La stampa ricopre da sempre un ruolo fondamentale nella propaganda delle idee e nella formazione del consenso; pertanto, anche nell’ambito dei movimenti per l’unità europea, essa si prospetta come lo strumento fondamentale per consolidare il confronto fra i militanti e per facilitare la diffusione dei principi e i progetti concreti. Con la fine del secondo conflitto mondiale, i movimenti per l’unità europea conobbero un crescente sviluppo e, di conseguenza, si assistette a un fiorire di diverse pubblicazioni, riviste, bollettini, opuscoli, numeri monografici. Data la vastità del materiale – molti periodici, del resto, ebbero vita breve – in questa sede verranno illustrate le pubblicazioni più significative e durature.
Ancor prima dell’atto di nascita del Movimento federalista europeo (MFE, 27-28 agosto 1943), si avvertì subito l’esigenza di dar vita a una pubblicazione, intitolata poi “L’Unità europea”, fatta circolare clandestinamente fra il maggio del 1943 e il febbraio del 1945 soprattutto per opera di Altiero Spinelli, Guglielmo Usellini e Mario Alberto Rollier; dopo la Liberazione, arricchita nelle pagine e nei contenuti, venne data alle stampe prima a Milano e poi a Torino, con cadenza quindicinale, sino al 1948 (la ristampa anastatica è stata pubblicata, a cura di Sergio Pistone, nel 2000).
La rivista clandestina venne pubblicata a Roma, Bergamo e Milano; va segnalato che il quinto numero ebbe anche un’edizione svizzera, voluta da Ernesto Rossi per dare la più ampia divulgazione al progetto di “Dichiarazione federalista dei movimenti di Resistenza europei”. I principali collaboratori, oltre a Rossi, Spinelli e Rollier, furono Eugenio Colorni – sino alla sua prematura scomparsa (30 maggio 1944) –, Ursula Hirschmann, Guglielmo Usellini, Cerilo Spinelli, Giorgio Peyronel, l’azionista Mario Del Pra, il federalista svizzero Adolf Gasser, Luigi Gallone, Enrico Giussani, Aldo Garosci, Luigi Gorini, Arialdo Banfi, Alberto Mortara. “L’Unità europea” promosse la conoscenza e la diffusione dei primi documenti federalisti, illustrando le finalità di un movimento che usciva dagli schemi tradizionali dei partiti politici per sostenere non un generico appello all’astratta “coscienza unitaria” dell’Europa, ma la nascita della federazione.
Nell’ottobre 1945, dopo l’interruzione sopraggiunta alla fine di luglio per problemi legati alla penuria di carta, la responsabilità della pubblicazione passò sotto le mani del gruppo piemontese del MFE, che volle mantenere vivo almeno un bollettino, in attesa della ricomparsa dell’organo nazionale. In un primo tempo il quindicinale fu diretto da Augusto Monti, figura centrale nel mondo culturale torinese; successivamente (novembre 1946) da Francesco Lo Bue. Il 10 luglio 1947 comparve “Il Bollettino d’informazioni del MFE”, edito a Milano e redatto da Guglielmo Usellini, rappresentante italiano presso l’esecutivo dell’Unione europea dei federalisti (UEF), come organo “politico e tecnico” del movimento, necessario per ristabilire un più stretto collegamento tra il centro e le diverse sezioni regionali e provinciali. In un primo tempo, tale bollettino venne dato alle stampe con frequenza irregolare, sino al giugno 1948 (in totale sette numeri).
A partire dal luglio 1948 il MFE pubblicò un “Bollettino”, mensile, il quale nel febbraio 1949 si ripresentò con una veste rinnovata e col nuovo titolo “Europa federata”. “L’Unità europea”, curata dal centro piemontese, proseguì come periodico riservato ai soci della sezione di Torino del MFE, passando sotto la direzione di Aldo Pedussia dal numero del 20 novembre 1950 e cessando definitivamente le pubblicazioni nel marzo 1954. Una nuova serie venne pubblicata a Pavia dal 1974 e, successivamente, a Vicenza.
Fra le riviste già diffuse nel periodo della clandestinità va inoltre ricordata “Europa”, rassegna di politica, economia e cultura internazionale, edita a Roma sotto la direzione di Pier Fausto Palumbo e nata fra il 1944-1945. La rivista diede il suo aperto sostengo al “Movimento per l’Unità europea”, sorto il 3 marzo 1949 nella capitale in risposta alla «insufficienza delle associazioni federaliste e pur di quella che, per propria volontà o altrui disinteresse, era rimasta l’unica depositaria del verbo che aveva bisogno di una ben diversa varietà e capacità di assertori» e si fece promotrice della nascita di un “Centro di studi europei”. Palumbo, docente dell’Università di Bari, venne nominato vicesegretario generale del movimento stesso (segretario generale era Michele Camposarcuno; presidente onorario Alcide De Gasperi) e membro del Comitato direttivo del centro.
Il Movimento italiano per la federazione europea (MIFE), pubblicò nei primi mesi del 1948 a Roma il quindicinale “Stati Uniti d’Europa” – diffuso soprattutto negli ambienti federalisti del Mezzogiorno – sotto la direzione di Antonio Scrimali; nel 1948, Veniero Spinelli e Luisa Villani (moglie di Guglielmo Usellini) diedero vita a Roma al Movimento autonomista per la federazione europea (MAFE), destinato a breve durata, il quale si dotò di un proprio organo di stampa, “L’Italia europea”. Il Comitato regionale lombardo del MFE pubblicò nel 1947 un proprio bollettino, “Repubblica federale europea”, vicino alla posizione di Umberto Campagnolo; “Corriere d’Europa”, giornale federalista d’informazione, uscì il 16 giugno 1952; ne era direttore Paolo del Monte, redattore responsabile Luciano Di Puolo (Roma).
