L’Eurovision Song Contest 2025 (ESC) si svolgerà nella città svizzera di Basilea, grazie della vittoria della canzone The Code di Nemo, rappresentante svizzero all’Eurovision 2024. La finale si svolgerà sabato 17 maggio, e sarà preceduta da due semifinali, il 13 e il 15 maggio.
Le semifinali hanno per scopo selezionare 26 dei 37 Paesi candidati con una qualificazione che è determinata dal solo voto del pubblico. Ciò permette di ridurre la lunghezza della finale, che è già tra le 3 e le 4 ore di spettacolo.
Se sei un fan della canzone francese, italiana o britannica, non preoccuparti! Questi brani – insieme a quelli di Germania, Spagna e Svizzera – sono automaticamente qualificati per la finale dell’Eurovision, senza dover affrontare le semifinali.
Francia, Italia, Regno Unito, Germania e Spagna fanno parte del cosiddetto «Big Five»: accedono direttamente alla serata più importante in quanto principali contributori finanziari dell’Unione europea di radiodiffusione (UER), l’organizzatrice del concorso. La Svizzera, invece, è qualificata automaticamente in quanto Paese ospitante dell’edizione di quest’anno.
Questa regola, pur spesso contestata, non ha finora trovato alternative credibili che garantiscano sia l’uguaglianza di trattamento tra gli Stati membri dell’UER, sia la continuità dei generosi contributi che sostengono l’evento.
Il regolamento
Per classificare i candidati e determinare il vincitore, l’Eurovision applica un sistema a punti: la prima metà dei punti è data da una giuria professionale, mentre la seconda metà viene dal voto del pubblico.
Ogni Paese partecipante dispone di una giuria nazionale composta da cinque professionisti. Questi giurati valutano le performance degli altri Paesi (ad eccezione dunque del loro) basandosi su criteri come la qualità vocale, la composizione, l’originalità del brano, l’esibizione scenica e l’impressione generale. Ogni membro della giuria stabilisce una classifica personale delle canzoni, e i risultati vengono poi combinati per formare una classifica della giuria nazionale. Sulla base di questa classifica, vengono attribuiti punti alle dieci canzoni meglio classificate: 12 punti alla prima, 10 alla seconda, poi da 8 a 1 punto per le successive. Ogni delegazione nazionale annuncia pubblicamente e a turno la propria classifica, concludendo con la mitica frase «Et les douze points vont à…», generalmente detta in francese, in un’atmosfera di suspense esagerata e teatralizzata.
Poi arrivano i voti del pubblico. I punti accumulati e tradotti dai voti degli spettatori sono annunciati dai conduttori della serata, Paese per Paese, partendo da quello che ha ottenuto meno punti dalla giuria, fino a quello che ne ha ottenuti di più. È proprio con l’annuncio degli ultimi punti attribuiti dal pubblico che si conosce il vincitore dell’Eurovision!
Se il regolamento applicato all’Eurovision 2025 sarà lo stesso di sempre, la 69ª edizione si distingue per un aspetto: si tratta di un record in termini di diversità linguistica. Quest’anno 25 Paesi hanno scelto di cantare tutto o parte della propria canzone in una lingua diversa dall’inglese. Saranno 21 le lingue diverse in competizione.
Chi sono i favoriti?
Mentre ogni anno, uno o due potenziali vincitori si distinguono nettamente, quest’anno resta il dubbio. Perfino i più grandi fan dell’Eurovision sembrano incapaci di individuare un chiaro favorito, tanto la competizione appare serrata e imprevedibile. Tre candidati, tuttavia, sembrano avere tutte le carte in regola per puntare alla vittoria.
La Svezia
Il primo pretendente si trova in Svezia... o meglio, in Finlandia.
Quest’anno, la Svezia ha scelto come rappresentante il gruppo KAJ con la canzone Bara Bada Bastu (Vai semplicemente in sauna). Questo gruppo comico proviene dalla minoranza svedese della Finlandia e gioca con gli stereotipi: sia quelli della Finlandia nei confronti degli svedesi, sia quelli della Svezia verso i finlandesi.
La canzone – piena di riferimenti culturali, autoironia e interamente cantata in dialetto svedese-finlandese – è riuscita a qualificarsi per l’Eurovision battendo in finale nazionale un ex-vincitore del concorso, Måns Zelmerlöw. In un Paese noto per la sua industria musicale pop e anglofona, KAJ ha realizzato l’impossibile: rappresentare la Svezia con una canzone umoristica e in svedese, un evento che non accadeva da quasi 30 anni.
Il successo è già palpabile: Bara Bada Bastu è stata ascoltata quasi 40 milioni di volte su Spotify ed è tra i brani più ascoltati in Europa.
L’Austria
Altra grande favorita di questa edizione è l’Austria.
Undici anni dopo la vittoria di Conchita Wurst, che aveva permesso all’Austria di ospitare l’edizione 2015 del concorso, il Paese punta ancora una volta su una performance vocalmente impressionante. A rappresentare l’Austria quest’anno è un giovane cantante d’opera, JJ, con la sua canzone Wasted Love (Amore Sprecato). L’esibizione combina il talento vocale di un controtenore con il ritmo incalzante di un brano electro pop.
