L’Europa e il popolo rom: una storia complicata

, di Tradotto da Camilla Pasqualini, Věra Dvořáková

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L'Europa e il popolo rom: una storia complicata
Roma e Sinti detenuti in un campo, località sconosciuta, vicino la città di Radom in Polonia centrale. Crediti: Imperial War Museum, HU 105685
Il «Giorno della Resistenza Roma» è celebrato il 16 maggio per ricordare gli eventi del 16 maggio, 1944, al campo di Auschwitz-Birkenau: https://www.coe.int/en/web/roma-and-travellers/-/16-may-1944-a-day-to-remember

Nella Giornata della Resistenza Rom, che serve a commemorare la lotta della popolazione Rom contro il nazismo, The New Federalist lancia una rubrica dedicata alla comunità Rom in Europa. I nostri articoli faranno luce sulla situazione multiforme e complicata situazione in cui si trova questa minoranza nel continente.

I Rom sono la più grande minoranza etnica d’Europa, si stima che siano tra i 10 ed i 12 milioni di persone, di cui 6 vivono nell’UE. Nonostante le dimensioni di questa popolazione, l’aspettativa di vita della comunità Rom nell’UE è 10 anni più bassa rispetto alla popolazione generale, loro sono esposti ad un rischio di povertà maggiore rispetto ad altri gruppi e sono più propensi a non completare l’istruzione secondaria. Allo stesso modo, l’antiziganismo, ovvero la discriminazione contro le persone Rom, è abbastanza normalizzata e diffusa in Europa ed è spesso radicata nei sistemi legali e di welfare dei Paesi.

Come siamo arrivati a questo punto? Come può un gruppo così numeroso di persone essere trascurato, marginalizzato e discriminato così spesso? Una risposta possibile potrebbe risiedere nel trattamento storico dell’Europa verso i Rom.

Dall’India all’Europa

Le radici storiche delle persone Rom vengono spesso identificate con il nord dell’India. La loro lingua, il romaní (conosciuto anche come rom o romanes), rientra nella famiglia delle lingue indoeuropee, più precisamente del ramo indo-ariano, che lo raggruppa con il sanscrito o l’hindi. Le persone rom sono migrate dall’India e si pensa che i primi gruppi siano comparsi in Europa durante il XIV ed il XV secolo. In Europa, il termine “rom” comprende molti gruppi etnici diversi.

L’assimilazione nel corso dei secoli

Per gran parte della loro storia europea, i Rom erano dei popoli migratori, che si spostavano per le città. Ad ogni modo, non è esattamente chiaro se siano migrati volontariamente o se la migrazione fosse più una conseguenza delle azioni contro i Rom da parte di molti Paesi europei. Molti di loro hanno intrapreso mestieri adatti a questa vita: dall’artigianato, alla lavorazione dei metalli, al commercio di bestiame, fino all’intrattenimento.

Tuttavia, i loro mestieri divennero un punto dolente per molte corporazioni locali, che vedevano i Rom come la nuova concorrenza. Anche gli organi governativi vedevano malamente questi popoli per il loro stile di vita anticonformista, che rese difficile governarli e li rendeva “inadattabili” agli occhi di coloro che stavano al potere. Per la loro vita nomade e anticonformista, i Rom entrarono anche nelle superstizioni popolari - alcune delle quali presenti ancora oggi - venendo incolpati dalla maggioranza della popolazione di essere i responsabili di molti mali. La soluzione a questo problema è stata l’approvazione di politiche e leggi anti-rom.

Uno degli esempi peggiori è l’editto dall’imperatore del Sacro Romano Impero Massimiliano I, che obbligava i Rom a scomparire dall’Impero entro il 1501. Se non avessero rispettato questa scadenza, l’editto legittimava qualsiasi cittadino ad uccidere qualsiasi “zingaro” che incontrasse. Nel diciassettesimo secolo, Luigi XIV condannò tutti gli uomini rom a vivere nelle galere, mentre le donne furono sottoposte ad una sterilizzazione sistematica e persero i loro figli negli ospizi. L’eliminazione dei bambini rom nelle politiche di assimilazione fu decretata anche sotto l’imperatrice asburgica Maria Teresa. Inoltre, nella zona che oggi corrisponde alla Romania, la schiavitù dei Rom è stata permessa per secoli. Questa persecuzione sistematica e secolare dei Rom, probabilmente, non ha fatto altro che intensificare il comportamento nomade di queste popolazioni.