Nel 1948 sorse il nuovo organo ufficiale del MFE, “Europa federata” (1948-1960), diretto da Altiero Spinelli. Sobrio ma al tempo stesso ben curato, era dotato di un’impaginazione agile e moderna, costantemente arricchito da ampi e acuti commenti redatti dal noto federalista. Conobbe un primo periodo di forte slancio con la campagna sul patto federale dell’Europa (1950); la petizione doveva infatti godere della massima diffusione e servire «all’educazione politica popolare» in senso democratico europeo. Non a caso, dal mese di aprile, nel pieno della campagna, “Europa federata” divenne settimanale, con una rubrica fissa dedicata all’andamento della petizione. La stessa proposta di Robert Schuman per una Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA), illustrata con cauto interesse, costituì un’ulteriore occasione per rafforzare, anche attraverso la rivista, la lotta a favore della creazione di un’autorità federale in grado di esercitare il necessario controllo. Nel 1952, in concomitanza con il dibattito sulla Comunità europea di difesa (CED) e con l’azione per la Costituente europea, non solo venne inaugurata una nuova veste tipografica, ma si intensificò la pubblicazione di riflessioni e analisi sulle possibili soluzioni da adottare; anche lo spoglio della stampa italiana ed estera venne significativamente ampliato. A partire dall’anno successivo, prese avvio il supplemento “Notiziario federalista” curato da Luciano Bolis, il quale, nel 1954, si trasformò in “Azione federalista” (1955-56), foglio destinato alla propaganda e all’organizzazione interna del movimento stesso. Nel gennaio 1955, con l’inaugurazione di un “nuovo corso” del MFE come reazione alla caduta della CED, “Europa federata” assunse cadenza quindicinale e venne messa in vendita al grande pubblico. “Azione federalista” divenne pertanto una pubblicazione autonoma, diretta da Bolis, focalizzata sulle attività del Movimento e diffusa solo al suo interno (le pubblicazioni cessarono nel 1956).
La nuova edizione del quindicinale “Europa federata” era diretta da Paolo Bogliaccino, mentre Spinelli conservava il ruolo di direttore responsabile. A partire dal gennaio 1958, la direzione passò nelle mani di Bolis, con Spinelli come responsabile (il federalista italiano era divenuto, nel frattempo, direttore del neonato “Popolo europeo”, organo di più ampio respiro, finalizzato alla formazione di una coscienza europea nell’opinione pubblica). “Europa federata” continuò a essere inviata solo all’indirizzario “organizzativo” (cioè centri regionali, sezioni, membri della Commissione italiana, ecc.) per ragioni di bilancio. Nel 1959 la rivista subì una battuta d’arresto, in parte motivata dal passaggio della sede centrale del MFE da Roma a Milano; ricomparve, come mensile, nel mese di novembre, sotto la direzione di Luciano Bolis; dalla primavera 1960 costituì l’edizione italiana del “Bollettino del Movimento federalista europeo” (cessando le pubblicazioni in quello stesso anno) in collegamento con “Der Föderalist” e “Fédéralisme européen”, organo del MFE sopranazionale pubblicato dal 1959 al 1973 e poi proseguito sino al 1985 come organo della sezione francese del movimento stesso. Nel 2004 è stata pubblicata una ristampa anastatica di “Europa federata” in due volumi. La Commissione italiana del MFE, inoltre, diffuse nel 1963 un bollettino intitolato “Informazioni federaliste”, il quale veniva edito a Milano (quattro numeri in totale).
Una delle più importanti riviste federaliste è “Popolo Europeo” (1958-1964), l’organo del Congresso del popolo europeo (CPE), una campagna ispirata al Congresso del popolo indiano di Gandhi e fortemente voluta da Spinelli allo scopo di sostenere la necessità della costituente per l’Europa, attraverso la partecipazione popolare. Esso fu “il primo giornale europeo”; veniva pubblicato in quattro lingue – italiano, francese, tedesco e olandese – con un’unica direzione (nelle mani di Altiero Spinelli) e una redazione collegiale. Il mensile, infatti, intendeva inaugurare un linguaggio politico e giornalistico comune. Condirettore dell’edizione italiana – stampata a Torino, dove, nel dicembre 1957, si tenne il primo CPE – fu il federalista piemontese Cesare Merlini, con Giuliano Martignetti come responsabile. Fra i principali collaboratori spiccavano: Luciano Bolis, Alberto Cabella, Gianni Merlini, Mario Albertini, Aldo Garosci, Andrea Chiti-Batelli, Umberto Serafini, Alexandre Marc, Étienne Hirsch, François Bondy, Raymond Rifflet. Il mensile, oltre all’ampio dibattito suscitato dal susseguirsi delle sessioni del CPE e delle elezioni per il rinnovamento dei rappresentanti, attraversò un periodo cruciale per la storia dell’integrazione europea: le proposte del generale de Gaulle, le attività del Comitato d’azione per gli Stati Uniti d’Europa presieduto da Jean Monnet, il confronto con la linee politiche di John Kennedy, Nikita Chruščёv e la Spagna di Francisco Franco (in proposito, nel 1962 la sezione torinese del MFE diede vita al Centro Europa-Spagna per il coordinamento delle iniziative a favore della liberazione del popolo spagnolo), il ruolo del Vaticano di Giovanni XXIII e Paolo VI, l’iniziativa di Paul-Henri Spaak dell’autunno del 1964 (bollata da Spinelli come “peggio del vuoto”) sono solo alcuni esempi.
“Popolo Europeo” si rivolse in special modo ai lavoratori e ai sindacati, ma anche alle giovani leve, pubblicando numeri speciali (nel gennaio 1963, in concomitanza con la preparazione della “Giornata europea della scuola” e dell’apertura, a Monaco, della “Scuola europea” aperta a tutti i giovani del vecchio continente, venne lanciato anche un concorso indirizzato agli studenti delle medie e superiori sui temi europeistici) e battendosi per l’istituzione di una università europea. Da sottolineare, infine, la nuova rubrica di “Note federaliste” inaugurata da Spinelli nel maggio 1962 e la pubblicazione di un numero unico di lingua italiana di “Federalismo europeo” (“Fédéralisme européen”) nel maggio 1963, contenente la “Carta federalista” (scaturita dal Congresso del MFE di Lione, febbraio 1962) e approvata dal Comitato centrale nell’ottobre dello stesso anno.
