Idee sul futuro dell’Europa: valori e principi, difesa e politica estera

, di Matias Cadorin, Sara Bertolli

Idee sul futuro dell'Europa: valori e principi, difesa e politica estera
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Eurobull.it, in collaborazione con la Gioventù Federalista Europea, propone per la prima settimana di maggio commenti e nuovi punti di vista sul documento Idee sul futuro dell’Europa. In chiusura alla Conferenza sul Futuro dell’Europa si ribadisce ancora una volta qual è la nostra di Europa, quale futuro si immagina, partendo da otto temi chiave. Oggi trattiamo valori e principi europei con Sara Bertolli e difesa e politica estera con Matias Cadorin.

Leggi la versione completa del documento completo su valori e principi europei e difesa e politica estera.

Valori e principi europei

Nell’ultimo decennio si è prepotentemente affermata all’interno dell’opinione pubblica la convinzione per cui le democrazie nel mondo siano entrate in una fase di crisi. Questa crisi sembra principalmente dovuta alla perdita, o alla mancanza assoluta, della fiducia che gli attori dell’arena politica sono in grado di ottenere da parte della società civile, e al contempo alla mancanza di interesse e di partecipazione alla cura della cosa pubblica da parte della cittadinanza.

La pandemia è stata l’ennesima tragedia capace di evidenziare questa sfiducia da parte delle persone nelle istituzioni democratiche nazionali, a causa della loro scarsa capacità di problem solving, innescando di fatto una forte crisi di legittimità politica accentuata ulteriormente dal restringimento degli spazi democratici per fronteggiare il virus. La guerra in Ucraina ha poi reso palese come quei principi europei, che davamo per assodati, sono in realtà sempre suscettibili di sconfessione.

A essere in crisi con le istituzioni sono anche i valori fondanti la civiltà democratica, minacciati dall’affermazione sullo scenario globale di preoccupanti alternative autoritarie (Cina, Russia) o illiberali (Turchia, Bielorussia) e leader nazionalisti che si contrappongono radicalmente al sistema multilaterale di governance globale fornendo come modello di riferimento un preoccupante nazionalismo competitivo e xenofobo. Anche in Europa il sistema di valori e principi fondanti della stessa Unione viene continuamente messo in discussione: il rispetto dello Stato di diritto, delle libertà fondamentali, dei diritti umani, civili e sociali.

Occorre considerare che l’insicurezza sociale è destinata a essere ulteriormente accentuata dalla crisi economica conseguente alla pandemia, che ha mostrato come in un mondo senza governo si allarghi in modo crescente la forbice sociale dove gli ultimi sono sempre più poveri, mentre le grandi aziende con potere quasi monopolistico, come i colossi del digitale, sono sempre più ricchi e prive di vincoli e controlli.

È fondamentale che l’Unione europea riaffermi solennemente gli impegni nei confronti dei suoi cittadini, soprattutto dopo il compromesso al ribasso sul rispetto dello Stato di diritto approvato per il finanziamento del Next Generation EU, rafforzi le politiche volte a promuovere i diritti umani all’interno e all’esterno dell’Unione secondo quanto previsto dalla Carta di Nizza, faccia sì che la Conferenza sul futuro dell’Europa non sia un mero esercizio di democrazia, ma sia in grado di dare risposte efficaci alle richieste dei cittadini, di dar loro un’unione politica e un’Europa federale.

Difesa e politica estera

Questo capitolo del documento sulle Idee per il Futuro dell’Europa si può dividere in due sezioni. La prima si occupa dei principi generali che dovrebbero guidare l’Unione europea verso una politica estera e di difesa federale e le riforme istituzionali necessarie a raggiungerla. La seconda, che prende in realtà gran parte dello spazio del capitolo, si occupa dei singoli casi ritenuti di interesse per la GFE e discute le politiche intraprese, o che dovrebbero essere intraprese, dall’UE in ognuno di questi.

Il capitolo si apre con un breve riassunto delle sfide che attendono l’UE in politica estera, con una particolare enfasi sulla formazione e lo sviluppo della PESCO, altre iniziative connesse a quest’ultima, l’inadeguatezza degli eserciti europei e l’elezione di Biden negli Stati Uniti. Sul piano meramente istituzionale il documento chiede principalmente uno sviluppo dell’interoperabilità delle forze armate europee; che permetterebbe alle diverse forze europee di operare congiuntamente in diverse operazioni. Questo notoriamente è da sempre uno dei più grandi problemi della difesa europea, incluso nell’ambito NATO, ed è uno dei più grandi ostacoli all’integrazione della difesa dell’UE. Un altro paio di punti si orientano sul decision-making della politica estera e di difesa dell’UE, che vede partecipazione nulla del Parlamento europeo e la Commissione con un ruolo di coordinamento marginale. Il vero ruolo chiave nella politica estera europea è il dominio del Consiglio europeo, il cui voto su base unanime però, produce prese di posizione poco incisive e ancor meno credibili nell’arena internazionale.

