In una fase storica esiziale per la comunità di destino europea e di fronte ad una realtà dei fatti che sembra farsi ogni giorno più intricata e mutevole, sugli scaffali di molte librerie italiane è comparso “Breve storia del futuro degli Stati Uniti d’Europa”, volume redatto da Elido Fazi e Gianni Pittella (Fazi Editore, 2013).
Il libro sembra strutturarsi su quattro “pilastri”:
– L’analisi di alcune delle figure che hanno ricoperto nel passato e ricoprono nel presente un importante ruolo nella storia politica europea. Gli autori descrivono alcuni episodi delle visite della Merkel in Cina (e poi a Berlino) e di Monti oltreoceano; di Guido Carli a Maastricht e di De Gasperi negli Stati Uniti; di Prodi a Valencia fino a quella di Draghi a Londra. Il racconto delle loro decisioni e dei loro comportamenti è corroborato dalla narrazione di aneddoti e da numerose citazioni (purtroppo senza riferimenti bibliografici); queste ultime potrebbero avere la duplice utilità di istruire il lettore e di fungere da monito a coloro che le hanno pronunciate e che hanno ancora l’opportunità di fare la storia d’Europa, ricordando loro gli impegni assunti.
– L’esame di alcuni degli episodi più rilevanti dell’ultimo mezzo secolo di storia europea, presentato con particolare attenzione all’evoluzione delle dinamiche monetarie e finanziarie. Qui (con uno stile che a tratti ricorda Cindia e a tratti si fa più colloquiale), gli autori propongono una lettura tecnica degli equilibri economici globali ed in particolare della crisi finanziaria contemporanea, intrecciandola con l’interpretazione della crisi della moneta unica. Esordiscono con un “Se per salvare l’euro l’unica possibilità è quella di unire l’Europa politicamente, dobbiamo per forza di cose capire perché siamo arrivati alla moneta unica, l’euro” (p. 26) e offrono in seguito una cronaca della genesi degli accordi di Bretton Woods e una digressione sull’approvazione del Trattato di Maastricht (con annesso uno spaccato sull’Italia del 1992). Con lo stesso approccio vengono brevemente presentate anche alcune istituzioni ed alcuni soggetti politici europei (in primis il Consiglio Europeo).
– La cronaca degli eventi (dei dati e dei fatti) che hanno caratterizzato la vita del Vecchio Continente nell’anno 2012, affrontata con quella che sembra essere una particolare attenzione alla condotta e al “pensiero” tedeschi. In questa porzione il testo si fa a tratti romanzo, a tratti conversazione con il lettore, e ben trasmette il carattere frammentario dell’incedere dei fatti che hanno segnato la vita del continente negli ultimi mesi (e sostanzialmente, sembra presumere che il destino dell’Unione sia già scritto nel suo passato e che questo non possa condurre ad altro che all’Unione politica europea). Gli autori parlano del Fiscal Compact, del Six Pack e del Two Pack, offrono una loro lettura delle politiche di austerity e della condotta degli inglesi; della Grecia “cicala d’Europa” e dell’Irlanda; della Corte Costituzionale tedesca e della BCE; dei moltissimi incontri tra i leader europei e del Nobel all’Unione.
– Un ultimo fil rouge è quello fatto delle idee e dei progetti politici ed istituzionali per il futuro dell’Unione. Si tratta in sostanza del rilancio (non organico e a tratti forse anche poco esplicito) di proposte che i federalisti europei conoscono bene. I temi più interessanti sembrano essere quelli del ruolo dell’asse franco-tedesco, della regola dell’unanimità e dei suoi limiti, della creazione degli Eurobond, del modello sociale europeo, dell’“Unione europea come modello incompiuto per il mondo”, delle politiche di all’allargamento contrapposte a quelle di approfondimento, della creazione di una moneta mondiale; e per quanto riguarda l’attualità ed il futuro prossimo: il ruolo della Road Map per l’Unione, il dibattito sull’evoluzione delle quattro unioni (bancaria, fiscale e di bilancio, economica, politica), la necessità della creazione di partiti più europei (con vocazione maggiormente sovranazionale) e dell’elezione diretta del Presidente della Commissione europea.
Dal punto di vista di una lettrice federalista, credo che siano due gli appunti che possono essere fatti alla pubblicazione, e che entrambi vadano destinati principalmente all’On. Pittella (tra l’altro, primo vicepresidente del Parlamento europeo).