Un’altra caratteristica peculiare della rivista era proprio quella di emanare dalla “province”: “Peuple européen” veniva pubblicato a Lione, “Europäisches Volk” a Bielefeld (poi a Francoforte), “Het Europese Volk” a Maastricht. Martignetti diresse qualche anno più tardi, sempre a Torino, “Fall Out” (1966-68), rivista mensile di cultura politica, dal 1968 “Fall Out Note Federaliste”, agenzia stampa dell’Unione dei democratici europei (organizzazione federalista mondialista). Nel 2001 è stata pubblicata la ristampa anastatica della rivista.
Fra le riviste federaliste più interessanti e dal taglio elevato, va senz’altro ricordata “Il Federalista. Rivista di politica”, fondata nel 1959 e diretta da Mario Albertini (sino al 1997), in collaborazione con Alessandro Cavalli, Giulio Guderzo ed Ezio Lancellotti, che gestivano la redazione milanese. La rivista costituiva uno degli strumenti utilizzati da Albertini al fine di realizzare una reale e permanente autonomia della forza federalista. Dapprima veniva stampata, a Pavia, come bimestrale, poi divenne trimestrale e infine quadrimestrale. Il periodico era collegato all’omonimo tedesco “Der Föderalist” di Francoforte – con il quale venivano scambiati diversi articoli – ed era sostenuto in particolare dalla sezione italiana della Gioventù federalista europea. Venne pubblicato in lingua italiana sino al 1961 e in francese dal 1962 al 1974. Nel 1975, dopo l’unificazione dei movimenti federalisti nel quadro dell’UEF, venne ripresa l’edizione in italiano e la rivista divenne l’organo del “Centro studi, informazione e documentazione sul federalismo, il regionalismo e l’unità europea” (CESFER) di Pavia. Sotto gli auspici della Fondazione europea Luciano Bolis, tuttavia, dal 1984 l’edizione italiana venne nuovamente affiancata da quelle in inglese e francese.
“Il Federalista” si differenziava in maniera tangibile dalle altre pubblicazioni non solo per il formato-quaderno, ma anche dal tono più colto ed elevato, lontano dal linguaggio giornalistico. Essa era costituita, infatti, da lunghi articoli di approfondimento e brevi saggi, normalmente non più di due, seguiti dalla rubrica “I fatti e le idee” e da una sezione dedicata ai “Documenti”, alla quale presto si affiancarono quelle delle “Discussioni” e dei “Libri”. La rivista, come si evince dalla presentazione, aveva lo scopo di «studiare i problemi e giudicare i fatti della politica senza la abituale deformazione nazionale, allo scopo di ottenere e una visione più positiva del processo politico e uno spostamento di interessi e di impegni dagli sterili quadri nazionali della lotta politica al quadro europeo». Durante l’importante campagna del CPE, infatti, la redazione sentiva la necessità di contribuire alla formazione della classe politica federalista.
Insieme al secondo numero dell’ottobre 1969 apparve un corposo supplemento dedicato al disegno di legge d’iniziativa popolare per l’elezione unilaterale diretta dei delegati italiani al Parlamento europeo, curata dalla Commissione italiana del MFE. Nel marzo 1975, si aprì in Campidoglio la campagna d’informazione sull’elezione diretta del PE e “Il Federalista” se ne fece naturalmente promotore, seguendo passo dopo passo il percorso verso le elezioni del 1979.
Nel 1984 iniziò una nuova fase, suscitata dalla consapevolezza di dover impostare l’azione politica federalista in termini mondiali, essendo “mondiale” il maggior problema del genere umano: quello della pace. Anche per questo motivo venne presa la decisione di far risorgere le edizioni francese ed inglese. Dopo la scomparsa di Albertini, sopraggiunta nel gennaio 1997, fu Francesco Rossolillo ad assumere la carica di direttore.
“Il Federalista” viene tuttora pubblicato sotto la direzione di Giulia Rossolillo (succeduta a Giovanni Vigo) e conserva pressoché immutati aspetto e struttura.
Accanto al “Federalista” va segnalata “Autonomie fédéraliste” (1962-1965), organo dell’omonima corrente, pubblicato in proprio e diffuso soprattutto a Milano, Genova e Pavia, promotore di un progetto di riforma in senso democratico dei Congressi del MFE, voluto, fra gli altri, da Mario Albertini.
Sempre nel 1959 (e sino al 1964) videro la luce a Firenze “I Quaderni della crisi”, rivista di politica, saggistica e letteratura diretta inizialmente da Gianfranco Draghi – federalista ed ex azionista, da tempo impegnato negli ambienti culturali, scrittore e artista – poi da Umberto Giovine, in collaborazione con Luciano Bolis, Rosario Assunto, Pierpaolo Draghi, Silvano Giovacchini, Lorenzo Gori-Montanelli e Alessandro Peregalli, ai quali si unirono Roberto Sicuteri, Riccardo Petrella e altri – i quali erano membri del comitato di redazione. Secondo gli ideatori della rivista, per realizzare l’unificazione europea era necessario il coinvolgimento degli intellettuali: «Gli Stati Uniti d’Europa non nasceranno, come i vecchi Stati nazionali, come il prodotto di antiche e oscure forze della storia, e non ambiranno alla eternità né alla universalità. Nasceranno come un frutto positivo e limitato della ragione, come un mezzo attuale per contribuire alla sfida posta dal processo storico all’umanità di oggi», si affermava nell’editoriale apparso sul primo numero. Significativamente, quest’ultimo era seguito dall’intervento di Alberto Cabella Gli intellettuali e l’Europa, nel quale l’autore si richiamava al documento presentato al primo Congresso del popolo europeo di Torino e firmato, fra gli altri, da Mario Albertini e Norberto Bobbio. Il bimestrale era molto sobrio nella grafica e dedicava ampio spazio a commenti letterari e artistici. Fra i collaboratori esterni, spiccavano Andrea Chiti-Batelli, Magda Da Passano, Giuliano Martignetti, Umberto Serafini, lo stesso Spinelli. Nel 1963 ebbe inizio la seconda serie, allo scopo di “colmare un vuoto” apertosi nella stampa europea, vale a dire la mancanza di una discussione più ampia e profonda, libera dai dogmatismi. La rivista venne così suddivisa nella parte di “Critica”, nella quale venivano pubblicati gli articoli di politica, letteratura e arte; “Recensioni”, a cura di Paolo Logli e Angelo Humouda, dedicata agli autori più significativi della nuova società europea; “Schede” e “Stampa Europea”.