Se il brano potrà facilmente conquistare le giurie nazionali e accumulare i douze points, potrebbe però incontrare meno entusiasmo da parte del pubblico. Infatti, Wasted Love, pur essendo tecnicamente impeccabile, potrebbe non convincere a causa del suo genere ibrido, che rischia di non soddisfare appieno nessun gusto e di sprecare le sue probabilità di vittoria.
La Francia
Dopo i successi di Barbara Pravi, La Zarra e Slimane, anche quest’anno la Francia figura tra i favoriti.
A rappresentarla è Louane, con il brano Maman (Mamma). La ballata si presenta come personale ed emozionante, e fa eco a un altro successo di Louane intitolato… Maman. La canzone dell’Eurovision risponde così a quel primo brano in cui la cantante (molto nota nel mondo francofono) esprimeva il dolore vissuto da adolescente per la perdita della madre.
Il brano è riuscito a muovere il pubblico europeo e si trova tra i favoriti di quest’anno. Ma l’obiettivo della Francia è davvero quello di vincere il concorso?
La domanda è lecita. Non perché France Télévisions (a capo della delegazione francese) non desideri vincere, ma una strategia sembra delinearsi da alcuni anni con un intento preciso: far riscoprire la passione per l’Eurovision al pubblico francese. Dopo risultati poco brillanti, sia in classifica che negli ascolti, France Télévisions ha deciso di inviare al concorso cantanti già molto noti sulla scena nazionale francese. Risultato: migliori posizionamenti e soprattutto un rinnovato entusiasmo da parte dei francesi.
Dai 3 milioni di telespettatori del 2022 si è passati a oltre 5 milioni nel 2024, pari a quasi il 40% di share dell’audience. Il successo è confermato da France Télévisions, che ha annunciato per il 2026 la creazione di un tele-concorso nazionale per permettere al pubblico di scegliere il futuro rappresentante francese all’Eurovision. Se Louane non dovesse vincere quest’anno, si potrà comunque dire che ha contribuito a rafforzare il legame tra il concorso e il pubblico francese.
Se la lista dei potenziali vincitori si fermasse qui, l’Eurovision 2025 non sarebbe considerato imprevedibile. Altri candidati possono ancora puntare alla vittoria. È il caso, ad esempio, dell’Albania, con il gruppo Shkodra Elektronike e la lora canzone Zjerm che racconta la ricerca di speranza in un mondo in rovina; di C’est la Vie, la canzone olandese in inglese e francese cantata da Claude, che narra il suo percorso familiare, da rifugiato congolese a star nei Paesi Bassi; e di Ich Komme, che, come suggerice il titolo (Vengo), è la canzone finlandese di Erika Vikman che è allusione sottile (ma dichiarata) all’orgasmo, in chiave femminista.
E cosa sarebbe l’Eurovision senza le sue polemiche…
Come ogni anno, l’Eurovision porta con sé un carico di polemiche e controversie e l’edizione di 2025 non fa eccezione.
Una delle prime controversie ha riguardato la canzone maltese Kant, censurata dall’UER su richiesta della BBC (a capo della delegazione britannica). Nonostante “kant” significhi “cantare” in maltese, la parola è stata giudicata troppo simile a un insulto noto in inglese, motivo per cui è stata rimossa dal programma. Se da un lato la decisione è stata lodata per evitare equivoci, dall’altro ha sollevato interrogativi sulla libertà d’espressione in un concorso che dovrebbe celebrare la diversità culturale. La cantante maltese, pur adeguandosi alla richiesta dell’UER, ha riscritto la canzone: al posto della parola “kant” c’è ora un silenzio che il pubblico è ibero di completare con la parola mancata.
Un’altra polemica ha coinvolto la canzone greca Asteromata, che contiene un riferimento al genocidio dei Greci Pontus del 1915, evento che la Turchia si rifiuta ancora di riconoscere. Questo accenno ha provocato la furia della Turchia, che ha minacciato un reclamo ufficiale contro l’UER. La minaccia ha sortito l’effetto opposto, attirando l’attenzione sul brano greco e aumentando la sua popolarità.
Infine, la partecipazione di Georgia e Israele è stata al centro di controversie, a causa della strumentalizzazione politica delle rispettive canzoni. Nel caso georgiano, la candidatura di Mariam Shengelia con Freedom ha suscitato scalpore: vicina al potere autoritario, la cantante rappresenta un regime accusato di aver represso duramente le recenti manifestazioni pro-democrazia. Una contraddizione evidente rispetto al messaggio di libertà della canzone.
Per quanto riguarda Israele, la sua partecipazione ha riacceso le tensioni legate alla guerra in corso a Gaza. Oltre 70 ex-partecipanti hanno firmato una lettera chiedendo l’esclusione, accusando la tv pubblica israeliana KAN di fare propaganda a favore del governo di estrema destra di Benjamin Netanyahu. Diversi Paesi, tra cui Irlanda e Spagna, hanno chiesto all’UER un dibattito aperto sulla partecipazione di Israele al concorso.
Le polemiche, tuttavia, non sembrano scalfire l’interesse per il concorso, né influenzare il voto del pubblico, che rimane concentrato sulla performance e sul significato delle canzoni, più che sulla loro eventuale strumentalizzazione politica. Non ci resta che augurarvi una splendida finale dell’Eurovision… e che vinca il migliore.
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