Parliamo di Mediterraneo in un momento in cui la geopolitica europea è di nuovo centrale nel dibattito pubblico

L’Unione europea e il Mare Nostrum

, di Saverio Rotella

L'Unione europea e il Mare Nostrum

Confine meridionale e simbolo d’Europa, il Mar Mediterraneo - in principio Mare Nostrum - ha sempre svolto un ruolo da protagonista nella storia del nostro continente. Eppure, la sua centralità è venuta meno con il passare dei decenni. Qual è oggi la sfera d’influenza del Mediterraneo per l’Unione europea?

Quando si parla di Mediterraneo, il sentimento più comune (dopo la meraviglia delle bellezze costiere) ha a che fare con la paura: si considera questo mare come una linea di faglia, una separazione tra il mondo ordinato - l’Europa - e il mondo del Caos. Ma è sempre stato così?

L’Europa (intesa come continente in possesso di un proprio patrimonio intellettuale) affonda le sue radici in un passato lontano, ancora prima che si affermassero i princìpi culturali dell’Occidente, come la separazione tra autorità spirituale e temporale, la maggiore centralità dello Stato di diritto, il pluralismo sociale e altri fondamentali capisaldi [1]. L’eredità classica, soprattutto, offre numerosi lasciti alla società occidentale, a partire dal latino, la lingua fondante della maggior parte degli Stati europei, il razionalismo greco, il diritto romano e il cattolicesimo (e di conseguenza il protestantesimo) [2]. Tuttavia, sebbene sia innegabile il lascito degli antichi greci e latini, è errato il tentativo di individuare nell’Impero romano il precursore dell’Unione Europea; tale affermazione, infatti, può essere smentita semplicemente partendo dal nome che gli antichi diedero al Mediterraneo: Mare Nostrum, ossia mare nostro. Molto diverso dall’idea e dalla realtà politica che ci circonda.

La perdita di centralità del Mediterraneo per gli Occidentali parte da ben prima che Erdoğan decidesse di espandere la propria zona d’influenza sulla Libia (ai danni dell’Italia e della Francia, nonostante formalmente sia alleata con la prima); l’indifferenza verso il mare si ebbe a partire dalla scissione dell’Impero romano e dalla fine della sua parte occidentale, nello specifico, dal momento in cui popolazioni “barbare” come i Franchi decisero di insediarsi in quell’Europa dominata da secoli dai latini, dando vita a regni e imperi (come quello carolingio) che ben presto divennero il cuore stesso del continente [3]. In questo senso possiamo vedere una continuità nella politica estera turca, poiché sin dall’età moderna il Mediterraneo, dopo un iniziale disinteresse, divenne un confine netto non solo naturale, ma culturale: le coste del Nord-Africa non erano più abitate da popolazioni soggiogate o sconosciute, ma da una cultura totalmente diversa, fondata su una religione nuova (rispetto al Cristianesimo), l’Islam. La formazione dell’Impero Ottomano scatenò quindi un conflitto continuo con gli Stati europei, e diede inizio al sentimento di paura e di timore nei riguardi del Mediterraneo.

Ma, nonostante secoli di lotta (sia tra Stati europei che verso l’Impero Ottomano), a che punto si trova l’Unione Europea moderna nel controllo e nella gestione del fu Mare Nostrum?

La strategia mediterranea soffre in generale della mancanza di un filo conduttore comune degli Stati europei in materia di politica estera, con i Paesi membri che perseguono i propri interessi, ai danni o dei propri vicini (culturali e territoriali) o di potenze esterne all’Unione, come la stessa Turchia. Infatti, nonostante la medesima appartenenza alla NATO, Francia e Turchia sono i principali interpreti delle lotte politiche (ma anche militari, come in Libia) in gioco nel Mediterraneo. A queste si aggiungono altri Stati europei, come l’Italia e la Grecia, ed extraeuropei (Russia, in particolar modo, e Israele).

L’espansionismo turco si concentra su gran parte del territorio nordafricano, come il già citato intervento in Libia, con l’interesse a mettere le mani sugli enormi giacimenti petroliferi [4] e di controllare il massiccio traffico migratorio che ha proprio nel territorio libico il suo trampolino verso l’Europa. Questo intervento viene messo in atto supportando il governo di Tripoli (in precedenza presieduto da Fāyez al-Sarrāj), contro gli interessi francesi e russi. Inoltre, la partita franco-turca si gioca anche in Tunisia, con l’assunzione del potere da parte di Saïed nel tentativo da parte francese di rompere l’influenza turca nel Paese. Infatti, i bersagli di questo “colpo di Stato” sono i leader politici tunisini, legati alla Fratellanza Musulmana, un movimento politico-religioso che dipende da Ankara e che si sviluppa in Tunisia tramite il partito Ennahda [5].

Dal suo punto di vista, Macron cerca di rafforzare la propria posizione chiamando attorno a sé gli alleati europei, primi tra tutti l’Italia, con la firma del Trattato del Quirinale (volto anche a indebolire la Turchia) e le missioni congiunte in Mali e in Sahel. Inoltre, Parigi si erge a difensore della Grecia e di Cipro contro le ingerenze delle navi turche, e con l’intento di salvaguardare i confini greco-ciprioti organizza vertici dei Paesi europei mediterranei (come il vertice ad Ajaccio del 10 settembre 2020), anche se con scarso seguito [6].

Come si evince dall’analisi, la situazione geopolitica mediterranea è molto instabile, anche a causa dei numerosi interessi che legano le diverse nazioni al Mediterraneo. Questa instabilità si accentua poi se teniamo in considerazione i sentimenti delle popolazioni europee nei confronti dell’immigrazione, considerata un problema ben più marcato della realtà [7]. Una politica estera unita sarebbe certamente più utile all’Europa, in grado così di rispondere con prontezza e con fermezza alle sfide geopolitiche del proprio “giardino di casa”, ma non bisogna sottovalutare gli obiettivi particolari di ogni nazione, che rendono il Mare Nostrum un calderone al cui interno si muovono numerose potenze confliggenti. Eppure, se si vuole contare qualcosa, bisognerà cercare di unire gli interessi e unire le proprie forze in direzione di una politica comune, altrimenti si rischierà di usare la stessa strategia dell’Impero romano. Il Divide et Impera. Ma a nostre spese.

Note

[1Huntington S. P., (1997), Lo Scontro delle Civiltà e il nuovo ordine mondiale, Garzanti Editore, Milano, p. 91-92-93

[2Ibidem

[3Febvre L., (1999), L’Europa Storia di una civiltà, Donzelli Editore, Roma, p. 91-103

[4Perché la Turchia interviene in Libia?, ISPI, 10 gennaio 2020, https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/perche-la-turchia-interviene-libia-24800

[5Intervista in lingua italiana disponibile sul canale YouTube di Limes, 30 luglio 2021, Che succede in Tunisia

[6Macron aizza il Mediterraneo contro la Turchia ma resta quasi solo, Huffington Post, 10 settembre 2020 https://www.huffingtonpost.it/entry/macron-aizza-il-mediterraneo-contro-la-turchia-ma-resta-quasi-solo_it_5f5a5714c5b6b48507fd5f3c/

[7Immigrazione in Italia: tra realtà e percezione, Istituto Cattaneo, 27 agosto 2018, https://www.cattaneo.org/wp-content/uploads/2018/08/Analisi-Istituto-Cattaneo-Immigrazione-realt%C3%A0-e-percezione-27-agosto-2018-1.pdf

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