Nel 1965 si realizzò la convergenza fra “Popolo europeo” e la rivista culturale “Quaderni della crisi” e si diede vita a una nuova pubblicazione in quattro lingue (italiano, francese, tedesco e olandese) denominata “EU”, edita sino al 1969, con sottotitolo “Mensile del popolo europeo” e posta sotto la direzione di Cesare Merlini, affiancato da un Comitato di redazione composto da Altiero Spinelli, Étienne Hirsch e Georges Goriely. Il mensile veniva stampato a Torino sotto la responsabilità di Giuliano Martignetti; la redazione, inoltre, godeva dell’appoggio dei corrispondenti da Amsterdam (Rob Simonis), Bruxelles (Ludo Dierickx), Firenze (Carlo Toccafondi), Francoforte (Claus Schöndube), Lione (André Darteil), Parigi (Jean-Pierre Gouzy), Roma (Riccardo Perrisich) e Zurigo (Marlise Giarini Roquette). “L’esperimento” – come veniva definito nell’editoriale del primo numero, edito nel mese di maggio – si basava sulla constatazione che ormai a livello europeo si stava formando un’opinione pubblica e che l’idea europea non fosse più appannaggio di una élite: «Il popolo europeo, che ieri si poneva il problema della propria esistenza, oggi si chiede che cosa vuole e come lo vuole. Ci assumiamo il compito di aiutarlo a trovare una risposta». A partire dalla primavera del 1968, il periodico assunse un formato più snello (nel frattempo, dal 1966, le lingue di pubblicazione erano salite a cinque, con l’aggiunta dell’inglese). Le pubblicazioni cessarono nel 1969; a partire dall’autunno di quell’anno, infatti, “EU” lasciò progressivamente il posto ad “Agenor”, nuova rivista europea, composta da un team internazionale in quanto organo dell’Associazione degli alunni del Collegio d’Europa. Il periodico venne pubblicato dalla Società cooperativa omonima, prima come trimestrale e in seguito come quadrimestrale, sino al 1970.
Fra le pubblicazioni sorte negli anni Cinquanta, una menzione particolare spetta a “Comuni d’Europa”, il bollettino dell’Associazione italiana per il Consiglio dei comuni e delle regioni d’Europa, il quale esordì il 25 aprile 1952, tre mesi dopo la nascita dell’Associazione stessa, avvenuta a Roma il 26-27 gennaio. Primo direttore responsabile fu Giovanni Russo, al quale succedette Umberto Serafini (alla condirezione si succedettero Tito Scipione, Edmondo Paolini e Giancarlo Piombino). Venivano pubblicate altresì le “Notizie dell’AICCE”, pubblicazione interna che fungeva da collegamento fra la segreteria e i soci.
Rispetto a quest’ultimo bollettino, infatti, il mensile “Comuni d’Europa” intendeva portare avanti un dibattito più ampio, che non investiva solamente i dirigenti dell’AICCE, ma contribuisse a “educare una generazione politica”. La rivista si è concentrata soprattutto sui rapporti con i partiti, la politica regionale, ambientale e della pianificazione del territorio, con particolare attenzione alle elezioni europee e all’importanza di dare un’impostazione sopranazionale alle diverse problematiche. Nel 1997 la rivista ha sensibilmente modificato la sua veste grafica, segnando il passaggio alla direzione di Goffredo Bettini (ma Serafini rimase in qualità di responsabile). Senza intaccare la sobrietà della testata originaria, essa è stata arricchita e suddivisa in tre macroaree: le iniziative dell’Associazione unitaria di comuni, province e regioni (AICCRE) sia in campo nazionale che internazionale, cultura e ricerca, i documenti. Serafini, in particolare, curava la rubrica di riflessioni “Chiaroscuro”. L’AICCRE ha continuato a pubblicare il mensile sotto la direzione di Nicola Zingaretti e Roberto Di Giovan Paolo; inoltre, sono disponibili sul sito dell’associazione “Europa Regioni” (anche un formato cartaceo) e una newsletter settimanale. Va ricordato che fra il 1964 e i primi anni Settanta è stata pubblicata dal Conseil des Communes d’Europe l’edizione in francese “Communes d’Europe” (trimestrale). La sezione svizzera, infine, dispone al presente del “Bulletin d’information” (dal 1988, 3-4 numeri all’anno), della “Lettre des Communes d’Europe” (dal 1995, semestrale) e infine della serie di “Brochure annuelle pour la Journée de l’Europe” (numeri monografici, dal 1988).
Nel 1957 venne dato alle stampe “Unieuropa”, organo del Consiglio italiano del Movimento europeo (CIME), nato come bollettino d’informazioni per la stampa e poi ricomparso come periodico a diffusione interna nel 1971, sotto la direzione di Angelo Lotti; imperniato prevalentemente sulle attività del Movimento europeo. A partire dal 1965 (e sino al 1967) il CIME pubblicò anche il “Notiziario Europa”, proseguito come “Lettera d’informazione” nel biennio 1968-69. Dal 1986 è organo della forza federalista. Cessate le pubblicazioni nel 1994, le ha riprese dal 1998.
