
Arrivo all’Università che la manifestazione era già sfociata in repressione: fuori dalla facoltà due camionette della polizia e nel cortile di Scienze politiche il caos. La polizia - mai vista in assetto antisommossa all’interno de La Sapienza - dopo aver respinto le studentesse e gli studenti a manganellate si era disposta a presidio dell’ingresso principale. Incontro dei compagni di corso che mi dicono che più di una persona è stata colpita e almeno uno studente fermato.
Eppure all’Università si va per studiare, per formarsi, non per ricevere colpi di manganello per aver manifestato nel cortile della propria facoltà, all’interno della propria Università. Dopotutto, manifestare è un diritto, no? Una “palestra di vita” come l’ha definito la neo Presidente del Consiglio Giorgia Meloni alla Camera. Negli occhi di noi studenti, ieri mattina, tanta la rabbia e lo sbigottimento.
Un nuovo Governo sta nascendo in queste ore, un Governo di destra certamente, ma pur sempre di uno Stato democratico, all’interno del quale i diritti del cittadino e le libertà di quest’ultimo sono garantite e tutelate. O quantomeno dovrebbero.
Tiepida la reazione della rettrice dell’Università La Sapienza, Antonella Polimeni, in merito ai momenti di tensione: "L’Università deve essere un luogo in cui si studia, si cresce, in cui bisogna incontrarsi e confrontarsi, ma non scontrarsi fisicamente”, ha commentato.
Una condanna vera e propria dell’accaduto non è arrivata nemmeno dal neo Ministro dell’Interno ed ex-prefetto, Matteo Piantedosi, il quale ha ribattuto: “Alla Sapienza la polizia ha solo impedito che venisse dato l’assalto a una manifestazione regolarmente autorizzata”.
Nota non marginale: il convegno che era stato organizzato si è svolto regolarmente, a riprova del fatto che non c’era l’intenzione da parte delle studentesse e degli studenti di fare irruzione nell’aula universitaria per sabotarlo. I poliziotti avevano bloccato il solo ingresso principale alla facoltà, dove si stava svolgendo il sit-in, ma i restanti ingressi erano accessibili; quindi, si sarebbe potuto in ogni caso entrare e interrompere la conferenza se davvero fosse stato questo il fine ultimo delle proteste.
Una violenza gratuita, dunque, quella fatta ai danni degli studenti della comunità de La Sapienza. Un’aggressione ingiustificata e immotivata da condannare senza troppi giri di parole.
Aspettiamo provvedimenti e assunzioni di responsabilità, nel frattempo ci domandiamo: è davvero questo, dunque, l’inizio di tutto?
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