La Lituania sulla strada dell’indipendenza energetica

, di Hannah Schmitz, Tradotto da Anja Bošković

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La Lituania sulla strada dell'indipendenza energetica

Concorrenza per Gazprom: in Lituania è in funzione dalla fine del 2014 il primo ed unico terminale per il gas naturale liquido del Baltico. Quest’anno dovrebbe riuscire a coprire già il 17% del fabbisogno di gas della Lituania stessa. Nel 2015 scadono contemporaneamente i termini del contratto con il fornitore russo di energia, Gazprom. L’accesso alternativo alle fonti di gas naturale viene festeggiato dallo stato baltico come una liberazione a livello politico. La Lituania potrà quindi diventare un esempio per gli altri Stati dell’Unione europea?

L’ingresso nel porto baltico di Klaipėda, in Lituania, nell’ottobre 2014, delle navi cisterna per il trasporto del gas che recavano il nome simbolico di «Independence», è stato vissuto dalla popolazione al pari di una festa nazionale. Gli spettatori hanno salutato da lontano l’equipaggio della nave e la Presidentessa lituana Dalia Grybauskaitė ha colto l’occasione per vedere con i propri occhi l’ingresso del nuovo Terminale di Gas Naturale Liquefatto (GNL). «Non si tratta solo di indipendenza energetica, ma anche di libertà politica», sono state le parole del capo dello Stato in occasione della cerimonia di inaugurazione. Fino ad ora le importazioni di gas naturale nel Paese baltico provenivano in toto dalla Russia.

GNL: più flessibile del gas naturale, ma più costoso

La nave è grande come tre campi da calcio ed è stata attrezzata appositamente per lo stoccaggio e il trattamento di fino a 170.000 metri cubi di gas liquefatto. Il gas liquefatto si ottiene grazie al raffreddamento del gas naturale a 162°C. Il suo volume è minore rispetto a quello del gas naturale, e questa caratteristica in particolare ne facilita il trasporto. Le navi cisterna per il gas possono modificare e adattare le proprie rotte a seconda delle esigenze del mercato mondiale, cosa che non è possibile per le pipelines. La Lituania ha siglato un accordo con il gruppo norvegese Statoil, che garantisce le consegne di gas naturale liquido al Paese per i prossimi dieci anni.

Teoricamente il terminale mobile può essere consegnato sul mercato mondiale da qualsiasi altro fornitore, ad esempio dagli Stati Uniti o dal Qatar. I Terminal di gas naturale liquefatto possono essere usati sia per la fornitura di GPL sia per quella di gas naturale trasformato. In questo modo la Lituania sarebbe in grado di poter fornire gas naturale ai Paesi baltici confinanti, nel caso in cui si verificasse una crisi di approvvigionamento del gas naturale russo. Tuttavia, l’infrastruttura necessaria allo stoccaggio e alla rigassificazione del gas naturale liquido è molto costosa. Il governo lituano ha già investito 350 milioni di Euro nel progetto, solo l’impianto è costato 145 milioni di Euro.

La Lituania è chiaramente orientata politicamente verso l’Europa. Dal 2004 fa parte sia dell’Unione europea, sia della NATO. Nel 2007 ha aderito all’accordo di Schengen, e dall’inizio di quest’anno ha adottato la moneta unica europea. Per il presidente russo, tuttavia, la Lituania resta un pezzo del grande impero perduto del passato. Recentemente le temperature delle dispute politiche tra il Cremlino il governo lituano sono aumentate durante la crisi Ucraina. Dall’annessione della Crimea alla Russia, si percepisce il timore di un nuovo ritorno del potere russo.