Nel 1958 la sezione italiana de l’Association européenne des enseignants (AEDE) lanciò il bimestrale (poi mensile) “Scuola d’Europa”, pubblicato a Roma sotto la direzione di Elena Sonnino, segretario generale dell’AEDE, e di Matteo Ajassa; a partire dall’aprile 1959, tuttavia, il nuovo direttore fu Lazzaro Maria De Bernardis (presidente della sezione italiana) e Mario Bastianetto (membro del Comitato centrale) il redattore capo. La sezione francese dell’AEDE pubblicava “Education européenne”, con la quale “Scuola d’Europa” interagiva, pubblicando diversi interventi. Oltre ai temi legati alla scuola e all’università, la rivista conteneva anche una rubrica “pedagogica”, all’interno della quale venne discussa la “Carta europea dell’insegnamento”. Venivano pubblicati anche i “Quaderni dell’AEDE”, come “La guida europea dell’insegnante” (1959), “Civismo europeo” (1961), “La storia” e “la geografia” per la serie Orientamenti didattici europei” (1962) e “Aggiornamenti e professionalità” (1987).
Fra le iniziative più durature, non va tralasciato il “Bulletin européen”, definito “Tribune libre de l’européisme”, organo del Movimento europeo, fondato da Constantin Dragan ed edito a Roma in lingua francese dal 1950; direttore responsabile era Giorgio Del Vecchio. Ideato da Dragan, uomo d’affari di origini rumene, trasferitosi in Italia per motivi professionali e ben presto avvicinatosi alla causa europeista, il bollettino trattava non solo dell’opera condotta dal Movimento europeo, ma anche di politica e soprattutto cultura. Vi collaborarono i principali europeisti e uomini politici europei. Dall’aprile 1967, in seguito alla nascita, nella capitale, della Fondazione europea Dragan, per la «salvaguardia, lo sviluppo e la trasmissione della cultura europea», il mensile ne divenne la pubblicazione principale. Alla sede romana si aggiunsero Milano, Venezia, Parigi, Madrid, Atene, Bucarest, Lugoj (la località rumena che diede i natali a Dragan), Montreal e Palma di Maiorca. Nel 1971 la Fondazione e con essa il Bollettino si fecero promotori presso il Consiglio d’Europa dell’istituzione di una Comunità culturale europea, che non venne accettata; l’impegno nel mondo della cultura, tuttavia, non venne meno e la Fondazione continuò a organizzare conferenze e dibattiti a livello universitario. Il direttore Del Vecchio, professore di Storia del diritto e rettore dell’Università di Roma, scomparve nel 1970; nuovo redattore responsabile divenne Dante Ferrari, sostituito poi da Sabino D’Acunto. Dal 1987 venne lanciata anche un’edizione italiana.
Inoltre, in quegli stessi anni, vanno ricordate le iniziative editoriali dell’Unione europea dei federalisti, quali “Lettre fédéraliste” (1951-1952), periodico con sede a Parigi, diretto da Eugen Kogon, Henry Frenay e Altiero Spinelli, e “Informations fédéralistes” (pubblicato a Parigi dal 1953 al 1956) entrambe molto sobrie, destinate perlopiù a militanti e simpatizzanti. Sempre a Parigi venivano pubblicati il “Bulletin européen d’informations”, bollettino interno uscito dal 1953 al 1959, e il mensile “L’Action fédéralistes européenne” (1956-1959), organo del MFE diretto da Jean-Pierre Gouzy.
Venendo alle iniziative pubblicistiche sorte negli anni Sessanta – periodo cruciale per la storia dell’integrazione europea, connotato dai progressi dell’approccio “funzionalista” e dal gollismo – va ricordato innanzitutto che il Centre international de formation européenne (CIFE), sorto nel 1954 e avente sede a Nizza, lanciò nel 1960 la rivista “L’Europe en formation” (vengono tuttora pubblicati quattro numeri l’anno). Fondatore e primo direttore fu Alexandre Marc, esponente del cosiddetto federalismo integrale. Dopo la sua morte, sopraggiunta nel 2000, gli è succeduto Jean-Claude Juncker (Premio Carlomagno 2006). Gli argomenti trattati spaziano dall’attualità internazionale agli approfondimenti sul federalismo e la dottrina personalista; Jean-Pierre Gouzy cura la rubrica “La vie politique en Europe et dans le monde”.
Una pubblicazione di grande rilievo fu senza dubbio il “Giornale del censimento”, sorto nel 1965 (e pubblicato anche in francese e tedesco nel 1965 e 1966) di cui principale artefice fu ancora una volta Mario Albertini. Il mensile forniva informazioni sugli sviluppi del censimento volontario del popolo federale europeo, continuato con il Congresso del popolo europeo. Oltre allo stesso Albertini, i principali collaboratori furono Francesco Rossolillo, Luigi Vittorio Majocchi, Alberto Majocchi, Giovanni Vigo, Guido Montani, Dario Velo, Mario Stoppino, Elio Cannello, Massimo Malcovati (militanti del gruppo pavese), Teresa Caizzi, Alessandro Cavalli, Sante Granelli (gruppo milanese), Lucio Levi, Sergio Pistone, Alfonso Iozzo, Roberto Palea, Alfredo Viterbo (gruppo torinese), Alfonso Sabatino, Sandro Capitanio, Vittorio Cidone, Franco Praussello, Giuliano Carlini (gruppo genovese). Inoltre, vanno ricordati Bernard Barthalay (caporedattore dell’edizione francese), Bernard Lesfargues, Langewiese e Guy Plantier (di Lione) e, infine, Bruno Kraft posto a capo della redazione tedesca.
Le due “E” apparse sul primo numero della testata riprendevano il logo della campagna (e simboleggiavano l’unificazione dell’Europa occidentale con quella orientale); a partire dal numero successivo si preferì la semplice “E”, dal momento che il MFE sopranazionale aveva formalmente accettato la campagna del censimento volontario (la quale, tuttavia, venne portata avanti solo da “Autonomia federalista”, la corrente albertiniana). Ai due lati del logo, veniva brevemente illustrata la campagna del censimento volontario, invitando i lettori ad aderire e a diffondere ulteriormente l’iniziativa.
