Il 9 Maggio 1950 è nata l’Europa, o meglio, iniziava a concretizzarsi l’idea di Europa. Ma oggi nel 2025, siamo ancora sicuri che quest’Europa sia viva?
Il punto di partenza era chiaro: pace, cooperazione, integrazione. E oggi cosa ci ritroviamo? Lentezza, burocrazia, impotenza politica. E il motivo secondo me è che abbiamo abbandonato la via a cui eravamo predisposti, chiamati, la via Federalista Europea, per inginocchiarci a una via fatta di compromessi e di sottomissioni – non alla volontà dei popoli, ma alla volontà dei Governi nazionali.
La storia della Ruhr: La rivalità tra Francia e Germania
Per capire il contesto storico della Dichiarazione Schuman del 9 Maggio, dobbiamo ripercorrere la storia di una piccola ma fondamentale regione dell’Europa Centrale: La Ruhr. Oggi la Ruhr si estende nella Renania Settentrionale-Vestfalia, con i suoi 5.3 milioni di abitanti è una delle più grandi aree urbane europee che si estende con una superfice di 4.535 km².
La Ruhr è una regione estremamente ricca di risorse per le industrie belliche, quali carbone e acciaio. Il controllo della regione per la prima metà del XX secolo è sempre stato tra gli obiettivi tanto del Governo tedesco quanto di quello francese, e da qui nasce la rivalità tra Francia e Germania.
Durante la Prima guerra mondiale, il controllo della Ruhr era un interesse conteso tra le potenze del conflitto. Dopo la fine delle ostilità, il Trattato di Versailles del 1919 impose alla Germania pesanti sanzioni di guerra, che includevano il pagamento di ingenti somme e la consegna di risorse industriali, tra cui carbone e acciaio, alla Francia e alle altre nazioni vincitrici. La Ruhr, successivamente, fu occupata da francesi e belgi, nel tentativo di far rispettare le regole del Trattato.
La Dichiarazione Schuman e la fine della contesta storica
Dal 1948 al 1953 Robert Schuman è il Ministro degli Esteri francese. Schuman ha una forte intuizione: capisce che l’unico modo per scongiurare la guerra è renderla non solo impossibile, ma materialmente impensabile. Dunque, il 9 Maggio 1950, propone la creazione di un’entità sovranazionale tra Francia e Germania per la gestione delle risorse belliche quali acciaio e carbone.
Così, il 18 Aprile 1951 a Parigi viene firmato il trattato costitutivo della CECA, la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio. Si tratta della prima Istituzione sovranazionale europea, antenata dell’Unione europea.
Il cammino verso la Federazione Europea: federalismo pragmatico e ideale a confronto
In realtà dietro questa dichiarazione vi è la mente di Jean Monnet, che ha redatto il testo coi collaboratori del Ministro. Qui si evince chiaramente la volontà di Monnet: nel testo originale della dichiarazione, i collaboratori del ministro avevano inserito per due volte l’aggettivo «sovranazionale» sostituito da Monnet entrambe le volte con «federale».
Sia Monnet che Altiero Spinelli, autore del Manifesto di Ventotene, avevano come obiettivo il raggiungimento di una vera e propria Federazione Europea. Ma la differenza tra le loro visioni è il modo con cui arrivare all’Europa federale.
La visione di Spinelli è quella che oggi possiamo definire federalismo ideale. Spinelli parlava chiaramente della necessità di federare l’Europa attraverso la mobilitazione popolare, che per Spinelli doveva avere caratteristiche rivoluzionarie e sfociare in una costituente europea democratica. La visione di Monnet è quella che oggi possiamo invece definire federalismo pragmatico. Secondo lui infatti, bisognava avviare un’opera di convincimento dei Governi attraverso azioni concrete capaci di creare fra gli Stati una solidarietà di fatto. Questo metodo puntava all’obiettivo dell’integrazione graduale concepita secondo il cosiddetto «metodo funzionalista».
Oggi a posteriori, siamo sicuri del fatto che abbia prevalso il federalismo pragmatico di Monnet, con la creazione di livelli di integrazione graduali che sono poi sfociati nell’UE, con progetti che sono partiti da coalizioni di volenterosi per poi essere integrati nei Trattati (l’euro, l’area Schengen). Nonostante ciò, la sua idea non è stata compiuta. Monnet concepiva questo metodo uno strumento per comunque rendere l’Europa una federazione. Oggi siamo arrivati a un’ibrido: l’UE non è una semplice all’alleanza, ma non è una federazione. Sembra avere più i contorni di una Confederazione di Stati sovrani.
Il paradigma odierno: dare seguito alla scia di Spinelli e Monnet
Oggi le crisi investono l’Europa come non mai: dal punto di vista militare, con la minaccia russa a est e il sempre più fragile “sostegno” (se così possiamo definirlo) americano a ovest, dal punto di vista dell’emergenza migratoria che l’Europa non sta riuscendo a gestire, rendendola solo carburante per la propaganda delle ultradestre nazionaliste ed euroscettiche, dal punto di vista dell’Intelligenza Artificiale - ossia la seconda rivoluzione digitale - che rischia di essere un’opportunità che l’Europa perderà come è successo con la prima rivoluzione digitale, Internet.
L’Unione europea, oggi, non è sufficientemente forte per affrontare questi dilemmi. Mentre le Istituzioni europee sono piegate a volontà e visioni di Governi che sono spesso in contraddizione tra loro per la mancanza di volontà di pianificare assieme per il lungo periodo, noi europei rimaniamo fermi con la tempesta che ci travolge.
Il risultato di tutto ciò è questo: frustrazione, euroscetticismo, un sentimento dilagante del fatto che l’Europa non serva.
Ma guardando la nostra storia europea, oggi più che mai serve una Federazione Europea, serve una politica comune europea, serve una cooperazione politica, economica e militare. Oggi più che mai bisogna ripartire da un’Europa unitaria, da valori condivisi e non solo da numeri e Trattati. Bisogna partire dagli Stati che condividono i valori di uguaglianza, democrazia, Stato di diritto, dignità umana, e gli stati che vogliono sabotare questo progetto non devono avere il potere di farlo.
Il federalismo di Spinelli non è utopico, ma ora dobbiamo applicarlo! L’UE può diventare una potenza mondiale e democratica solo se si riparte da questi valori federalisti, per un’Europa unita, libera e democratica.
Stati Uniti d’Europa: un progetto incompiuto che sta a noi rilanciare
In conclusione ho tre considerazioni da fare:
- Il 9 Maggio non è solo una ricorrenza vuota, ma è un monito: o completiamo il progetto dei padri fondatori europei, o torniamo a un doloroso passato.
- Se vogliamo un’UE che sia capace di agire, contendere e vincere sullo scacchiere internazionale, dobbiamo osare di più.
- L’unico modo per fare ciò è quello di riprendere la via federalista, servono gli Stati Uniti d’Europa, e servono subito!
Per citare il Manifesto di Ventotene, la via da percorrere non è nè facile nè sicura, ma deve essere percorsa. E lo sarà!
Segui i commenti:
|
