La storica decisione (eccetto per gli USA) non sembra essere il riflesso di un percorso verso la legalizzazione.

La cannabis secondo l’Onu non è (più) una droga pericolosa: come reagiscono Italia e UE?

, di Davide Cinotti

La cannabis secondo l'Onu non è (più) una droga pericolosa: come reagiscono Italia e UE?

L’ONU si adatta alle raccomandazioni dell’OMS e elimina la cannabis dalle droghe pericolose. Nonostante l’episodio la maggior parte delle Nazioni Europee, prive di una legislazione comune in materia di stupefacenti, continuano a considerare la coltivazione e il possesso un reato.

Mercoledì 2 dicembre 2020 la Commissione delle Nazioni Unite sugli stupefacenti si è riunita per riesaminare una serie di raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, delle quali una in particolare è stata accolta: quella relativa alla rimozione della cannabis dalla Tabella IV allegata della Convenzione Unica sugli stupefacenti del 1961, dove la marijuana figurava nella categoria delle droghe più pericolose, insieme agli oppioidi mortali e causanti dipendenza come l’eroina. L’importante svolta permette così di aprire le porte al riconoscimento del potenziale terapeutico e medicinale di questa sostanza.

Era da 59 anni che non venivano prese decisioni di questa portata sulla tossicità delle sostanze. Entrando nel merito sono state cambiate le quattro tabelle che dal 1961 classificano piante e derivati psicoattivi a seconda della loro pericolosità. “Questo cambiamento faciliterà la ricerca scientifica sulla cannabis, nota per i benefici nella cura del Morbo di Parkinson, della sclerosi, dell’epilessia, del dolore cronico e del cancro”, afferma in un comunicato l’associazione Luca Coscioni. La decisione della Commissione delle Nazioni Unite sugli stupefacenti è passata grazie al voto favorevole di 27 Stati su 53. I voti contrari, invece, sono stati 25, a cui si aggiunge un astenuto. Numeri alla mano, il provvedimento è quindi passato per un solo voto. Tra i sostenitori rientrano l’Italia e gli Stati Uniti, mentre il Cile e il Giappone hanno sottolineato gli effetti negativi della sostanza.

In Italia

Nel nostro Paese da una decina d’anni è consentito il ricorso alla cannabis terapeutica se in possesso di regolare prescrizione medica. Un medico può firmare una prescrizione su ricetta bianca, indicando la varietà di cannabis più efficace per il paziente. Tuttavia molto spesso molti pazienti non riescono a ricevere la terapia di cui necessitano: le attese presso le farmacie galeniche, cioè quelle dotate di laboratorio per la produzione del farmaco, arrivano fino a sei mesi e rendono di fatto la cura intermittente. Il fabbisogno italiano è di molto superiore alla produzione e all’importazione della sostanza. Basti pensare che, stando alle stime dell’International Narcotics Control Board, il fabbisogno totale del nostro Paese è pari a 1980 chilogrammi all’anno. Ma, nel 2019, secondo il Ministero della Salute, lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze ne ha prodotti circa 150 kg. Una carenza che richiede necessariamente l’importazione della sostanza da un altro Paese, l’Olanda, che non riesce comunque a soddisfarne la domanda. Infatti, come riporta la campagna Meglio Legale, il fabbisogno richiesto dai pazienti italiani è di più di dieci volte superiore rispetto alla produzione di cannabis distribuita alle farmacie dallo Stabilimento di Firenze. A seguito di questo gap molti pazienti devono ricorrere all’autoproduzione. Un altro aspetto da sottolineare in Italia sono le conseguenze penali di questo gesto. Molto spesso sui giornali Nazionali si leggono titoli come “Cannabis, coltivarla in casa per uso personale non è reato” quando, in realtà, si parla solo di una delle molte sentenze della nostra corte di Cassazione che, data la natura del nostro sistema giuridico, non influenzano le sentenze future (al contrario dei sistemi anglosassoni di common law). Vi sono tutt’oggi centinaia di cittadini condannati per aver prodotto il proprio farmaco. I giornali di recente hanno riportato il caso di Walter De Benedetto, da trentacinque anni affetto da artrite reumatoide, le cui istanze sono state accolte proprio da “Meglio Legale”, ora è indagato per coltivazione di sostanza stupefacente in concorso per aver piantato nel suo giardino la cannabis necessaria alla sua terapia.

UE e la parentesi CBD

Percentuale di consumo di cannabis nelle persone adulte (15.64) a (Eurostat)

Tutta l’Unione europea, Italia compresa, ha votato a favore alla risoluzione ONU, con la sola eccezione dell’Ungheria.

