Un’alternanza inedita dopo l’indipendenza del Paese
Domenica 2 aprile, i cittadini montenegrini hanno votato per il secondo turno dell’elezione presidenziale. Jakov Milatović, Presidente e fondatore del partito politico “L’Europa subito” («Evropa sad!»), ha vinto con il 59% delle preferenze ed è dunque diventato il terzo Presidente della Repubblica del Montenegro, indipendente dal 2006. Economista trentaseienne, Milatović è il primo Presidente a non essere affiliato a DPS, il Partito democratico dei socialisti del Montenegro («Демократска партија социјалиста Црне Горе»), che pure aveva guidato sei degli otto Governi che si sono succeduti dal 2006 a oggi.
Quest’alternanza – sostenuta da una forte maggioranza degli elettori in un contesto di ampia partecipazione, con più di 70% degli aventi diritto al voto recatosi alle urne – ha risentito anche del coinvolgimento del Presidente uscente Milo Đukanović in uno scandalo di evasione fiscale; il nome suo e del figlio sono infatti menzionati nei famosi Panama papers.
Uno scrutinio in un contesto di instabilità politica
Durante il suo discorso, Jakov Milatović ha richiamato le priorità del suo mandato, priorità già annunciate durante la campagna elettorale. Per il nuovo Presidente, il Montenegro deve entrare in una nuova era politica. Il Montenegro deve rinforzare la sua democrazia a livello istituzionale, ma anche a livello regionale ed europeo. Il Presidente di “Europa subito”, ora anche Presidente della Repubblica, considera che il Paese debba rompere con l’instabilità politica, pacificare le sue relazioni con la Serbia e permettere le riforme necessarie all’adesione all’Unione europea.
Tuttavia, sebbene Đukanović fosse stato definito come “l’ultimo dittatore d’Europa” dai sui avversari, in particolare dai Jakov Milatović, è da ammettere come il Presidente montenegrino abbia in realtà dei poteri limitati in una democrazia principalmente parlamentare. Il mandato gli conferisce funzioni di rappresentanza e arbitrato delle Istituzioni, ha in particolare il potere di sciogliere il Parlamento unicamerale in caso di assenza prolungata di maggioranza.
Fine della campagna presidenziale... inizio della campagna legislativa
Questo è accaduto qualche giorno prima del primo turno dell’elezione presidenziale. A marzo 2023, il Presidente Milo Đukanović ha deciso di sciogliere il Parlamento. Questa decisione è dipesa dal fatto che il Governo liberale e pro-UE di Dritan Abazović avesse perso la sua maggioranza a seguito di voto di sfiducia, derivante da un accordo tra Podgorica e la Chiesa ortodossa serba. La decisione ha infiammato i rapporti religiosi, etnici e politici dei Balcani, lontani da essere calmati.
È in questo contesto che, nel giugno di quest’anno, si svolgeranno le elezioni parlamentari. Sarà da vedere se queste confermeranno la tendenza di trasformazione radicale del contesto politico montenegrino. Da sottolineare come prima di questa alternanza politica alla presidenza della Repubblica, L’Europa subito avesse già scatenato una piccola rivoluzione durante le elezioni municipali, quando il partito condusse una coalizione delle opposizioni al DPS, vincendo le principali città del paese a cui la capitale Podgorica. “L’Europa subito”, facendo campagna sulla difesa ambientale, i diritti sociali, la lotta contro la corruzione e l’Europa ha compiuto un primo passo verso la vittoria alle elezioni presidenziali, che oggi è ulteriore salto verso una potenziale maggioranza alle parlamentari di giugno.
Secondo gli ultimi sondaggi, il DPS resta il primo partito con 29% degli intenzioni di voto. Ma la tendenza esponenziale del partito di Jakov Milatović, che è passato dalle 10% delle intenzioni di voto nell’estate 2022 al 18% di marzo 2023, e la sua promessa di cambiamento che potrebbe mobilitare ancora più gli elettori, fanno sì che le elezioni parlamentari non siano mai state così incerte nel Montenegro.
L’Europa: una sfida chiave
Come suggerisce il nome del partito, l’Europa subito basa il suo programma politico sullo sblocco del processo di adesione del Montenegro all’Unione europea. Se durante il mese di marzo 2018, la Commissione europea giudicava probabile un’adesione del Paese nel 2025, orizzonte che era stato confermato dal negoziatore in capo montenegrino per l’adesione all’UE, Zorka Kordić nel gennaio 2022, questo si era progressivamente annebbiato. Numeri e rapporti della Commissione e del Consiglio europeo indicavano allora una stagnazione delle negoziazioni e delle riforme necessarie a un’adesione di Podgorica all’UE. Questi rapporti evidenziavano l’instabilità politica ricorrente e delle relazioni regionali.
L’avvio di una possibile svolta politica potrebbe permettere al Paese di consolidare le sue Istituzioni e di rompere con l’instabilità politica. Questo andrebbe nel senso di un’adesione del Montenegro all’Unione nel 2025 e permetterebbe al Paese balcanico di giocare un ruolo di mediatore nella Regione, particolarmente con i suoi vicini serbi e kosovari, tutti e due aventi dei legami forti e amicali con Podgorica.
Per sapere se il Montenegro sia a una svolta della sua storia politica recente, dobbiamo attendere i risultati delle elezioni parlamentari di giugno 2023, ma possiamo già dire che l’elezione di Jakov Milatović come Presidente della Repubblica sia una buona notizia per una Regione altamente eurofila (l’adesione del Paese è sostenuto dal 75% della popolazione), ma attraversata da tensioni e disillusioni, soprattutto in quello che sempre più si avverte come un invalicabile vestibolo dell’Unione europea.
A riguardo, il messaggio del nuovo Presidente della Repubblica montenegrina è chiaro:
“Penso che la normalizzazione delle relazioni tra Belgrado e Pristina sia importante per tutti i Paesi della Regione. In questo senso, il Montenegro vuole essere un Paese che favorisca le relazioni di buon vicinato, tuttavia la mia prima visita sarà a Bruxelles: il Montenegro si sta dirigendo veramente verso l’Unione europea”.
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