La fornitura di gas come arma politica

Il Presidente della Lituania Dalia Grybauskaitė giudica la leadership russa «elementi terroristici». Nonostante questo, la Lituania e la Russia sono partner economici e commerciali. Che questi rapporti si stiano trascinando solo in un logorante braccio di ferro tra est e ovest, lo dimostra anche il divieto di importazione da parte dei russi nei confronti dei prodotti caseari lituani. La motivazione ufficiale addotta dalla Russia è la qualità scadente dei prodotti, quella ufficiosa è che il divieto di esportazione è probabilmente la reazione del Cremlino all’orientamento del vertice UE nella capitale lituana Vilnius. Questo spiega anche il desiderio di indipendenza energetica dalla Russia della Lituania. La paura più grande degli Stati membri dell’Unione europea, è che la Russia possa usare il proprio monopolio energetico quale arma politica.

Grazie al Terminal di gas naturale liquido la Lituania si è resa indipendente dalla Russia nell’importantissimo settore energetico, e può quindi sfuggire all’influsso politico di Mosca. «Nessun altro ci potrà mai più ricattare con il prezzo del gas o avere tramite il potere energetico un influsso sulla nostra vita politica ed economica», ha sottolineato la Grybauskaitė nel corso della cerimonia di inaugurazione. Finora la Lituania ha pagato il prezzo del gas più alto tra tutti gli Stati dell’Unione europea, almeno il 36% in più rispetto alla Germania. Per anni l’accusa della Lituania è stata che il prezzo fosse dovuto principalmente a ragioni politiche, e che fosse economicamente ingiustificabile. Con il Terminal di gas naturale liquido il prezzo del gas proveniente dalle Pipelines della Gazprom per la Lituania è crollato già del 23%.

Una vittoria momentanea

Raimondas Kuodis, vicepresidente della Banca Centrale lituana, vede tuttavia il Terminal di gas liquido solo come «una vittoria politica temporanea», e poco sensata dal punto di vista economico. Lo sforzo produttivo del gas liquido è elevato, e la rigassificazione è altrettanto costosa. Il gas liquido costa circa un quinto di più rispetto al gas naturale normale. Al contempo la Lituania resta, con il Terminale di gas liquido, ancora dipendente dai combustibili fossili, ed ha investito ingenti somme in una forma di approvvigionamento energetico convenzionale, anziché investire in un futuro orientato alle fonti di energia ecologiche.

L’Europa ha bisogno di una disintossicazione dal gas russo?

Anche la Germania, e molti altri Paesi europei dipendono dall’approvvigionamento energetico dalla Russia, petrolifero e del gas. Gli Stati dell’Unione europea importano circa un terzo del proprio fabbisogno energetico dalla Russia, e la Germania è il più grande consumatore di gas naturale. Qui si pone la questione, con un occhio alla questione ucraina, all’annessione della Crimea e alle sanzioni dell’occidente, della sicurezza dell’approvvigionamento energetico. Ed Crooks e Guy Chazan del Financial Times vedono il mercato energetico europeo come «pericolosamente dipendente» dalla Russia, e consigliano all’Europa uno stop immediato, ossia una «disintossicazione radicale», come quelle alle quali si sottopongono solo i tossicodipendenti.

Vi è al momento, nel campo economico e nella sfera politica, un consenso generale nei confronti della necessità di una indipendenza energetica dell’Europa. Se la soluzione a questo problema sia, però, il Terminal di gas naturale liquido, è tutto da vedere. Sebbene l’Europa disponga già, a detta del Neuer Zürcher Zeitung, di 22 Terminal-GNL in funzione con una capacità annuale totale di 196 miliardi di metri cubi, e di altri sette al momento in costruzione, il gas naturale russo rimane ancora una scelta molto più economica rispetto al gas liquido.

Inoltre, i Terminal-GNL europei vengono sfruttati poco e il mercato si sta spostando verso l’Asia e l’America Latina, ove la domanda è maggiore. Qualora l’Europa volesse sganciarsi dalla dipendenza dalla russia mediante i Terminal-GNL, creerebbe nel lungo termine una situazione di uniformità nel mercato del gas a livello mondiale, ma una rinuncia al gas russo non è con ciò possibile. Nella sola Germania, il 36% del gas proviene dalle tubature russe. Gli investimenti milionari nei Terminal-GNL porteranno scompensi altrove, ad esempio negli investimenti nelle fonti di energia rinnovabile.

Fonte immagine Flickr

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