È una grigia mattina di dicembre, il cielo di Strasburgo sembra piangere ricordando questo grande uomo. Tra le gocce e le porte di un Parlamento blindato,entriamo nell’edificio e poi nell’emiciclo, appena sistemato per la commemorazione. Solo un ritratto del defunto Presidente francese e qualche sedia in più per gli ospiti più importanti sono stati aggiunti a un emiciclo che resta, altrimenti, normale. Mentre i musicisti provano i loro pezzi, permettendo alle note di rimbalzare armoniosamente contro le pareti della stanza, i primi ospiti arrivano poco a poco.
I primi ospiti cominciano a prendere timidamente posto nelle tribune. Sono facce famose di oramai pensionati della classe politica europea che si mescolano a deputati europei ancora in ufficio o emeriti, ex-ministri, i Capi di Stato di Portogallo, Bulgaria, Grecia e Slovenia, anche un ex-presidente francese, preoccupato per altri affari, che ha trovato il tempo di venire. Entrano infine i dirigenti delle Istituzioni europee, poi Anne-Aymore Giscard d’Estaing, Emmanuel Macron e David Sassoli. Cala il silenzio e si fa ordine. La cerimonia può iniziare, ma solo dopo l’abituale ritardo delle Istituzioni europee di almeno trenta minuti.
Un lascito comunemente rivendicato
Il Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, per primo racconta la storia del natio di Coblenza. Esaltando i meriti dell’azione politica di Giscard, l’oratore coglie l’occasione per chiedere maggiori poteri per il Parlamento Europeo. In seguito, Charles Michel pronuncia un elogio della democrazia liberale proprio come la concepiva VGE.
Il primo momento del giorno realmente degno di nota è il discorso molto più intimo di Ursula von der Leyen. La Presidente parla a voce bassa di Giscard d’Estaing come se lo conoscesse da una vita, seppur non l’abbia mai davvero incontrato. Tutto l’emiciclo la ascolta parlare della vita di d’Estaing, del suo impegno europeo, nella speranza che proprio la vita di VGE possa ispirare una nuova generazione di europei. Noi due giornalisti saremmo poi usciti a discutere sia dell ’impressione suscitata dal portamento della Presidente, che della sua capacità di catturare la sua audience.
Il pianista Alexandre Kantorow inframezza i discorsi con sinfonie intimistiche di Schubert che, nonostante la maestà del luogo, sembrano suonate in una stanza piccolissima, tanto è la capacità dell’artista di tener incantato il suo pubblico. Franz-Walter Steinmeier elogia Giscard che, con il suo amico Helmut Schmidt, ha dato le fondamenta al duo franco-tedesco, sodalizio fondamentale della costruzione europea da circa mezzo secolo.
Emmanuel Macron è l’ultimo a prendere la parola. Il suo discorso, nonostante le ripetizioni dei tanti oratori che l’hanno preceduto, è sicuramente il più politico tra tutti gli interventi. Con l’avvicinarsi della Presidenza francese del Consiglio dell’UE di gennaio 2022, Macron garantisce di essere ispirato da VGE. In sua difesa c’è da dire che afferma di essere in favore di un rafforzamento della democrazia europea attraverso le liste transnazionali e di essere a favore del diritto di iniziativa legislativa per il Parlamento europeo. Tuttavia, queste riforme, tanto desiderate dai federalisti europei, non bastano a nascondere l’altra faccia di Macron: quello che fa l’elogio del Consiglio europeo, dove i Capi di stato e di Governo dell’UE si incontrano e decidono la direzione da dare al progetto europeo. Il Presidente della Repubblica francese dichiara dunque di voler proseguire la visione del suo predecessore da poco defunto, ma allo stesso tempo non riesce a liberarsi della preoccupazione di conservare le sue prerogative nazionali e del peso del suo paese nei processi decisionali in Europa.
La Corte europea riprende le sue occupazioni!
Dopo l’Inno alla Gioia, rivisitato da un quartetto d’archi, con note quasi furiose che hanno trasmesso tante emozioni a chi scrive, la cerimonia, sobria ma efficace, finisce. Lo stile non ha avuto l’effetto desiderato ma tutti gli oratori e tutto il pubblico, aderiscono insieme agli applausi d’omaggio a VGE.
Non appena la cerimonia volge al termine, i vari funzionari prendono il sopravvento e i partecipanti si precipitano al centro dell’emiciclo, sperando di parlare con Macron, von der Leyen o Michel… la caccia a brevi dichiarazioni o per una foto con i protagonisti è intensissima. La calca, simile a un formicaio a cielo aperto, finisce per disperdersi e gli Dei di un tempo tornano nel loro Olimpo. L’agorà può respirare dopo due intense ore. L’emiciclo può quindi tornare al suo stato di ibernazione, conservato dallo sguardo quieto del grande uomo defunto, che vi baderà per sempre.
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