La sezione sui singoli fronti apre con la politica di allargamento, sottolineando come il processo di ammissione di un Paese candidato non può e non deve prescindere dal rispetto dello Stato di diritto nel Paese in questione. In tal senso si sottolinea la criticità su tale fronte in Turchia e più recentemente in Bosnia-Erzegovina. Il documento prosegue con i rapporti con l’Africa, che personalmente lo trovo un argomento tanto interessante quanto poco discusso, e ringrazio i ragazzi della GFE Torino per aver curato questa parte. Da una parte si avverte dei rischi della concorrenza cinese nell’area, mentre anche si chiede uno sviluppo dei rapporti euro-africani sotto i valori dell’Agenda 2030 e in ottica sostenibile, e l’anteposizione di un modello di cooperazione alternativo al neo-colonialismo di Pechino. La sezione sulla Russia è quanto meno interessante da rileggere nell’ottica degli sviluppi odierni. Il documento condanna le varie operazioni militari condotte nei vari Paesi con la sfortuna di trovarsi sotto l’influenza russa, grave minaccia per la politica di vicinato UE, e chiede che la cessazione di atti ostili come build-up militari alle frontiere (sic) e campagne di disinformazione in Paesi UE come condizione essenziale per rapporti UE-Russia. In tal senso la creazione di una politica energetica comune è vista come uno strumento fondamentale. Gli ultimi due articoli di questa sottosezione sulla Russia condannano la recente crisi bielorussa che ha visto una grave della sovranità europea nel dirottamento del volo Ryanair 4978 e l’utilizzo di rifugiati come arma politica contro le frontiere europee. Nella sottosezione sulla Cina il documento condanna il sistema repressivo delle libertà individuali del regime comunista cinese, menzionando in particolare la situazione di Hong Kong e dello Xinjiang. Inoltre, condanna l’espansionismo cinese della Belt and Road Initiative e i dispiegamenti militari davanti a Taiwan, auspicando una risoluzione pacifica che rispetti il diritto all’autodeterminazione dei taiwanesi. Infine, il documento si augura un rigetto di una nuova Guerra Fredda con la Cina e che i rapporti con la potenza asiatica siano atti al perseguimento della pace, il rispetto dei diritti umani e dell’ambiente. Sugli Stati Uniti, mentre possiamo sicuramente prendere un sospiro di sollievo per la mancata elezione di Trump per un secondo mandato, il documento sottolinea come la crisi dei rapporti transatlantici sia ben lontana dall’essere risolta. In particolare, la recente ritirata dall’Afghanistan da parte dell’amministrazione Biden ha avuto tutti i comportamenti unilaterali fatte dalle precedenti amministrazioni americane, non solo l’ultima, alla base della crisi tra Washington e Bruxelles. Nonostante la crisi che stiamo vivendo è però importante sottolineare l’importanza dei rapporti transatlantici nella stabilità e nel benessere dell’Europa, i cui rapporti con gli Stati Uniti vanno oltre mere questioni economiche o militari. Sulla sezione Medio Oriente e Nord Africa si sottolinea l’importanza strategica della regione, auspicando una migliore relazione euro-mediterranea. Sebbene si valuti positivamente la permanenza di movimenti dal basso, figli delle “primavere arabe”, in molti Paesi dell’area, è preoccupante la situazione di instabilità, conflitto e violazione dei diritti umani nella regione. Infine, sul Regno Unito si auspica lo stabilimento di buone relazioni euro-britanniche nel post-Brexit, e di particolare rilevanza in tal senso è preservare gli Accordi di Venerdì Santo per preservare la pace in Irlanda. Dall’altra parte però si registra un’attitudine negoziale del governo britannico molto erratica che rende difficile lo stabilimento di normali e buone relazioni tra i due lati della Manica.

Da autore di gran parte di questo documento sono molto soddisfatto di come riesca in modo relativamente sintetico a esprimere la posizione della GFE nei vari temi che riguardano la politica estera e di difesa. Sono particolarmente soddisfatto per la sottosezione sull’Africa, che mi pare un ottimo spunto di discussione all’interno della GFE e trascende anche dalla visione stereotipata (per non dire razzista) che abbiamo del continente. Inoltre, come un po’ fatto intendere prima, la Schadenfreude non manca nel rileggere la parte sulla Russia: sinceramente non voglio definire la nostra posizione profetica, perché non lo è, abbiamo detto cose abbastanza scontate. Non così tanto però per le classi dirigenti e industriali e grandissime porzioni delle società civili dell’Europa Occidentale. Dall’altra parte è anche vero che il documento prova troppo a parlare di ogni questione aperta nella politica estera, risultando essere la sezione più lunga del documento sulle Idee sul futuro dell’Europa e non riuscendo ad approfondire nessuna questione. In più, cercare di toccare ogni ambito in politica estera ha fatto sì che la sezione sacrificasse spazio per un’analisi più approfondita sulle questioni istituzionali e valoriali della politica estera e di difesa UE. Detto ciò, ribadisco l’utilità di questo documento come prima base per conoscere le posizioni della GFE, nel futuro non disdegnerei un nuovo approccio per dibattere all’interno della GFE della politica estera e di difesa. Ovviamente non sta solo a me decidere questo, e sono ansioso di vedere come la GFE si approccerà alle sfide che attendono l’UE in politica estera.

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