Col numero del novembre-dicembre 1966 si annunciava la chiusura del foglio, con un editoriale di commiato molto significativo, in cui si sottolineavano le grosse difficoltà da affrontare ma anche l’importanza, per il MFE, di una maggiore coesione interna rappresentata anche del rinnovamento di “Federalismo Europeo”, sino a quel momento edito solo in francese. A partire dal 1967 (e sino al 1969), infatti, venne adottato questo nuovo titolo, non solo perché la campagna per il censimento volontario, portata avanti dalla corrente albertiniana, si era ormai esaurita, ma soprattutto perché, dopo il Congresso dell’ottobre-novembre 1966, la meta sul quale convergere era l’elezione diretta del Parlamento europeo. “Federalismo europeo”, pertanto, incarnava la nuova fase della lotta federalista perseguita dal MFE sopranazionale; si pubblicava in francese, italiano e tedesco (dieci numeri l’anno) e veniva distribuito solo in abbonamento. Questa testata supernazionale illustrava «la dimensione europea dei maggiori problemi politici, economici e sociali» e recava informazioni «sull’integrazione europea e sulla lotta dei federalisti per far partecipare il popolo alla costruzione dell’Europa e per fondare lo Stato federale europeo». Veniva ribadita l’indipendenza da partiti e gruppi di pressione. A partire dal marzo 1969 il giornale assunse un formato e una veste grafica più agili, mentre l’impegno per il riconoscimento del diritto elettorale europeo dei cittadini si faceva più serrato e rafforzato anche dal sostengo dell’allora presidente del Consiglio Mariano Rumor: «Per la prima volta nella storia dell’integrazione europea, il MFE riuscirà probabilmente a ottenere la realizzazione di una sua iniziativa strategica […] un primo successo concreto» (si leggeva nell’editoriale dell’ottobre 1969). Nel 2003 è stata pubblicata l’edizione anastatica del “Giornale del censimento” e di “Federalismo europeo”.
Nell’autunno 1962 nacque a Roma “Lotta federalista” (sottotitolo: “Per gli Stati Uniti d’Europa”) sotto la direzione di Attilio Dagnino; il mensile si batté a favore delle elezioni del Congresso del popolo europeo (CPE) dando larga diffusione alla “Dichiarazione del cittadino europeo”. Nel 1965 acquisì una nuova e più elegante veste grafica, trasformandosi in bimestrale; per garantire la propria indipendenza sia politica che finanziaria la rivista si diede una nuova organizzazione, comprendente il “gruppo dei promotori” (Mario Colonna, Gian Lupo del Bono, Mario D’Urso e Helmut Goetz), una direzione composta da Brugnoli, Ercolani, Parola e gli stessi del Bono e D’Urso e, infine, una redazione animata da Ciro Burlone, De Angelis, Di Girolamo, Luigi Ermini ed Edmondo Paolini, poi ulteriormente ampliata (fra i nuovi collaboratori, Andrea Chiti-Battelli); verso la fine degli anni Settanta il gruppo federalista diede vita alla cooperativa denominata “Edizioni federaliste per l’Europa”, presieduta da Helmut Goetz. Terminava le pubblicazioni nel 1984.
Nel 1964 e per circa vent’anni venne pubblicato a Sondrio “Evoluzione europea”, periodico d’opinione federalista diretto da Luigi Bisicchia. Affiancando gli organi di stampa del MFE, “Evoluzione europea” intendeva rivolgersi «all’impiegato e allo studente, al politico e all’educatore, all’operaio e all’imprenditore; in breve, al cittadino europeo». Il periodico era molto impegnato sul piano culturale e promosse, in particolare, il “Concorso europeo di pittura” in collaborazione con la rivista di arti figurative “En Plein Air”. Nel 1970, inoltre, si fece promotore della Lega federalista, organizzazione politica sorta a Milano dal Gruppo di azione politica federalista in Europa.
Nel gennaio 1963 Attilio Dagnino lanciò “Lotta federalista. Per gli Stati Uniti d’Europa” che promosse una “Dichiarazione del cittadino europeo” a favore della Federazione e la conseguente “Carta d’identità del cittadino europeo”. Dopo un paio di numeri di “saggio”, il foglio rafforzò la propria redazione (vi collaborò assiduamente Andrea Chiti-Batelli) e assunse una veste più elegante. Edita dalla cooperativa “Edizioni federaliste per l’Europa”, “Lotta federalista” venne pubblicata sino al 1984.
Nell’ambito delle pubblicazioni a carattere regionale – ma non per questo di minore importanza – va segnalato il periodico “Piemonteuropa”, edito a Torino dal 1976 e divenuto nel 1986 organo della forza federalista piemontese; era diretto da Sergio Pistone, con Stefano Roncalli e Alfonso Sabatino rispettivamente direttore responsabile ed editoriale. Va ricordato che Sergio Pistone ha diretto anche dal 1979 al 1984, la “Nota informativa sull’attività del Parlamento europeo”. Sempre a Torino, infine, dal 1955 si pubblica “Autonomi. Resistenza-Democrazia-Europa unita”; nello stesso anno a Genova si pubblicò “Il Federalista” (ne uscirono solo tre numeri, da maggio a luglio) sotto la direzione di Bruno Minoletti. Si segnalano, inoltre, come importanti fonti per una più completa analisi dei movimenti, il “Bollettino del Centro Regionale Ligure del MFE” (Genova 1971-1978); le “Cronache federaliste” edite a Trapani dalla sezione siciliana del MFE e dirette da Rodolfo Gargano (1972-1977); “Sardegna Europa”, mensile di politica e cultura edito dal Centro regionale sardo del MFE negli anni Settanta e diretto da Giuseppe Usai; “Europa-notizie” pubblicate a Caserta dal 1980-83; “Mezzogiorno d’Europa”, diretto a Cagliari, dal 1980 al 1991, da Giuseppe Usai; “Veneto federalista”, diretto a Verona da Giorgio Anselmi (1985-1987).
Tra il 1970 e il 1971, un nuovo organismo, l’European federalist organization (EFO), lanciò a Roma un foglio compilato in proprio, “The Federalist time. L’ora federalista”, quindicinale per «un’Europa unita, federale e federalista, libera e indipendente», diretto da Ciro Burlone, con la collaborazione di Pizzi e Ivo Murgia.
