Un’Europa murata

, di Afonso Morango, Tradotto da Camilla Pasqualini

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Un'Europa murata
Fonte: Pixabay

Tenendo conto del grande e crescente numero di migranti nel mondo, il 18 dicembre 1990 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la Convenzione Internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie.

“Nella Giornata internazionale dei migranti di quest’anno, cogliamo l’opportunità della ripresa dalla pandemia per implementare il Global Compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare, per reimmaginare la mobilità umana, per permettere ai migranti di riaccendere le economie in patria ed all’estero e costruire società più inclusive e resilienti”- Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres.

Nel 1961 venne eretto un muro che avrebbe diviso l’Europa e il mondo per circa tre decenni. Da un lato il comunismo, dall’altro il liberalismo. Berlino era il centro del confronto tra Est e Ovest in un duello che ha cambiato la scena internazionale dei nostri tempi.

Nelle ultime settimane, l’Europa ha assistito alla disperazione di migliaia di migranti al confine tra Polonia e Bielorussia. La guerra ibrida di Alexander Lukashenko contro il vecchio continente ha destabilizzato l’Unione Europea , che, tranne per qualche commento, è rimasta ancora una volta a guardare lo sconforto di migliaia di migranti che ora stanno affondando il duro freddo del Nord Europa. Le famiglie, intrappolate tra recinti e muri in una regione gelida, cercano soluzioni alle false promesse di Lukashenko.

Dalla caduta del muro più suggestivo della storia, l’Europa ha costruito più di mille chilometri di recinzioni, barriere e fossati . È tuttavia curiosa la veemente critica da parte dell’Europa nei confronti del muro costruito da Trump, già affrontata da diversi presidenti prima del diplomatico amante di Twitter, e che ora si concretizza nel finanziamento di chiare divisioni sul suolo europeo. Nei decenni successivi all’abbattimento del muro di Berlino, l’Europa occidentale ha percorso un sentiero continuo di integrazione e di pace relativa. Ha segnato la fine della costruzione della paura e l’inizio della formazione di uno “spazio di gioia”, uno spazio sempre più chiuso verso chi cerca disperatamente un ingresso sicuro. I ricordi della divisione di Berlino viaggiano in tutto il mondo per ricordare la vittoria della democrazia, ma anche come memoria della cadute di altre barriere. Eppure, viviamo ancora in un’Europa sempre più rotta e bloccata.

La realtà è che non possiamo vivere veramente in pace mentre migliaia di persone soffrono appena fuori dai nostri confini. Contrariamente alla convinzione popolare, la pace significa molto più che l’assenza di conflitto e la verità è che l’umanità è stata in guerra con se stessa per secoli. Non abbiamo mai vissuto in un mondo armonioso decente e questa idea sembra sempre più vicina ad un’utopia. Più che di intelligenza, noi abbiamo bisogno di compassione, perché senza l’espressione di questa virtù che è presente in ogni cuore umano, la vita continuerà ad essere violenta. Finché uomini e donne moriranno, la libertà non perirà mai perché, mentre la storia continua ad essere scritta, gli atti di puro altruismo non saranno dimenticati.

Ora, ci sono sedici muri o fossati che a partire dalla iniziano alla frontiera Spagna-Marocco continuano e peggiorano nei paesi dell’Europa centrale come l’Ungheria o la Slovenia, fino ai confini europei con Russia e Bielorussia. Anche a Calais, diverse strutture sono state installate per impedire il passaggio nel Regno Unito. Dei 27 stati membri, più di un terzo ha barriere fisiche artificiali, dieci delle quali sono state costruite durante o dopo la crisi migratoria del 2015, l’anno con il più grande afflusso di rifugiati dalla Seconda Guerra Mondiale. L’intenzione di alcuni di questi 27 non potrebbe essere più chiara.

Di fronte alla mancanza di consenso sulla distribuzione dei migranti attraverso le quote, la soluzione più immediata è stata la costruzione di barriere fisiche. sono state attuate delle soluzioni più immediate innalzando delle barriere. L’Ungheria ha fatto da è stata pioniere e Viktor Orbán ha rappresentato è stato la forza trainante dell’’Europa Fortezza, una strategia di fortificazione dei confini terrestri che ora comprende diverse agenzie europee, la polizia di frontiera nazionale e chilometri interminabili di barriere fisiche. Mentre alcuni leader politici si vergognano della proposta di finanziamento dell’UE per le recinzioni, la verità è che questi ancora esistono su innumerevoli confini.

Forse è importante guardare i tempi alle nostre spalle. Il mattone di Berlino ha ormai lasciato il posto al filo spinato, e la lunghezza delle nuove fortezze europee corrisponde sei muri di Berlino. Tuttavia, nel corso della storia dell’umanità, ogni muro eretto è stato alla fine demolito. Alcuni hanno impiegato più tempo di altri, ma tutti alla fine sono crollati. La soluzione è tutt’altro che facile e consensuale, ma l’Unione Europea non deve dimenticare la sua umanità. Possiamo affrontare questa crisi in modo umano, se lo vogliamo. Stiamo scrivendo la storia ora. Se continuiamo in questa direzione, saremo ricordati come coloro che hanno privato della libertà milioni di esseri umani disperati. Dobbiamo considerare seriamente la grave situazione in atto e trovare in qualche modo una soluzione, perché un muro non è mai stato, e sicuramente non sarà mai, il miglior modo di procedere.

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