A Ottobre il Parlamento Ue innalza limite legale di Thc. L’innalzamento del livello di Thc autorizzato nell’Unione europea passa dallo 0,2% allo 0,3%. La decisione approvata dal Parlamento europeo nel contesto della nuova politica agricola comune post-2022 viene accolto dalla European Industrial Hemp Association (Eiha) come “un passaggio fondamentale nel processo di ripristino di quel livello di Thc per la canapa europea”. A novembre, invece, la corte di giustizia Europea ha emesso una sentenza che sancisce la libera circolazione del cannabidiolo (Cbd) – metabolita della Cannabis con effetti rilassanti, derivato della cannabis. «Non è un narcotico», afferma la sentenza che verte a minare i tentativi di alcuni paesi Ue che in questi anni hanno cercato di reprimere l’uso del Cbd, sostenendo che fosse dannoso per la salute delle persone. La decisione è stata presa dopo aver esaminato un caso francese contro un’azienda ceca che vendeva Cbd estratto dall’intera pianta di cannabis da utilizzare nelle cartucce di sigarette elettroniche. La Francia consente l’estrazione solo da semi e fibre di cannabis, non dall’intera pianta. Il tribunale ha spiegato che l’azione legale contro l’azienda ceca altro non è che una restrizione inutile alla libera circolazione delle merci perché la sostanza non rappresenta una minaccia per la salute umana.

Il mondo rivaluta la cannabis?

Legislazione dei Paesi mondiali rispetto alla cannabis nel 2018

Legislazione dei Paesi mondiali rispetto alla cannabis nel 2020

Tuttavia, ad oggi, nella maggior parte del mondo possedere e consumare marijuana è illegale. Le legislazioni, però, sono diverse da Paese a Paese. In generale, i Paesi asiatici e quelli europei sono i meno tolleranti. Il primo Paese al mondo ad aver legalizzato la cannabis è stato l’Uruguay dal dicembre del 2013. Negli Stati Uniti, invece, Colorado e California hanno scelto con modalità diverse la strada della legalizzazione. In Europa la marijuana è illegale (con depenalizzazioni variabili sul possesso) in Germania, Francia, Italia, Regno Unito, Irlanda, Grecia e Finlandia. La pena su possesso, vendita, trasporto e coltivazione è stata revocata solo in Olanda. In Spagna, invece, è possibile coltivare o consumare cannabis, ma solo nelle mura domestiche. Insomma, difficilmente il voto all’Onu non avrà un impatto immediato. I Governi possono decidere come classificare la cannabis e quindi nel breve al massimo assisteremo alla ripresa di un dibattito che dura da decenni. La decisione tuttavia è positiva perché  riconosce finalmente gli effetti positivi della sostanza sui pazienti e a incentivare la ricerca medica.

La strada per la sua legalizzazione, però, è ancora molto lunga: al momento l’uso terapeutico della canapa è legale in Australia, Canada, Cile, Colombia, Germania, Grecia, Israele, Italia, Paesi Bassi, Perù, Polonia e Regno Unito e in 31 Stati federali degli Usa; il suo uso ricreativo, invece, è consentito soltanto in Canada, Uruguay e in 15 Stati dell’Usa.

Con la decisione dei giorni scorsi l’Onu ha permesso di fare un grosso passo in avanti sulla considerazione che d’ora in avanti gli Stati avranno della cannabis. Negli ultimi anni la pianta ha assunto un ruolo sempre maggiore nelle terapie per il benessere, dando vita a un’industria di miliardi di dollari. Inoltre, più di 50 Paesi hanno adottato programmi per il suo impiego come medicinale. La strada per la sua legalizzazione, però, è ancora molto lunga: al momento l’uso terapeutico della canapa è legale in Australia, Canada, Cile, Colombia, Germania, Grecia, Israele, Italia, Paesi Bassi, Perù, Polonia e Regno Unito e in 31 Stati federali degli Usa; il suo uso ricreativo, invece, è consentito soltanto in Canada, Uruguay e in 15 Stati dell’Usa.

È indubbio quali sarebbero i benefici di una politica e legislazione comune a livello Europeo sulla cannabis e sugli stupefacenti, dove al momento ci sono differenze nettissime tra i membri dell’unione: si passa infatti a Paesi come il Portogallo, dove il possesso di tutte le droghe è depenalizzato, o il caso emblematico dei Paesi Bassi dove l’uso della cannabis è “legalizzato” da decenni sotto precise condizioni, fino ad arrivare a Paesi con restrizioni molto forti e che equiparano la cannabis a più forti oppiacei: un club di cui il nostro Paese faceva parte prima della bocciatura della legge Fini-Giovanardi. Queste discrepanze fanno sì che pochissimi stati beneficino dei risvolti economici del commercio della cannabis creando di fatto un monopolio del prodotto.

Bibliografia

http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=3731&area=sostanzeStupefacenti&menu=stime

https://themillennial.it/news/onu-cannabis-marijuana-droghe-pericolose/

https://www.ilsole24ore.com/art/l-onu-ha-riconosciuto-proprie-terapeutiche-cannabis-cosa-accade-ora--ADp0vB6

https://www.wired.it/scienza/medicina/2020/12/03/cannabis-onu-proprieta-terapeutiche/?refresh_ce=

https://www.associazionelucacoscioni.it/notizie/comunicati/svolta-storica-allonu-sulla-cannabis

https://www.open.online/2020/11/20/cannabis-sentenza-corte-giustizia-ue-libera-circolazione-cannabidiolo/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/03/la-decisione-dellonu-sulla-cannabis-e-una-svolta-ora-sta-alla-classe-politica-agire/6025779/

https://www.agrifoodtoday.it/attualita/cannabis-parlamento-innalza-thc.html

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