Non c’è futuro federale senza futuro: ecco perché ogni federalista dovrebbe scendere in piazza il 25 marzo

, di Ester Barel

Non c'è futuro federale senza futuro: ecco perché ogni federalista dovrebbe scendere in piazza il 25 marzo
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La situazione è tragica, e un ulteriore ritardo nell’azione unitaria contro la crisi climatica ed energetica potrebbe essere fatale, potrebbe evitare che ci sia un futuro. Ecco perché anche i federalisti sono chiamati a riempire le piazze chiedendo azioni immediate per il clima nello sciopero globale di oggi, 25 marzo, organizzato da Fridays For Future.

È raro non aver sentito parlare almeno una volta di cambiamento climatico o riscaldamento globale. A non essere altrettanto scontato, però, è considerare quella climatica ed ecologica come un’emergenza, da affrontare come tale.

Siamo infatti costantemente esposti a notizie fuorvianti fatte circolare da chi sui combustibili fossili ha costruito un impero. È oramai noto che compagnie come Exxon e Shell fossero a conoscenza delle conseguenze delle emissioni di CO2 già negli anni sessanta ma l’attività di disinformazione da parte di chi continua a investire nei combustibili fossili va ben oltre. Sempre più diffuso è, il fenomeno del greenwashing, quella strategia di comunicazione per cui le aziende veicolano la falsa idea di essere altamente sostenibili, una di queste è Eni, multata recentemente dall’antitrust per pubblicità ingannevole. La presenza del greenwashing è segno che le persone iniziano a interessarsi a questo complesso problema, ma è anche un enorme rischio.

In mancanza di un’informazione completa, siamo spesso portati a guardare alla sostenibilità dei programmi e delle politiche italiane ed europee come a niente di più che un optional interessante. In primis, l’inserimento del gas all’interno della tassonomia europea risulta decisamente problematico anche alla luce di quanto gli esperti chiamati a dare un’opinione in merito hanno comunicato. Gli europei di oggi, i giovani in particolare, non possono permettersi di restare a guardare mentre l’UE fallisce nell’agire prima che la stretta finestra temporale ancora a disposizione per avere un pianeta abitabile si chiuda.

Come evidenziato anche dall’ultimo report dell’IPCC (Pannello Intergovernativo dell’ONU sul Climate Change) - elaborato particolarmente dal gruppo di lavoro che si concentra impatto, adattamento e vulnerabilità - la situazione è tragica. Tale è stata percepita anche dal segretario delle Nazioni Unite, Antònio Guterres, che ha dichiarato: «Un ulteriore ritardo nell’azione unitaria su scala globale ci farà perdere quella piccola e sfuggente occasione che ci rimane per assicurarci un futuro quantomeno vivibile».

Dunque, se l’Unione europea vuole essere leader, deve agire ora, attivandosi per incoraggiare gli Stati membri ad accelerare i processi di una transizione giusta, ossia di una transizione diretta non ad aumentare le disuguaglianze sociali ma nella via opposta. È fondamentale concentrare gli sforzi verso un’Unione concentrata sulla produzione di energia da fonti rinnovabili, con una produzione e un mercato interno della stessa.

Naturalmente, un’Europa federale avrebbe molti più strumenti utili per intervenire, ma se ora i federalisti non richiedono con una voce decisa azioni concrete non ci sarà un «dopo» in cui vedere realizzata l’amata Unione Federale.

La causa federalista non può prescindere da quella della lotta contro la crisi climatica e per la costruzione di un sistema alternativo a quello di sfruttamento delle risorse umane e naturali. I legami e i rimandi tra il federalismo e questa sono infatti molteplici. Innanzitutto, vi è la necessità di affrontare questa crisi abbandonando gli egoismi nazionali, che perdono di significato di fronte alle conseguenze di problemi globali. Inoltre, il valore federalista della pace non può essere onorato in un mondo basato sul sistema del capitalismo fossile. Questo infatti, non solo rende instabile lo scenario geopolitico internazionale per via di ricatti legati alla centralizzazione dell’energia, ma si basa anche sullo sfruttamento di matrice colonialista delle popolazioni locali, colpendo con maggiore forza le donne. Il conflitto in Ucraina ha dimostrato che la dipendenza dai combustibili fossili ci rende facilmente ricattabili. Quindi? Come attivarsi nel concreto? Votare consapevolmente e diffondere informazioni veritiere è un primo passo ma è necessario richiedere azioni immediate perché l’urgenza lo richiede.

Le migliaia di persone in piazza per la giustizia climatica hanno permesso di raggiungere traguardi storici, che vanno da una copertura mediatica di gran lunga maggiore a sentenze di grande portata. In Francia, per esempio, il Governo è stato condannato a riparare i danni causati al clima, mentre il tribunale olandese ha imposto a Shell di ridurre le emissioni, da diminuire del 45% rispetto ai parametri del 2019 entro il 2030. Hanno, inoltre, il grande ruolo di ricordare alle persone il loro potere come collettività e di riattivare le coscienze sempre più allenate a non considerare alternative allo status quo.

Questo 25 marzo è un momento imperdibile per scendere in piazza! Si tratta di uno sciopero globale organizzato da Fridays For Future, movimento giovanile orizzontale che si batte in tutto il mondo per la giustizia climatica. È una giornata di lotta non-violenta in cui attivisti e attiviste chiederanno impegni concreti, un’occasione di mobilitazione apartitica per coinvolgere anche chi non ha ancora avuto modo di informarsi. Per chi non sia nelle condizioni psicologiche o fisiche di scendere in piazza condividere contenuti online e tra i propri cari e conoscenti è un gran supporto! Di crisi climatica si sta già morendo, in quelle zone definite «most affected areas», quei Paesi che, pur avendo contribuito molto poco alle emissioni, ne subiscono pesantemente le conseguenze. E che dire dell’Unione europea? Dalla siccità con i risvolti problematici nell’agricoltura, dall’aumento dei flussi migratori alla scarsità idrica, ogni aspetto della vita dei cittadini europei è già, e potrebbe venire sempre più, stravolto.

Non è tutto perduto, ma ogni decimo di grado fa la differenza tra la vita e la morte di molti esseri viventi del nostro ecosistema. Il sistema di sfruttamento delle risorse umane e naturali attuale è incompatibile con gli ideali che sono alla base del federalismo e il nostro futuro dipende da come sceglieremo di agire nel breve termine: se vogliamo un futuro federale, combattere per il futuro stesso è un prerequisito fondamentale. Riempiamo le piazze venerdì il 25 marzo!

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