Sempre nel 1970, inoltre, prendevano avvio in forma sperimentale le Notizie della sezione di Milano del MFE, “Milano federalista” (un foglio a diffusione interna), iniziativa rafforzata – con un parziale rinnovamento nella forma e nei contenuti – all’inizio del 1972, anche per suggellare la felice conclusione del great debate circa l’ingresso del Regno Unito nella Comunità. La redazione di questo bollettino mensile era composta da Angelo Cara, Paolo Ferrante, Sante Granelli, Augusto e Marco Sartorelli; vi collaborarono i principali federalisti lombardi e non solo. Nel 1973 la redazione venne allargata, con l’ingresso di Corrado Margherini e Guido Marè, mentre Luigi Vittorio Majocchi divenne il direttore responsabile; il bollettino, tuttavia, cessò le pubblicazioni col numero di dicembre dello stesso anno. “Publius. The Journal of federalism”, prestigioso trimestrale di studi sul federalismo venne fondato nel 1973 da Daniel Elazar. Diretto da Carol S. Weissert (Università della Florida), prende il titolo dallo pseudonimo utilizzato da Alexander Hamilton, John Jay e James Madison nella serie di 85 articoli intitolati The federalist. È una pubblicazione dell’Oxford University Press, patrocinata dalla “Section on federalism and intergovernmental relations” della American political science association; va segnalata, inoltre, “Federations”, pubblicazione del Forum of federations (Canada). Nato sempre nel 1973 e tuttora pubblicato come trimestrale, “Federchoses. Pour le fédéralisme”. Questa rivista federalista in lingua francese «pour la paix, la justice et la démocratie», si stampa a Lione (presso la Maison de l’Europe) e attualmente è posta sotto la direzione di Jean-Luc Prevel (fanno parte della redazione J.-F. Billion, B. Boissière, R. Calba, D. Colmont, L. Levi e M. Morin); mantiene una stretta collaborazione con “The federalist debate”.
Luciano Bolis si fece animatore nel 1982 di una nuova iniziativa editoriale, “L’avvenire degli europei”, trimestrale della Casa d’Europa di Roma, pubblicato per dieci anni. Tale organismo, aderente alla Federazione internazionale delle Case d’Europa (FICE, con sede a Saarbrücken) e quindi anche al Movimento europeo nazionale e internazionale, era presieduto dallo stesso Bolis. Il foglio, costituito da due pagine, trattava soprattutto argomenti culturali e commenti politici. Cessò le pubblicazioni nel 1992.
Nel 1995 sorse un nuovo bollettino d’informazione federalista, a cura del MFE e della GFE: “Federalismo nel mondo. Unire l’Europa per unire il mondo”, pubblicato a Torino sotto la direzione di Lucio Levi. Accanto all’azione e ai documenti federalisti, ampio spazio veniva lasciato agli appuntamenti mondialisti, ai rapporti fra UE e ONU e alla politica internazionale in generale. Va segnalata l’iniziativa della Fondazione europea Luciano Bolis a sostegno della “Campagna per l’Assemblea costituente europea” promossa dall’Unione europea dei federalisti: “Lettera europea” (Pavia 1997, responsabile Francesco Rossolillo) e tuttora pubblicata sotto gli auspici della Fondazione Mario e Valeria Albertini. “Lettera europea” viene spedita in abbonamento postale, ma è disponibile anche online.
È sorta nel dicembre 2001 e viene tuttora pubblicata “AlternativaEuropea”, periodico organo del MFE e della GFE della Lombardia, curato dal Comitato per lo Stato federale europeo (sotto l’auspicio della Fondazione Mario e Valeria Albertini) e diretto da Franco Spoltore; lo stesso Comitato distribuisce anche una newsletter telematica.
Fra le principali riviste federaliste degli altri paesi europei vanno ricordate: “Europa Archiv”, fondato a Francoforte negli anni Sessanta da Wilhelm Cornides; “Europa Union” (1948-1949), organo della sezione tedesca dell’UEF, diretto a Stoccarda da Erich Robmann (lo stesso movimento pubblica attualmente “Europa Aktiv” sotto la direzione di Heinz-Wilhem Schaumann); la stessa sezione tedesca di “Europa Union” pubblica “Europaische Zeitung”. Inoltre si segnalano “Der Föderalist” (1957-1962); “Europa Stimme”, organo ufficiale della EFB – Europäische föderalistische Bewegung (si pubblica dal 1962 ed è attualmente disponibile anche online); “Europa foederata” (Bruxelles/Bologna 1970-1976), codiretto da Ludo Dierickx e Jacopo Di Cocco (il quale aveva già diretto a Bologna, dal 1966 al 1969, “Movimento Federalista Europeo. Bollettino di informazione”); “Fédérchoses”, edito a Lione a partire dal 1973 dalla locale JFE; “Forum”, pubblicazione del Consiglio d’Europa dedicata in special modo ai diritti umani, edita in italiano, francese, inglese e tedesco (dal 1978), di cui redattore capo era Georg Kahn-Ackermann, allora segretario generale; “Facts. The journal of European movement”, pubblicato a Londra dal 1973 sino alla fine degli anni Ottanta (mensile, poi bimestrale e periodico); “The European. A journal on Europe its integration and its impact on the world”, pubblicato nel 1987 in collaborazione con “L’Européen” (Parigi) e “Europäische Zeitung” (Bonn), in cui veniva dato particolare rilievo ai rapporti fra Europa ed USA; “Europa één federaal: voor vrede door federalisme” (diretta a Wilrljk da Hendrik Brugmans e A. Rijckaert dal 1960 sino al 1992).
Fra le pubblicazioni correnti, riveste particolare interesse “The federalist debate”, rivista trimestrale in lingua inglese, promossa dalla Jeunesse européenne fédéraliste (JEF), l’Union européenne des fédéralistes (UEF), World federalist movement (WFM) e pubblicata sotto gli auspici del Centro Einstein di studi internazionali (CESI). “The federalist debate”, diretto da Lucio Levi (Stefano Roncalli editore esecutivo), intende fornire uno strumento di collegamento fra federalisti, studiosi nelle diverse branche politiche, sociali e culturali e organizzazioni non governative, promuovendo il dibattito su tematiche d’interesse globale. Il Movimento europeo internazionale (EMI) distribuisce una e-newsletter accanto alle “Informations Européennes”, bollettino bimestrale del Comitato d’azione del Movimento europeo, segretariato internazionale di Bruxelles.