È importante menzionare che ci sono state alcune parti d’Europa in cui le persone rom erano trattate leggermente meglio, per esempio nell’Impero Ottomano, poiché esso non era centralizzato come gli altri imperi dell’Occidente ed era più permissivo rispetto alla convivenza di molteplici etnie. Ma, come sottolinea il Wilson Center, questo "trattamento leggermente migliore” era comunque un’eccezione.

L’Olocausto e le sue conseguenze

Il rapporto complicato e condizionato dai pregiudizi tra l’Europa ed il popolo rom ha raggiunto il suo apice durante la Seconda guerra mondiale. Così come la popolazione ebraica in Europa, i nazisti consideravano anche i Rom come “razzialmente inferiori”, a meno che non fossero considerati come tedeschi ben integrati o i cosiddetti “purosangue zingaro”. Il resto dei Rom in Germania, che non rientravano in questi criteri, venivano radunati e deportati nei campi di concentramento, nei quali venivano sottoposti a degli esperimenti, costretti al lavoro forzato ed uccisi nei campi di concentramento. La situazione nelle zone occupate dalla Germania nazista non era migliore. I Rom venivano fucilati insieme agli ebrei ed i comunisti, oppure venivano deportati e morirono di fame o di diverse malattie.

Non è chiaro quanto la popolazione rom abbia perito durante l’Olocausto. Alcune stime suggeriscono che durante la guerra morirono circa tra i 250.000 ed i 500.000 su 1 o 1,5 milioni di Rom europei.

Tuttavia, la vita per i sopravvissuti non fu facile. Così come gli altri sfollati, i Rom hanno dovuto lottare per ottenere la cittadinanza in uno dei Paesi di nuova creazione o liberati e nel mentre spesso cercavano di non essere rimandati nei loro Paesi d’origine nel nuovo blocco orientale.

Dopo la guerra, una gran parte dei sopravvissuti Rom all’Olocausto è finita a vivere nei Paesi dell’ex URSS. A quel tempo ricevettero alcuni benefici sociali, come l’alloggio, l’educazione o l’assistenza medica. Ma nonostante ciò, la minoranza era ancora considerata di seconda classe, poiché il regime comunista tentava di assimilarli ancora. Il Wilson Center afferma inoltre che durante questo periodo i Rom erano sottoposti ad “assimilazione forzata, segregazione negli alloggi e nel lavoro, repressione della lingua romaní e repressione o manipolazione delle organizzazioni culturali romaní, confisca di proprietà private, compresi carri e cavalli, e, tra le altre, il rapimento di bambini e la sterilizzazione forzata”.

Da qui dove arriviamo?

La condizione della minoranza rom europea è un problema costante nel continente. Dalla disoccupazione all’istruzione ed ai rapporti di vicinato, la comunità rom incontra ancora barriere, discriminazioni sistematiche ed emarginazione. Nel corso della storia europea, possiamo trovare strutture ed istituzioni ufficiali che tentano di assimilare i Rom, pur non essendo disposte a fornire degli standard di vita o diritti di base a questa comunità. Ma anche il pregiudizio “antizingaro” radicato è stato parte del problema. Finché le questioni relative ai Rom non saranno affrontate da diverse prospettive e senza inutili stereotipi e accuse verso le vittime, sarà difficile creare un vero cambiamento.

I progressi per migliorare la situazione in Europa sono stati molto lenti. Ma c’è speranza. Con il quadro strategico dell’UE per l’uguaglianza, l’inclusione e la partecipazione dei Rom per il periodo 2020-2030, l’UE sta cercando di fare strada per un progresso più rapido ed efficiente. Il quadro si basa sui precedenti sforzi dell’UE, che si concentravano maggiormente sul livello di azione nazionale, ma riconosce la necessità che l’UE sostenga meglio gli Stati membri dell’attuale quadro. Un’attenzione speciale è rivolta anche al coinvolgimento della stessa comunità rom.

Naturalmente, è troppo presto per prevedere il potenziale successo del quadro. Tuttavia, sembra che l’UE si renda conto dell’importanza del coinvolgimento della comunità rom e che la questione richieda un approccio più intersezionale. E questo è un buon inizio.

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