In primo luogo, la carenza di “analisi del politico”. In una storia dell’economia, della finanza e della moneta come quella che il libro propone sembra esserci poco del progetto politico e della storia di un’Unione che alla prova dei fatti sembra invece essersi evoluta positivamente e principalmente grazie alla spinta e all’operato di statisti e uomini politici lungimiranti. Il testo ribadisce più volte che la linea di demarcazione fondamentale della nostra epoca passa tra la finanza e la democrazia (p. 8, ma anche p.76): a modesto parere di chi scrive, questa può certamente rappresentare una chiave di lettura interessante ma solamente una volta ribadito che la primordiale e tutt’ora attualissima (tanto più per chi si propone di scrivere una “Breve storia del futuro degli Stati Uniti d’Europa”) linea di demarcazione passa tra “coloro che concepiscono, come campo centrale della lotta quello antico, cioè la conquista e le forme del potere politico nazionale (…) e quelli che vedranno come compito centrale la creazione di un solido stato internazionale, che indirizzeranno verso questo scopo le forze popolari e, anche conquistato il potere nazionale, lo adopereranno in primissima linea come strumento per realizzare l’unità internazionale” (Il Manifesto di Ventotene).
Così, anche per quanto riguarda la narrazione dei fatti (che hanno certamente un loro significato politico), l’accento viene posto quasi esclusivamente sul loro senso tecnico ed economico. In alcuni punti si ha l’impressione che lo scandire degli episodi della vita dell’Unione e dei suoi Stati membri sia dettato prevalentemente da attori esterni, mentre verrebbe da far notare che agenzie di rating ed hedge funds hanno ricoperto un ruolo importante nel catalizzare la crisi dell’Unione, ma non quanto le contraddizioni politiche e strutturali che la caratterizzano. E anche quando si arriva a leggere le righe che descrivono i “semi dell’Unione Politica” ci si trovano tre termini “cooperazione”, “democrazia” e “generosità” che per quanto condivisibili e fondamentali, mancano forse di attirare l’attenzione del lettore su quei “poteri limitati ma reali” di spinelliana memoria di cui l’Unione dovrebbe dotarsi.
In secondo luogo, la carenza di un chiaro manifesto per il futuro dell’Unione. Vengono brevemente descritte tre prospettive su cui l’Unione dovrebbe concentrarsi (da protagonista): la “riforma del sistema monetario e finanziario internazionale”, la difesa comune e la tutela dell’ambiente su scala globale. Si tratta di proposte basilari ed ancora una volta condivisibili, ma forse non sufficientemente esplicitate e declinate (non abbastanza da trasmetterne le potenzialità rivoluzionarie e dirompenti). Viene da pensare che un parlamentare europeo con ben chiara in mente la figura di Altiero Spinelli e la promessa al lettore di una “Breve storia del futuro degli Stati Uniti d’Europa”, avrebbe forse potuto utilizzare questo volume come mezzo per lanciare (e mettere letteralmente nero su bianco) parole d’ordine potenti e dimostrare la necessità di procedere rapidamente e risolutamente all’Unione politica (confidando magari al lettore qualche sua aspettativa sul ruolo che il PE potrebbe – e dovrebbe – ricoprire in questo processo). Esemplificativo, a proposito del contenuto politico del testo, è la scelta della formulazione “o qualcosa di simile” nella frase “L’approdo dovrebbe poi essere l’Unione Politica, con uno Stato Federale o qualcosa di simile capace di imporre proprie tasse e avere un bilancio e un Tesoro propri”.
In conclusione vale sicuramente la pena di sottolineare alcune delle molteplici doti del testo. Il volume ben trasmette il senso dell’urgenza della creazione degli Stati Uniti d’Europa, è molto aggiornato, e si serve di un utile approccio divulgativo nel fornire la sua precisa lettura della realtà europea (questo carattere, lo rende in particolare uno strumento interessante e destinato ad accrescere costantemente il proprio valore soprattutto per lettori “non addetti ai lavori” e cittadini responsabili che vogliano conoscere i fatti del 2012 europeo e le più rilevanti prospettive). Soprattutto, ha il pregio di rilanciare alcuni temi e progetti destinati a fare il futuro dell’Unione.
Le speranze sono molte: che questa “Breve storia” serva a rilanciare in modo permanente e costruttivo nel dibattito politico italiano ed europeo il tema della creazione di uno Stato federale europeo e, ovviamente, che il “futuro degli Stati Uniti d’Europa” sia una storia a lieto fine.
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