Le riviste dei movimenti giovanili
Negli stessi anni, sulla scia del crescente interesse suscitato dal dibattito sull’integrazione del continente, sorsero alcune iniziative editoriali gestite dai gruppi giovanili e destinate per lo più a una breve esistenza; si segnalano, in particolare, il “Bollettino di informazioni del Comitato direttivo nazionale giovanile del MFE”, pubblicato a Milano dal 23 agosto 1948, seguito, nel novembre dello stesso anno, da “Il Continentale”, bollettino d’informazione dei Gruppi giovanili del MFE diretto da Ennio Di Nolfo. Il periodico più noto, tuttavia, fu “Europa nuova” (1954-1957), emanazione dell’organizzazione piemontese della Gioventù federalista europea. Diretta da Cesare Merlini, con Aldo Eustache Belmondy – segretario regionale della GFE e vice segretario del Centro interregionale “Alpi” – come responsabile, la rivista sorse all’indomani della sconfitta della Comunità europea di difesa (CED), come reazione dei giovani federalisti al periodo di crisi e incertezze generato da tale fallimento, ma anche per la precisa volontà del gruppo piemontese di avere una propria pubblicazione da affiancare alla romana “Europa federata”. Non a casa l’articolo di esordio, firmato da Alberto Cabella, s’intitolava Europa tradita, con chiaro riferimento al “no” francese, mentre veniva ricordata con rimpianto la figura di Alcide De Gasperi, «apostolo del federalismo». Fra i più frequenti collaboratori, Luciano Bolis, Tullio Forno, i fratelli Merlini, Cataldo Tanzella, Franca Talucchi, Anna e Armando Anfossi.
Il periodico – dapprima mensile, poi quindicinale – conteneva rubriche come “Punti fermi”, dedicata ai lettori che non avevano ancora un’approfondita conoscenza del federalismo europeo, un’ampia sezione di corrispondenze e la “Lettura delle riviste” a cura di Forno; erano numerose, inoltre, le vignette satiriche. La redazione si sforzò di mantenere uno stretto contatto con la scuola e il mondo universitario. Fu tenacemente antigollista e sensibile ai problemi legati alla decolonizzazione; sostenne la campagna del CPE, pubblicando il 15 aprile 1957 l’opuscolo “Tesi per una rivoluzione federalista. Sette argomenti proposti da Europa Nuova per l’azione verso il Congresso del Popolo Europeo”. A partire dal novembre 1957 iniziò a pubblicare alcuni articoli in comune con “Peuple européen”, in attesa dell’ormai prossima uscita di “Popolo europeo”, sino a fondersi con quest’ultimo, come suggerito da Spinelli.
Nel 2000 è stata pubblicata la ristampa anastatica, con un’introduzione di Cesare Merlini.
Gli abbonati al periodico della GFE piemontese ricevevano anche il quindicinale romano “Giovane Europa” (1954-1963), organo della Campagna europea della gioventù, diretto da Ivo Murgia, mentre redattore capo fu dapprima Sergio De Marchis e, successivamente, Fausta La Valle; “Giovane Europa” s’intitolava anche il giornale della Gioventù federalista piemontese uscito a Torino dal 1954 al 1957. Vanno inoltre ricordati: “Le Jeune européen” (1956-1958) diretto da Jean-Pierre Gouzy, organo dei giovani del MFE; “Jeune europe” (1954) bimestrale organo del Secrétariat international pour la jeunesse. Tra il luglio 1955 e il maggio 1956 veniva pubblicata a Parigi la “Lettera al militante” (JFE), divenuta poi “Lettres au militant fédéraliste”, mensile, bilingue, che si apriva con un messaggio ai giovani federalisti di Alexandre Marc. Edita dal Bureau Exécutif des JEF, amministratore Manfred Götz, la parte italiana era a cura di Aloisio Rendi. Una “Lettera al militante”, venne anche pubblicata fra il 1964 e il 1965 a Varese, organo del Comitato d’iniziativa per un partito federalista europeo (CIPFE, gruppo di Varese).
Nell’ottobre 1972 sorse una nuova rivista, “Federalismo militante” (1972-1984), a cura della Sezione di Pavia della Gioventù federalista europea, diretta da Luigi Vittorio Majocchi. I membri della prima redazione furono Lorenzo Fergonzi, Alessandro Giorni, Domenico Moro, Fabrizio Paderni e Roberto Tramarin. Si trattava di una pubblicazione compilata con pochi e semplici mezzi (veniva infatti ciclostilata in proprio) ma densa di spunti di riflessione; in particolare, si fece promotrice di periodici stage per militanti federalisti, che si tenevano a Pavia.
Dall’esperienza di “federalismo militante” nacque, infine, “Il dibattito federalista” (1985) organo dell’Ufficio del dibattito MFE-GFE diretto da Giovanni Vigo e collegato a “Il Federalista”. Scopo della rivista era quello di «consentire a tutti i militanti di elaborare in comune il pensiero e l’azione del MFE e della GFE» attraverso lo sviluppo di un dibattito sui principali temi e documenti federalisti. Nel 1989 venne istituito un apposito “Ufficio del dibattito”, avente come coordinatore Guido Montani e la rivista ne divenne l’organo ufficiale. Dopo un anno di sospensione, nel 1997 ebbe inizio la nuova serie (trimestrale) con il trasferimento della redazione da Milano a Firenze.
Viene tuttora pubblicato, con una edizione online ben curata, “EuroBull”, pubblicazione in sette lingue: francese (“Le Taurillon” - JEF France), italiano (organo della GFE), tedesco («Treffpunkteuropa» - JEF Deutschland), inglese («The New federalist», JEF), spagnolo («El Europeista» - JEF España), olandese («Euro-Journal» - JEF Nederland) e polacco («Kurier Europejski» - JEF Poland).
A cura di Simona Calissano
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